mercoledì 31 gennaio 2024

E adesso il sindaco fa il barricadero sul Borsacchio

ROSETO. Il sindaco, Mario Nugnes, scaraventa il caso-Borsacchio nel tritacarne della campagna elettorale per le regionali. E dice che i candidati rosetani, o quelli che passano qui a chieder voti, devono dire come la pensano sulla riserva. È una scelta legittima, naturalmente. Ed è anche figlia dell'impostazione che lui ha dato alla sua visita in consiglio regionale ieri mattina. Dove si è presentato in sostanza con un out-out: 1.148 ettari o niente. E qualsiasi “Regione”, a 40 giorni dal voto, non avrebbe mai potuto accettare una richiesta del genere: ritirate tutto o non se ne fa nulla.

Ma comunque, questa è la scelta politica che ha fatto. Una scelta di rottura. E di lotta elettorale. Si potrebbe discutere se sia anche la migliore per la città. E secondo queste righe non lo è, perché metterla sempre con o bianco o nero, senza mediazioni, dividendo anche parte dell'opinione pubblica, non è mai una gran trovata dal punto di vista generale. Ma, ripeto, questa ha fatto e su questa dobbiamo ragionare.

Ragionare partendo da un punto: questa è una scelta molto di sinistra. E molto ambientalista. Potremmo dire quasi “Borgattiana”. Perché è chiaro che più le forze politiche stanno a sinistra più, in teoria, vi si possono riconoscere. È invece un po' meno “Azionista” (nel senso di Azione di Giulio Sottanelli) ed assai meno Pavoniana (nel senso del famoso Enio, politicamente braccio destro di Giulio). Per quanto Pavone voglia dissimulare, infatti, il primo taglio alla Riserva lo fece lui nel 2012. E non – come ama dire oggi – solo a Giulianova o Cologna. No, lui tagliò la foce del Borsacchio e la spiaggia a destra e sinistra del torrente, compresa una faggeta storica. Per questo si prese la manifestazione davanti all'Emiciclo regionale proprio come oggi; l'ostruzionismo in Regione delle forze più a sinistra e persino un articolaccio sul "Corriere della Sera" di Dacia Maraini. Quindi lui, sul tutto o niente non lo vedo molto felice.

Ma è proprio questo che rende interessante il diktat di Nugnes. Che va letto solo ed esclusivamente in chiave politica. Perché in concreto nulla muta. Ed oltretutto, sempre in concreto, essendo quello del Borsacchio un valore in preminenza paesaggistico (gli uccellini e le tartarughine possono tranquillamnte seguire a questo), alla sua tutela basterebbe anche la pianificazione comunale. Sarebbe sufficiente che Nugnes piazzasse un vincolo di salvaguardia di inedificabilità assoluta tra la ferrovia e le prime sommità collinari ad est ed il territorio sarebbe protetto.

Il problema è che la politica comunale (tutta in questo caso) è troppo debole di fronte ai portatori d'interessi per reggere un tale vincolo. Perciò ha bisogno di un ente più grande, appunto la Regione, che possa garantire il vincolo stesso. Solo a questo la Riserva vale sotto l'aspetto della tutela paesaggistica ed a nessun altra cosa se non collaterale.

Quindi, il problema non è tecnico. È politico. Ed una dichiarazione di belligeranza di stampo ambientalistico fatta in campagna elettorale, bhé è significativa. E potrebbe rendere il sindaco più protagonista rispetto a Pavone nel panorama politico. Insomma, quei quattro, quella notte, in consiglio regionale, hanno scoperchiato un pentolone con quell'emendamento che la metà era già troppa.

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