Il 25 Aprile si riferisce esclusivamente alla lotta di liberazione italiana. Nulla c'entra con i giovani e gli anziani o con l'età biologica dei cittadini tutti. Che poi altro discorso sarebbe per i tanti concittadini, di fatto o di diritto, che vivono per qualche milione in Italia e sempre più saranno nel futuro, provenendo da altri mondi che con quella storia c'entrano solo per sentito dire, se il dire lo hanno sentito. Caso mai quindi non ai giovani in senso generico, ma a coloro che vivono in Italia da non italiani si dovrebbe pensare.
Ma per tornare al 25 aprile nostro, essa è data in cui, 79 anni or sono, culmina un momento tutto politico ed ideologico; un momento, per dirla con l'insostituibile Piero Calamandrei, che pensò di essere in primo luogo “...vittoria dell'uguaglianza morale di ogni creatura umana”. Ogni creatura umana: senza distinzione di genere, di sesso, di maschio o di femmina, di giovane o di vecchio, di ricco o di povero. Ogni creatura umana, ovvero persona, individuo, singolo soggetto di diritto. Soggetto di diritto come tale indisponibile da parte dello Stato e figuriamoci di un Comune.
In questo senso il 25 Aprile non appartiene ad una età biologica. Caso mai appartiene ancora ad una speranza, forse un mito, di un remotissimo avvenire.
Vi riflettano, quando hanno tempo, gli odierni celebranti la festa ufficialmente decretata giovanilistica. Perché tra l'accettare il ruolo di un Comune educatore all'acconsentire a quello di un Comune suggeritore ufficiale persino di un determinato consumo di musica, magari con aperitivo annesso, il passo è molto più breve di quel che appare.
Buon 25 Aprile!
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