ROSETO. Se la domanda
fosse: chi guadagna e chi perde voti dalla corsia ciclabile
Voltarrosto-Roseto, la risposta sarebbe: nessuno. Anche perché la
questione è abbastanza trasversale, con una parte della sinistra
contro (Rosaria Ciancaione) ed una parte a favore (Pd e “Renziani”)
e parte della destra che ha cavalcato la protesta (Enio Pavone) seppur con un
attimo di ritardo. Quindi, penso che alla fine il gioco sia a somma
zero. Altre sono le cose che contano per il voto locale, cioè
amicizie e parentele da un lato e traino del clima nazionale
dall'altro.
Piuttosto giova
tornare sull'argomento per un fatto successo ieri sera in consiglio
comunale. Dove, soprattutto l'architetto “Peppe” Di Sante,
consigliere e presidente locale del Pd ha, in sostanza, tacciato di
passatismo chi si oppone alla corsia ciclabile. Accusa tra le righe
ripresa anche da Marco Angelini (molto moderato tuttavia nel suo
intervento) ed anche (seppur in modo ancora più moderato e molto
dialogante) dal sindaco Sabatino di Girolamo.
Sostiene dunque il
buon “Peppe” Di Sante (penso sinceramente, credendoci in totale
buona fede politica) che chi si oppone a questa corsia sia contro il
progresso; non veda i cambiamenti del mondo; non capisca che il
futuro non è dell'auto, ma delle bici (magari elettriche); che le
città del domani saranno smart, leggere, vivibili e Roseto è ora
che si adegui.
Bene. Anzi,
benissimo. Sono d'accordo caro architetto. Ma non è che diventi
smart se spruzzi striscie ciclabili dove capita come se, parafrasando
il calcio, giocassi a “palla fa tu”. No, non sei smart se mi fai
scendere una bici come un fulmine lungo una discesa ad un palmo di
naso da un anziano che sale a piedi. Non diventi smart se, dopo
decenni che hai fatto costruire a palla d'uovo, occupando tutto il
terreno senza lasciare nemmeno lo spazio per mettere non dico una
macchina, ma neanche un cassonetto; se dopo che hai dato da sempre
mano libera alle palazzine insomma ora ti svegli e dici: togli la
macchina dalle strade e lascia spazio alle bici smart perché il
mondo è cambiato. E no, caro architetto: mi devi dire dove la metto
la macchina prima che mi costringeranno buttarla per andare in bici
elettrica.
Perché vedi, caro
architetto-consigliere, essere smart non è segnare per terra con la
vernice blu una striscia ciclabile. Quello vuol dire piuttosto essere
contro chi va a piedi, non contro le macchine, che tra l'altro forzi
dentro un budello di via che sbocca sulla nazionale senza semaforo e
sai che casino si crea.
Essere smart vuol
dire, ad esempio, vietare il consumo di suolo. Ed invece qui ci si
appresta ad un nuovo piano che non si capisce cosa farà. Essere
smart vuol dire bloccare nuove lottizzazione, ed invece la
commissione consiliare che tu, caro architetto, presiedi si sta
occupando proprio di lottizzazioni. Essere smart vuol dire
ristrutturare i beni culturali invece di venderli (Villa Clementi) o
farli deperire dentro impalcature perenni (Villa Comunale). Essere
smart vuol dire completare il progetto dello stadio Patrizi
abbattendo finalmente il muro e proseguendo, lì si, la pista
ciclabile fino a piazza Ungheria. E potrei continuare.
Ecco, caro
architetto, io sarei d'accordo con te se fosse davvero una politica
smart la tua e quella che sostieni. Non che si accontentasse di un
semplice segno visivo con vernice colorata. Abbiamolo davvero il
coraggio, ma mettendoci di traverso di fronte agli interessi del
mattone, non condannando poveri cristi a spiaccicarsi faccia al
muro per non essere “acciaccati” da centauri in bici. E qui lo
ammetto, è un po' più difficile. Meglio dedicarsi ad un
ambientalismo a parole. Assai meglio, né convengo.
Ottimo e ..abbondante 👏👏 ! Manca solo "non c'è tempo per valutare un'altra soluzione perché altrimenti si "perdono" i finanziamenti ! E allora ...sprechiamoli😥😥😥!
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