giovedì 28 novembre 2019

Ed in Consiglio rispunta il campanile di Montepagano

ROSETO. Per le vie accidentali, è tornato in consiglio comunale il campanile di Montepagano. È successo oggi pomeriggio, in occasione del riconoscimento di un debito fuori dal bilancio. Ma andiamo con ordine.

Anzitutto va detto che il campanile di Montepagano è un simbolo, oltre che un monumento. Fa parte della trilogia di opere rinascimentali che comprende il campanile di Teramo e di Atri. È un esempio della scuola lombarda in abruzzo. Caratteristica per “l'attacco al cielo” (cosi chiamano gli architetti il tetto degli edifici) che tende alla cuspide. Non certo cuspide “tirata” al gotico, ma nemmeno al tardo antico. Insomma, uno storico dell'arte potrebbe trovarvi “citazioni” e “interpretazioni” che fanno assonanza con il cromatismo della storia locale.

Dieci anni fa, dopo il terremoto dell'Aquila del 2009, il campanile venne transennato per sicurezza. La campana, che aveva scandito per secoli la vita sociale e agraria del Borgo, fu “silenziata”. Nel borgo la campana ha un suo perché. Cominciò quindi la ricerca di un modo per restaurare la torre. Ricordo personalmente che, in particolare una consigliera comunale Pd di allora, Raffaella D'Elpidio, si fece portavoce della necessità di un intervento.

L'amministrazione del sindaco Pavone, dopo qualche tempo, riuscì ad ottenere dalla Regione, allora presieduta da Gianni Chiodi, un primo finanziamento. Fu incaricata del progetto una sensibile e raffinata architetta, tra l'altro di origini Paganesi: Laura Marini. La quale elaborò un progetto di restauro e di miglioramento sismico. Attenzione, sottolineo “miglioramento sismico”. E lo sottolineo perché questa sera, in Aula, il consigliere Simone Aloisi ed il vicesindaco Simone Tacchetti, mi pare abbiano poco evidenziato, se non proprio sottovalutato, l'aspetto del consolidamento sismico presente con ben quattro piani rigidi dentro il progetto di Laura Marini.

Ma siccome siamo in Italia e tutto finisce ad ogni elezione, quel progetto dovette aspettare circa un anno a cavallo delle elezioni del 2016 per veder la consegna dei lavori. E, per sua sfortuna, i lavori iniziarono pochi giorni prima che lo sciame sismico del terremoto di Amatrice del 2016 provocasse alcuni dissesti e distacchi nel campanile di Montepagano. A quel punto il Comune bloccò tutto e fece intervenire tutta la trafila della protezione civile, con ingabbiamento della torre e sua successiva cerchiatura di sicurezza.

Nel frattempo, però, la progettista era stata convocata dall'Ente stesso ed invitata a redigere d'urgenza una variante progettuale. L'incarico fu dato, come si dice, “senza impegno di spesa” (di qui il debito fuori bilancio). La professionista studiò quindi un nuovo progetto post-sisma che il Comune utilizzò per chiedere (ed ottenere) un cospicuo finanziamento da parte del ministero dei beni culturali teso ad un più ampio restauro della torre. Restauro di cui si è ancora in attesa perché i fondi, nel frattempo, sono stati posticipati dal Governo al 2021.

E qui si innesca un altro requisito della burocrazia italiana. Quel secondo progetto, infatti, fu commissionato, ottenuto ed utilizzato dall'Ente, ma la progettista (fino a questa sera) non fu pagata. Ha dovuto attendere appunto un paio d'anni affinché il consiglio comunale si decidesse a ricoscere quel suo sacrosanto credito. E forse dovrà ancora attendere del tempo per i passaggi attuativi della delibera, che a questo punto sono però soltanto tecnici.

Questa la cronaca, come si diceva. Cui va aggiunta la polemica della discussione in Aula di oggi. L'ex-sindaco Pavone, infatti, ha ribadito che se i lavori fossero stati eseguiti in tempo il terremoto non avrebbe arrecato danni alla torre. Mentre Aloisi e Tacchetti hanno ribattuto che l'amministrazione Di Girolamo, entrata in carica appena due mesi prima dello sciame sismico del 2016, non avrebbe comunque fatto in tempo a portare avanti quei lavori. I quali lavori, hanno aggiunto, sarebbero stati resi obsoleti dal sisma stesso. 

E qui personalmente dissento. Secondo me, dai dati tecnici che ricordo di quel progetto, l'intervento di Laura Marini avrebbe salvato il campanile. Che non si sia fatto in tempo, d'accordo. Ma perché quest'oggi, da parte dei due citati interventi di Aloisi e Tacchetti, quel progetto sia stato elogiato, ma al contempo di fatto sminuito da termini impropri (“progetto vecchio”, “non risolutivo”, quasi preistorico) proprio non l'ho capito. Francamente quei termini non hanno aggiunto proprio nulla al dibattito.

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