domenica 9 aprile 2023

L'orso come mascotte

La vicenda dell'orso che ha sbranato quel povero giovane nei boschi del Trentino dovrebbe far riflettere su certo ambientalismo mercantilistico. Su quell'ambientalismo cioè che usa gli animali, orsi in particolare, come mascotte promozionali; quasi fossero peluche acchiappa turisti; prodotti di marketing territoriale e di post cattura like.

E questo avviene in una società che, per altri versi, è invece ossessionata dalla sicurezza. Che anzi usa la sicurezza insieme al cosiddetto “diritto alla salute” come novelli manganelli contro la Libertà.

Da una parte, dunque, c'è la presunta tutela dell'uomo fino al punto di togliere la libertà e dall'altra l'esposizione dell'uomo stesso all'aggressione della natura e delle belve che ormai assediano anche le città dato che, ove mancano gli orsi, sono lupi e cinghiali a farla da padroni.

L'unica specie non protetta è così l'uomo, preda di fiere e di utilizzi a fini progandistici e commerciali delle stesse. Abbiamo deciso che gli orsi fanno promozione e attraggono masse di turisti fotografanti. Se qualche volta l'orso fa anche l'orso e mangia qualcuno; se invade una strada di notte e magari fa sbandare e rischia di ammazzare qualche malcapitato – che può essere in teoria anche una mamma con bambini che torna a casa dal lavoro – pazienza: la colpa, per codesto ambientalismo consumistico è sempre dell'uomo: quasi che loro, i sostenitori della cosiddetta cultura ambientalista, non fossero appartententi al genere umano, ma venissero da un altro pianeta.

Si intitolava un vecchio film: Il pianeta delle scimmie. Ecco, manca forse un film sul pianeta degli orsi.

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