Eppure proprio con quella Grande Guerra 15-18 venne meno la definizione giuridica classica della guerra stessa, non più “conflitto armato tra Stati”, ma guerra di sterminio, massacro di 600 mila uomini, tragedia che papa Benedetto XV° definì “l'inutile strage” ed a cui la socialista Rosa Luxembourg si oppose con tutte le sue forze. Con quella guerra scomparve il concetto di “risarcimento equilibrato ad uno Stato che ritiene di aver subito un danno”.
Principio questo spazzato via del tutto dal secondo conflitto mondiale. Guerra di massa. Con i civili vittime più dei militari. Guerra totalitaria, come teorizzato dai totalitarismi del '900 appunto. È da quel flagello umano che nacque l'articolo 11 della Cotituzione e la Carta delle Nazioni Unite. Ove il ripudio alla guerra viene non da pulsioni meramente “pacifiste”, ma da ragioni profondamente Umane. Dalla convinzione che alla guerra moderna, alla guerra delle bombe sempre più micidiali non c'è rimedio o risarcimento. Perché alla guerra d'oggi il risarcimento è sempre ingiusto. Ed allora la domanda è un'altra: come si può governare il mondo senza fare la guerra? Come si possono fermare le guerre che più che portarla allontano sempre più la democrazia?
Una domanda cui anche quest'anno il 4 novembre non darà alcuna risposta. Non sarà dunque l'occasione per costruire un futuro diverso da quello che ci è dato in sorte. Anche quest'anno non sarà l'occasione per rivedere il passato non per giustificarlo o per condannarlo, ma per capirlo. Anche quest'anno non sarà l'occasione, per dirla con Franco Fortini (scrittore del '900 dal forte impegno civile): “Aveva torto e non avevo ragione”.
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