ROSETO. Allora, come è finita (per ora) la battaglia sul regolamento del consiglio comunale? Vediamo. Nel febbraio di un anno fa, se ben ricordo la data, i consiglieri Teresa Ginoble e Francesco di Giuseppe, pagando – bisogna ricordarlo sempre – il ricorso di tasca loro, avevano vinto per ko tecnco, per dirla con gergo pugilistico. Con vittoria anche delle spese, come si dice. Quindi totale successo.
Ma che è capitato? Queste righe, tra ieri ed oggi, parlando e riflettendo, si sono formata la seguente idea. Che non pretende naturalmente di essere presa per oro colato, ma ritiene possa essere dibattuta.
Dopo la prima sentenza ovvero è capitato che la maggioranza ha cominciato ad applicare di nuovo il regolamento che c'era prima delle modifiche. E questo reggeva in qualche modo le deliberazioni. Se i ricorrenti avessero voluto tirare maggiori (e legittime) conseguenze politiche dalla loro vittoria, dovevano avere la possibilità anche di invalidare qualche deliberazione. Allora hanno chiesto che il vecchio regolamento venisse approvato di nuovo, sostenendo che era decaduto. Se la maggioranza avesse acconsentito, avrebbe implicitamente ammesso che si deliberava in assenza di regolamento. Quindi la maggioranza non poteva acconsentire pena la messa in discussione dei deliberati.
A quel punto, cosa ha scelto la maggioranza? Ha scelto si di riapprovare il regolamento, ma modificandolo con degli emendamenti. Di nuovo a colpi di maggioranza, cioè d'imperio. Di qui il nuovo ricorso al Tar di Teresa Ginoble e Francesco di Giuseppe, cui si è unito anche Nicola Petrini.
Il Tar, qualche giorno fa, ha dato di nuovo ragione ai ricorrenti, ma di fatto, per una questione di termini del deposito degli atti. Termini che però sono essi stessi nel regolamento. Da cui il ragionamento della maggioranza: siccome per accogliere il ricorso i motivi vengono tratti dal regolamento impugnato, questo è in vigore e perciò non andava riapprovato (per la verita la sentenza lascia aperto anche il dubbio che forse poteva anche essere emendato). Con la non secondaria conseguenza che le deliberazioni sarebbero salve.
Quale la conclusione di tutto questo? Che se la prima vittoria era per Ko la seconda è ai punti. È sempre una vittoria nel senso politico, ma non utilizzabile tecnicamente. Questo pare il sunto a queste righe. Aggiungendo, però, che Teresa Ginoble e Francesco di Giuseppe, ed anche Nicola Petrini, hanno agito rimettendoci i propri soldi contro quello che hanno ritenuto un sopruso da parte di un'amministrazione che vuole fare, e fa, un po' quello che vuole. E questo gesto non è consueto e perciò andrebbe apprezzato davvero e senza infingimenti.
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