mercoledì 28 settembre 2022

"Settimana della fratellanza", ma c'è la guerra


ROSETO. Per la prima volta nella sua storia più che ventennale, quest'anno, la guerra c'è davvero in Europa. Così, nella “Settimana della fratellanza” rosetana, nata nel 2002 per ricordare l'attentato alle Torri Gemelle di New-York, il tema guerra non può che irrompere di prepotenza. E su di esso si cercherà di ragionare nella due giorni (29-30 settembre) di discussioni al Palazzo del Mare di Roseto. Con la presenza di docenti dell'ateneo di Chieti, altra tradizione della manifestazione ed il coinvolgimento del liceo “Saffo”. Se infatti l'istituto tecnico “Moretti” è il partner storico della manifestazione, la XXVI° edizione cerca di allargare il campo anche all'altro liceo rosetano, il Saffo appunto. 

Di questo ed altro si è parlato stamattina nella conferenza stampa di presentazione, convocata dal professor William di Marco cui si deve l'ideazione e la promozione dell'incontro in tutti questi anni, insieme ad una delegazione di ragazzi, cui l'evento si è sempre rivolto in modo particolare.

martedì 27 settembre 2022

Ma ha vinto o ha perso? Intendo "Giulio"!

ROSETO. Ma poi, Giulio Sottanelli, ha vinto o ha perso a Roseto? Ecco una domanda che interessa solo gli addetti ai lavori; quelli che alla politica ci fannno caso. Una domanda, peraltro, che presuppone una risposta “Veltroniana”, del tipo: ha vinto, ma anche no.

A guardar i dati, infatti, salta all'occhio che “Giulio” non è andato oltre il suo tradizionale bacino elettorale. Basta vedere il risultato del 2013, quando ottenne il seggio alla Camera con le liste di Monti. Prese circa 1.700 voti, più o meno gli stessi di oggi. Il dato della percentuale, infatti, è ingannevole perché ha votato meno gente.

Nove anni fa, però, lui non aveva un sindaco che lo sosteneva come l'ha sostenuto Mario Nugnes. Non aveva quasi tutti gli assessori con lui (a proposito, ma i voti di “Volt” al Pd-PiùEuropa che fine han fatto?). Non aveva quasi tutti i consiglieri comunali, presidente compresa, che lo appoggiavano. Insomma, non aveva il Comune politicamente in mano come ora. Eppure non si è spostato da quel target di voti.

Ecco, per parlare di vittoria piena, “Giulio” avrebbe dovuto incassare a Roseto almeno 2.500-3.000 voti. Cosa sulla quale, tra l'altro, avrei scommesso un caffettuccio. E lo avrei perso, purtroppo per me, ma non per “Giulio”. Il quale, al momento in cui scrivo ancora non parla, che io sappia. Se invece ha parlato e non lo so, me ne scuso.

sabato 24 settembre 2022

Ma s'eran scordati di progettare un pezzo di pontile?

ROSETO. Dunque, una serie di progetti verranno presto lanciati in quella sorta di spazio cosmico di natura ministeriale nel quale pare scorrano fiumi lattici di denaro pubblico atti a finanziar questo o quello. Correnti ricchissime che pare non aspettino altro che esser “intercettate” (usano questa parola militaresca infatti) a beneficio di questa o quell'opera pubblica.

Certo, la redazione di tali elaborati pare piuttosto costosa. Per la bisogna infatti sono stati appostati nel bilancio comunale ben 95 mila euro. Alla compilazione delle tavole progettuali, infatti, verranno chiamati quasi certamente dei liberi professionisti, ovviamente da remunerare per le prestazioni.

