Basterebbe infatti che un centro-sinistra qualsiasi si riunisca e il castello abilmente costruito da Nugnes-Sottanelli traballerebbe. Perché? Per il mero fatto che è basato su un unico partito vero, cioè “Azione”, più o meno inchiodato al 12-15 per cento in città. Il che non basta né a far sintesi né a soddisfare tutte le ambizioni personali che i principali protagonisti man mano potrebbero rivendicare.
Eccolo allora il problema delle regionali dell'anno prossimo. Dove ognuno cercherà di giocare le proprie carte, sempre sperando che il Pd sia sparito per sempre come cardine-federatore. E che ad esso sia sia sostituita per sempre (sottolineo per sempre) un'altra cosa, cioè la cosa Nugnes-Sottanelli.
La battaglia è tutta qui. Ma è incerta. Perché presuppone che il Pd si consegni di fatto a Sottanelli, scelta che difficilmente farà, oppure che Nugnes diventi in qualche modo il leader del nuovo-centro-sinistra, opzione che francamente finora non pare nelle sue possibilità, anche perché lui è fortemente divisivo. Tuttavia questo è il campo, ad oggi. La partita vera, allora, sembra rimandata. Magari proprio alle regionali. Sarà sufficiente? Difficile prevederlo, ma è esattamente il rettangolo di gioco che hanno scelto per misurare le forze.
Nessun commento:
Posta un commento