lunedì 5 giugno 2023

Ci vorrebbe un autovelox contro il consumo di suolo

ROSETO. Qualche giorno fa, l'amministrazione comunale ha diffuso una nota con la quale minimizza l'impatto della variante urbanistica che consente di alzare l'altezza degli edifici sul lungomare. Lo sminuisce talmente, questo impatto, che uno si chiede perché mai abbiano fatto la variante visto che non varia niente (secondo loro). Naturalmente la nota non ha convinto il comitato sorto a difesa del lungomare, che ha replicato riproponendo le sue ragioni.

Basta però un giro per la città per vedere come il cemento la stia facendo da padrone. A partire dal lungomare sud, dove va sorgendo un palazzone enorme. Al quale, in uno dei primissimi atti dell'attuale Giunta comunale, assunto proprio pochi giorni dopo l'insediamento, venne eliminato anche un ostacolo di natura tecnica. Ancora più a sud, dove un tempo si insediavano i circhi, sorgeranno delle istallazioni estive che vengono definite provvisorie. Ma vedremo quanto provvisorie, visto che si parla di affidamenti per più anni.

Basta percorrere il lungomare, per vedere come ogni anno si cancella un pezzo di spiaggia libera, ormai quasi scomparsa anche tra il pontile e la rotonda-sud. Tutto il litorale è sempre più una linea continua di reti, manufatti, edifici veri e propri che formano un recinto ininterrotto di fatto edificato o occupato in qualche maniera. Senza considerare due ex-alberghi centralissimi, che diventeranno presto condomini di lusso con tutto quel che ne consegue.

Basta addentrarsi per le vie interne per vedere l'ampliarsi delle forme, dei piani e dei volumi dei fabbricati che hanno sostituito le vecchie casette ad un piano o poco più. Per non dire dei timori per l'area degli ulivi tra la collina ed il mare poco più a nord, tra l'altro già pesantemente potati come presagio di qualcosa di più radicale. E si potrebbe continare.

Di fronte a questo non bastano le decine di foto a favore di social che vogliono restituire l'immagine, per un giorno, di una politica ambientalista. Queste possono bastare per accontentare chi si limita alle apparenze, chi fa dell'ideologia ambientalista una continua rappresentazione mediatica salvo poi, magari, usare nei giorni feriali un'auto che per di più brucia gasolio.

Ecco, la politica reale racconta una storia che parla lo stesso linguaggio non scritto del cemento e del mattone, che si nutre della stessa cultura dell'uso intenso e pesante del territorio, che prende dichiaratamente a riferimento i peggiori esempi dell'urbanistica balneare anni '50 del Novecento. La politica social, virtuale, a beneficio dell'occhio del pubblico, ideologizza invece la “bici” quale mezzo di cambiamento e compagnia sonando.

Si crederà dunque alla politica “verde” del Comune solo quando il sindaco farà istallare uno speciale “autovelox” che non multa il “povero-cristo” che sballa di uno all'ora il limite magari dei 30, ma sanziona la politica urbanistica municipale per ogni metro cubo in più che farà costruire e per ogni metro quadrato in più che farà consumare. Solo allora sarà credibile. Almeno per queste righe, beninteso.

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