venerdì 3 novembre 2023

"Aveva torto e non avevo ragione": per dir del 4 Novembre e dintorni

Il 4 novembre tutti i sindaci, di piccoli e grandi municipi, celebrano la Giornata delle Forze Armate, un tempo Festa della Vittoria. Ricordano cioè la fine della Prima Guerra Mondiale, avvenuta appunto il 4 novembre 1918. Quasi sempre sono celebrazioni formali, dogmatiche, rituali. In fondo è più facile celebrare guerre passate che prendere posizione su guerre attuali. Sarebbe invece il caso di una riflessione sul perché quelle carneficine non ci hanno insegnato nulla e, vi fossero le stesse sciagurate condizioni, si ripeterebbero oggidì tal quali anzi peggio. Come del resto si ripetono, seppur a scala diversa, ma con identico principio in Ucraina o in Palestina.

Eppure proprio con quella Grande Guerra 15-18 venne meno la definizione giuridica classica della guerra stessa, non più “conflitto armato tra Stati”, ma guerra di sterminio, massacro di 600 mila uomini, tragedia che papa Benedetto XV° definì “l'inutile strage” ed a cui la socialista Rosa Luxembourg si oppose con tutte le sue forze. Con quella guerra scomparve il concetto di “risarcimento equilibrato ad uno Stato che ritiene di aver subito un danno”.

Principio questo spazzato via del tutto dal secondo conflitto mondiale. Guerra di massa. Con i civili vittime più dei militari. Guerra totalitaria, come teorizzato dai totalitarismi del '900 appunto. È da quel flagello umano che nacque l'articolo 11 della Cotituzione e la Carta delle Nazioni Unite. Ove il ripudio alla guerra viene non da pulsioni meramente “pacifiste”, ma da ragioni profondamente Umane. Dalla convinzione che alla guerra moderna, alla guerra delle bombe sempre più micidiali non c'è rimedio o risarcimento. Perché alla guerra d'oggi il risarcimento è sempre ingiusto. Ed allora la domanda è un'altra: come si può governare il mondo senza fare la guerra? Come si possono fermare le guerre che più che portarla allontano sempre più la democrazia?

Una domanda cui anche quest'anno il 4 novembre non darà alcuna risposta. Non sarà dunque l'occasione per costruire un futuro diverso da quello che ci è dato in sorte. Anche quest'anno non sarà l'occasione per rivedere il passato non per giustificarlo o per condannarlo, ma per capirlo. Anche quest'anno non sarà l'occasione, per dirla con Franco Fortini (scrittore del '900 dal forte impegno civile): “Aveva torto e non avevo ragione”.

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