Augurandosi sia chiaro che “l'intercettazione” suddetta dirotti a vantaggio degli intecettatori il denaro sufficiente a finanziare le opere che verranno progettate, ovvero che i fogli progettuali non restino dispersi nell'aere, fa specie però osservare che tra loro compaia anche il completamento del pontile. Ora, il pontile è in corso di ristrutturazione da un paio d'anni. Il provvedimento con il quale partì il tutto risale al 2018, quattro anni fa. Vi sono state già corpose progettazioni, come la tabella di cantiere testimonea. Possibile, uno si chiede, che per completare il lavoro bisogna riprogettar da capo la parte mancante?

Certo, è possibilissimo. Anzi, visto che è stato scritto nero su bianco è proprio così. Va bene tutto, per carita. Ma la domanda è: possibile che all'epoca non si poteva progettare l'intero intervento e poi realizzarlo per parti? Davvero l'Italia è un paese stupefacente: il Paese dei progetti! È come se io dovessi costruirmi una casa con due appartamenti. Siccome non ho tutti i soldi subito ne realizzo prima uno poi l'altro. Ma li progetto insieme perbacco! Mi faccio fare il progetto della casa intera e poi pian piano che entrano i quattrini costruisco per parti!

Sembra buon senso. Ed invece par proprio che non sia andata così.

domenica 18 settembre 2022

Siamo i lacché (votanti) delle app

Siamo diventati come i bambini. Abbiamo bisogno dei sindaci (che in genere veneriamo come divinità) che ci dicano dove camminare in caso di vento per non farci cadere una tegola in testa; delle app che ci pre-dicano cosa accadrà tra un ora (basterebbe aspettare per vederlo da soli); del governo (altra nostra divinità) che ci dia ordini persino su cosa ficcarci nelle braccia.

Sembriamo incapaci di discernimento. Siamo diventati algoritmi programmabili. E pretendiamo anche di chiamare tutto questo “Libertà”. Ma libertà da che cosa? Altro che fascismo di cento anni fa di cui vaticina chi non ha più niente da dire! Non abbiamo neanche la libertà di un micro-chips e pensiamo che le elezioni possano toglierci o aggiungere qualcosa.

Oltretutto siamo algoritmi paganti. Paghiamo per accendere la luce o il gas (con senso di colpa indotto, da ultimo). Paghiamo per buttare l'immondizia (e ci diamo la colpa perché la produciamo). Paghiamo per vedere la TV, perché con la scusa della tecnologia, se non compri l'ultimo modello i canali saltano. Idem per gli smartphone. Paghiamo per la caldaia del termosifone, perché si sono inventati l'amenità dei “bollini”, ovviamente a pagamento, da appiccicare su un pezzo di stampati.

Paghiamo l'autostrada, il parcheggio, la revisione della macchina, il bollo, l'assicurazione. Persino le gomme dell'auto ci hanno messo in testa di sostituirle due volte l'anno ahi visto mai nevica (anche se il pianeta sta bollendo quindi come cavolo nevica non si sa). Paghiamo se ci distraiamo un attimo e scappa mezza ruota fuori al semaforo giallo, tele-sorvegliato dai sindaci. Paghiamo se ci sfugge un uno all'ora più dei 30 messi in superstrade che evidentemente hanno costruito solo per le biciclette.

Altro che flat-tax o amenità elettorali. Siamo dei robot-paganti. E osservanti. E benedicenti la pantofola dei sindaci o dei parlamentari o dei governanti che siano. Che bella questa Libertà! La liberta di godere quali lustrascarpe delle app!

giovedì 15 settembre 2022

Il distretto s'è ristretto? Si, no, forse

ROSETO. Su questo benedetto nuovo distretto sanitario (del quale, peraltro, non c'è neanche l'ombra, dato che la posa della prima pietra nessuno sa realmente quando avverrà) la politica, dalle parti della maggioranza, sembra andata un po' nel pallone. È bastata la richiesta di una seduta aperta a cittadini ed enti per discutere del caso – richiesta avanzata per primi dall'associazione “SiAmo” – per far saltare fuori un caleidoscopio di reazioni.

