sabato 9 marzo 2024

Mi piace perdere facile

ROSETO. Se lunedì mattina avrà vinto D'Amico, si dirà che ha perso Giorgia Meloni, che ha voluto imporre all'abruzzo un suo pro-console, rimandato a Roma dagli elettori.

Se vince Marsilio, si dirà che ha vinto la Meloni, nonostante un centro-sinistra unito ed un candidato azzeccato.

La tiritela andrà avanti per qualche giorno, appesantita da dotte analisi e poi tutto tornerà come prima. Difatti i problemi delle persone comuni rimarranno, in sostanza, identici nell'uno come nell'altro caso.

Nulla cambierà per l'operaio taciturno che incontro la mattina al bar, forse piegato da un lavoro malpagato e frustrante. Nulla cambierà per la signora che ha la parente anziana “ricoverata” in pronto soccorso perché non ci sono posti. Nulla per la ragazza dei servizi che curva la schiena senza prospettive se non precarie. Nulla per lo studente che affoga negli aperistreet perché sa che appena ottenuto il “pezzo di carta” dovrà prendere la valigia ed andare lontano.

In trent'anni l'Abruzzo ha avuto sei presidenti di regione: tre di sinistra e tre di destra. Non è cambiato mai niente. Se non per le personali soddisfazioni della trentina di fortunati che si avvicendano sulle comode poltrone dell'Emiciclo e delle loro coorti più prossime.

Nei trent'anni di cosiddetta alternanza mai si è avvertito il peso dello stivale di una presunta destra né il respiro liberatorio di una supposta sinistra: si è sempre subito invece il macigno dell'inefficienza e dell'arroganza: dell'una come dell'altra parte. Del resto nulla può cambiare. Perché se cambiasse i primi a doversene pentire sarebbero proprio i tecnocrati alla D'Amico o i professionisti della politica alla Marsilio, ovviamente intesi in senso non personale, ma politico.

Ma se in Abruzzo il voto è un referendum pro o contro la Meloni, a Roseto è un test pro o contro l'amministrazione Nugnes. Perché questo test lo ha voluto e cercato lui: intervenendo a gamba tesa nella campagna elettorale, con continui tagli di nastri a beneficio d'immagine di un solo candidato, di una sola parte politica: la sua. Questo significa una sola cosa: polarizzare il voto su di sé.

E questo risultato rosetano, quale che sia, m'incuriosisce un po' di più. Fermo restando che personalmente, quale che sia, non cambia nulla, in nessun senso. Penso solo che questo referendum rosetano particolare potrà agevolare o rallentare alcune devastanti politiche urbanistiche dell'attuale compagine amministrativa. Ma anche di questo me ne farò una ragione, quale ne sia l'esito.

Chiunque vinca, dunque, sono felice di aver perso. Per fortuna oltre la politica c'è altro nella vita. Molto altro, ed anche più bello. Ad esempio: il mare.

Buon week-end!

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