domenica 24 dicembre 2023

Buon Natale!


Scrivo la mattina di Natale. Sul presto. Nel tepore e nella bellezza di una città addormentata. Davanti ad un mare che incanta.

Penso. Come al solito, direte voi: pensi, non sai fare altro? Avete ragione. Anzi, io penso che non so nemmeno pensare.

Penso che ognuno di noi (io compreso, ovviamente) cerca di essere un piccolo "Ferragnes" che propaganda se stesso. Quasi mai riuscendovi, altrettanto ovviamente. Del resto, nemmeno la protagonista principale del genere, negli ultimi giorni, pare azzeccarle tutte.

Eppure, mentre ci mostriamo, qui, sui social, appariamo nascondere quel che siamo dentro. Anche a noi stessi, a volte.

Per chi crede, Natale celebra la nascita di Gesù Bambino. Per chi non crede, quella nascita svela, comunque, un fatto intimo; un ciò "che siamo dentro". E lo sbatte in faccia al mondo. Un gesto rivoluzionario. In termini civili, non religiosi. La carica rivoluzionaria di Cristo, la sua carica sociale e politica, è quello sbattere la povertà in faccia al mondo. Un tema irrisolto ed irrisolvibile. E per ciò stesso eterno.

È quella carica rivoluzionaria che il nostro natale di occidentali-stanchi nasconde. E che molto del mondo non occidentale nemmeno considera. Perché in questo mondo-social in cui noi sveliamo le nostre case e le nostre cose, le nostre cucine e le nostre foto, allo stesso tempo nascondiamo la domanda sul chi siamo e che cosa stiamo facendo al mondo. Forse perché ne abbiamo paura.

Ma nel dire "abbiamo paura" ho appena sbagliato. Ho peccato di supponenza. Dovevo dire: ho paura. Perché io ho paura. Ho paura della guerra. Contro cui nulla posso. E le cui immagini non guardo non per indifferenza, ma perché non sopporto. Ed ho paura del Potere: tutto: quello Grande e quello Piccino. Perché lo trovo sempre, ove più ove meno, contro la Persona Umana. E con il Potere ho paura dell'Uomo, cioè di me stesso.

Ecco, nel piccolissimo anch'io mi svelo ed in filigrana svelo i miei sentimenti. Complice una serata di Natale inaspettata e bellissima, ed un giorno del Signore altrettanto a me caro, delle quali sono grato con tutto il mio essere a due amicizie particolari.

Ecco, il mio non è un augurio. È riflettere dentro di me. A voce alta. Non perché condividerlo qui sia importante. Non perché conti qualcosa, se non per me stesso. Ma in fondo io cosa posso dare, se non le mie stupide parole, che tante volte mi chiedo perché esprimo senza trovare risposta.

Forse sono solo la mia, altrettanto stupida, rivoluzione interiore. Continua. Incessante. E sempre provvisoria. Come le parole stesse. Come l'esistenza stessa. Spero non come un certo sentimento, anzi due-certi-sentimenti. E prego il mio Dio, che non so dov'è, che forse è dentro di me, di riuscire a mantenere il più a lungo possibile la ragione per... mantenere quei due-sentimenti. Solo questo spero. E solo per questo prego, a mio modo.

Buon Natale. E grazie davvero a chi sa!

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