La verità è che l'Abruzzo non conta niente. Lo sapevamo. Ne abbiamo avuto conferma. Il suo contributo al Pil italiano è trascurabile. Non importano a nessuno le conseguenze sociali della pandemia (qualche Comune ha persino attivato servizi di assistenza psicologica) né quelle economiche. Ci sono i buoni pasto, in casi estremi. Se noi restiamo chiusi o aperti a Natale non interessa un fico secco (a Natale ci sta) a chicchessia.
L'Abruzzo è oggi visto come una delle regioni più appestate d'Italia. Con una sanità davvero mal messa. Il che investe in pieno la responsabilità politica della Regione e non da ora.
Un fallimento politico e sanitario su tutta la linea, dunque. Che colpisce economicamente i ceti che più avevano sostenuto il governatore fedelissimo di Giorgia Meloni, ovvero proprio i settori popolari, del commercio e della piccola imprenditoria abruzzese e sanitariamente anzitutto gli anziani, falcidiati in modo indescrivibile dall'epidemia. D'altra parte l'opposizione di centro-sinistra non può cantare troppo vittoria. I mali della sanità regionale vengono in gran parte da lontano. Si può solo dire che Marsilio non vi ha posto alcun rimedio. E, si ha motivo di ritenere, che non vi saranno né le capacità né la volonta politica di cambiare le cose.
Poveri abruzzesi. Anzi, poveri noi.
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