ROSETO. Caro Sindaco o, se preferisci, caro Mario, visto che fino all'ultima volta che ci siamo visti il tu era reciproco.
Come vedi dall'immagine principale, e come prevedevo, non hai risposto alla mia e-mail. A proposito, la mostro anche al “padre politico” della tua amministrazione, quel Giulio Sottanelli che tanto alla stampa dice di tenere.
Ebbene, caro Mario, mi sono persuaso che credevi farmi un dispetto cassandomi dalla tua mail-list-stampa. Apprezzo quello che nella mia percezione suona come un malanimo nei mie riguardi, ma credo che il dispetto lo hai fatto a te stesso. Mi spiego.
Vedi, caro Mario, io non ho bisogno dei tuoi comunicati. Non mi interessano. Se devo dirti la verità, mi hai tolto un impiccio. Oltretutto, quando ricevo inviti per conferenze stampa, poi mi sento meno libero di formulare qualche eventuale osservazione critica se del caso. Ma come, prima vieni e poi critichi, potrebbe dirsi? E mi trovo in imbarazzo. Così, invece, senza inviti alle tue conferenze stampa, mi sento molto più libero di dire qualcosa, se il dirlo penso sia nell'interesse di chi legge le mie righe.
Quindi, ripeto, mi hai fatto un piacere, anche se tu, forse, non lo intendevi come tale. Ma un piacere – a mio parere – non lo hai fatto agli altri, a quelli cui continui a mandare inviti e comunicati. Se il risentimento nei confronti di queste righe te lo consente, rifletti un attimo. Se tu distingui i giornalisti in due categorie, quelli di tua fiducia e quelli antipatici, attribuisci ai primi una patente di parte: della tua parte. In tempi passati questo non li avrebbe premiati, perché sarebbero stati ritenuti come meno efficaci. Per fortuna oggi nessuno fa caso perciò, da questo punto di vista, ti salvi e loro si salvano con te. Bello non è, comunque.
Per cui cosa dirti? fai un buon week-end e non pensare troppo a quel che si scrive qui, perché credimi senza i tuoi comunicati e senza i tuoi inviti quel che si scrive qui è ancora più libero e, ai miei occhi, ancora più bello.
Ciò detto, però,
devo raccontare un particolare che richiede di passare da tu
al lei. Lo chiede proprio il racconto. Veda, Sindaco, tanti
anni fa un mio vecchio professore mi dette un consiglio cui ho sempre
cercato di attenermi. Se vuoi fare il giornalista – mi disse –
devi detestare il Potere; anche se è un Potere amico; perché il
Potere non è mai dalla parte dei cittadini, cioè dei lettori. Ma per
farlo, devi essere indipendente, devi poter campare del tuo, se no muori di fame.
Veda, Sindaco, la vita mi ha dato la fortuna o la sfortuna di non avere figli. Di accontentami di poco. E di campare con poco. Mi creda: non ho bisogno dei suoi comunicati. Se li tenga pure.
Un saluto
Ugo Centi
Nessun commento:
Posta un commento