venerdì 10 maggio 2024

Il bello che non resta

ROSETO. È strano, alla nostra classe dirigente cittadina il bello interessa solo se dipinto su un quadro. Se racchiuso da un irripetibile cornice naturale, come un magnifico giardino d'ulivi, non gli importa nulla. Lo sacrificherebbero volentieri, magari, per una bella palazzinata di appartamenti a mare.

Il bello, dunque, piace soprattutto se chiuso dentro una stanza. All'aperto, meno. L'interesse pubblico, il beneficio dei cittadini, è ritenuto soddisfatto più dalle varianti urbanistiche che dalla conservazione del paesaggio. Paesaggio, tra l'altro, di tipo storico, come dimostrano le richieste di tutela inviate dall'avvocato Fabio Celommi per conto di alcune associazioni ambientaliste e dal “Conalpa”, organizzazione che si occupa appunto di alberi e paesaggio.

Bisognerebbe invitare gli artisti che omaggiano con la loro bravura ottime rassegne ufficiali, a ritrarre quel brano d'ulivi. Affinché esprimano, se vogliono e ritengono, la loro opinione in merito, naturalmente attraverso il segno pittorico. Ma è probabile che tale esposizione non sarà mai realizzata.

Del resto, vi fosse stata più sensibilità sul tema, il problema non si sarebbe nemmeno posto. L'uliveto in questione, infatti, si misura in 15 mila metri quadrati su 65 mila dell'intera area, che lo contiene in proprietà privata. Il 20 per cento e poco più della superficie, quindi. Bisogna costruire proprio su tutto? Non bastano 40 mila metri quadrati? Vi fosse ragionevolezza e, soprattutto volontà politica, l'uliveto sarebbe salvo.

Ma se sulla prima queste righe nulla sanno, sulla seconda, ovvero la volontà politica, sono del tutto pessimiste. Viviamo tempi bui, ahimè!

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