domenica 23 luglio 2023

Dietro il sipario dell’estate c'è il lavoro, spesso precario

Per me che sono di un'altra epoca è difficile capire. Che degli enti pubblici, ad esempio, vadano ad occuparsi di come organizzare il dopo cena dei turisti. Per me che le serate estive sono al massimo una passeggiata sul lungomare, un gelato ed un caffè, far caso ai cartelloni delle manifestazioni è una scommessa.

Eppure sbaglio. Perché dietro quei cartelloni, alle spalle di quelle manifestazioni, nel retro-palco di quei concerti, spettacoli, eventi vari, c'è tanto lavoro. Lavoro che non si vede. Oltre gli artisti, non sempre famosi peraltro, che appaiono in primo piano, c'è tanta fatica invisibile. E c'è la "politica", nel senso che dopo accennerò.

C'è il lavoro, dunque, innanzitutto di chi monta e smonta i palchi, chi sistema le sedie per il pubblico, chi pulisce prima e dopo le aree degli eventi. Il lavoro di chi si occupa della vigilanza. Il lavoro di chi cura i suoni, cioè i fonici, quello che si chiama il "service", spesso dotati di apparecchi costosi e tecnologici che presuppongono un sapere tecnico complicato. E poi c'è chi cura le presentazioni, la comunicazione e tanti altri che certamente ora dimentico.

Ebbene, si tratta di lavoratori intellettuali (in questo rientra anche la presentazione e la comunicazione degli eventi) oppure artigiani, elettricisti, installatori, fonici appunto. C'è un mondo che gira attorno a queste cose. Piccole ditte a carattere quasi sempre familiare, che da quella attività, che per il pubblico è solo intrattenimento, ricavano di che vivere oppure un piccolo reddito integrativo. Sono mestieri che a volte intraprendi da giovane, per passione e poi magari ti ci ritrovi in mezzo e non sai dopo qualche anno se trasformarle in professione o ricominciare tutto da capo.

Ma si diceva della politica. O meglio delle politiche locali delle varie realtà del territorio. Perché dietro i cartelloni estivi, la politica pensa di giocare parte del suo consenso. Per cui vi entra pesantemente. Ed allora può succedere, specie oggi con i social, su cui l'occhio di certe politiche localistiche è vigilissimo, che coloro che lavorano attorno agli eventi devono avere capacità "diplomatiche". In altre parole, stare attenti alle proprie opinioni: "se no non ti chiamano", come suol sentirsi dire all'italiana per esprimere una preoccupazione vera o presunta che sia.

Ecco allora che dietro quei lustrini estivi c'è tanta fatica invisibile e c'è tanto della storica ed immarcescibile faziosità e partigianeria della politica italiana, specialmente alle scale locali. Politiche che cambiano sempre per rimanere sempre uguali a se stesse. Ed adottano, quando più quando meno, quando con più stile quando con più sfacciataggine, un unico principio: o con me o contro di me. Il merito viene dopo, se viene. Tanto la parola cultura basta e avanza, per giustificare tutto e il suo contrario.

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