Bene. Si consegna l'opera. Si posa la prima pietra. Si benedice il tutto. E, poco dopo, scattano degli imprevisti così tanto imprevisti che la cifra pattuita non è più sufficiente. I lavori si bloccano. I tempi saltano. Comincia il valzer delle varianti e la classica richiesta di nuovi fondi. I soldi non bastano per finire i lavori, gridano i sindaci, i politici e gli apparati che pur quegli atti avevano approvato, sottoscritto, vantato e garantito come esenti da qualsiasi errore, tacciono invariabilmente.
Va così. Non c'è
niente da fare. E va bene, più o meno, a chicchéssia.
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