La maggioranza “Azionista” (cioè tutta, perché in pratica è un monocolore Calendiano) prima pareva intenzionata a dir NO alla seduta aperta, poi ha cambiato idea ed ha detto che l'avrebbero chiesta loro stessi (cosa che in realtà ha fatto addirittura la presidente d'Aula in persona, Gabriella Recchiuti), poi si sono rimangiati il tutto ed hanno concesso appena che il punto venisse inserito in un consiglio ordinario.

Nel quale consiglio ordinario la confusione, se possibile, è aumentata. L'esponente più in vista della maggioranza, cioè l'ex-socialista già sindaco di destra assai, Enio Pavone, non ha trovato miglior occasione per fare l'endorsement elettorale al candidato di Calenda. Come non si sapesse che lui lo vota. I consiglieri Teresa Ginoble e Nicola Petrini (area cosiddetta “Ginobliana”) non hanno partecipato alla discussione per protesta. L'ex-sindaco Pd, Sabatino Di Girolamo, ha fatto lo stesso. Il consigliere Francesco Di Giuseppe (Fratelli d'Italia), che pur ha detto di essere in sostanza d'accordo con l'ipotesi di distretto prospettata da Nugnes, ha poi abbandonato l'Aula per protesta contro i continui – a suo parere – spot elettorali pro-Azione che arrivavano dai banchi della maggioranza. A sinistra del Pd, invece, sull'ipotesi di distretto che piace a Nugnes pare non vi siano grandi obiezioni.

Come dire, tanta la confusione sotto il cielo. Che cosa si è capito allora? In breve, che il nuovo distretto sanitario, quanto mai si farà, sarà più piccolo di quello proposto nel 2019 dall'amministrazione di Girolamo e perderà la previsione di una residenza anziani annessa. Però, va bene lo stesso, dice la maggioranza attuale. Anzi, va meglio, perché quello che volevano i vecchi amministratori costava troppo ed “i soldi non c'erano”, invece per la versione ridotta ci sono eccome visto che arrivano dal piano europeo, il famoso PNRR.

Benissimo, meglio più piccolo che niente. Ma se tu – tu maggioranza di oggi – dici che quello vecchio poteva pure andare ma non era finanziato, santi numi si direbbe, le risorse necessarie chi doveva trovarle i vecchi amministratori che non sono più in carica o i nuovi che hanno pure le fortune di Bruxelles che allora non c'erano? Se poi i nuovi non sono riusciti a reperire questi fondi, malgrado la loro auto-proclamata super-efficienza ed i loro auto-vantati eccelsi rapporti con il mondo intero, ma non sarà mica colpa di quelli che hanno perso le elezioni? Eppure non si trattava poi di chissà quali cifre, perché il distretto corposo sarebbe costato 4,8 milioni (dato conferenza stampa 16 novembre 2018 - foto), mentre quello attuale verrebbe circa 4 milioni. Possibile che non si trovavano appena 800 mila euro di differenza con tutte le benemerenze di cui gode l'attuale compagine politica?

Ecco allora che Teresa Ginoble e Nicola Petrini avanzano un'altra ipotesi. Per così dire di politica sanitaria allargata. Se nasce infatti un nuovo ospedale a Piano D'accio di Teramo, con l'ospedale di comunità ad Atri ed un distretto come quello che si voleva nel 2018 a Roseto, quale ruolo assumerebbe l'ospedale di Giulianova? Ecco, di questo avrebbero voluto discutere in una seduta di confronto con Asl e Regione. Seduta, però, che non vi sarà, alimentando così quelli che Teresa Ginoble chiama dei “retropensieri”.

La questione è dunque esclusivamente politica. Per fortuna che alla gente di queste cose non importa nulla e, se mai dovessero fare un distretto sanitario che sia almeno un po' più capiente dell'attuale, chiunque taglierà il nastro verrà adeguatamente omaggiato dal consenso popolare a prescindere. Per fortuna... loro!

martedì 13 settembre 2022

Il punto del contendere è l'enorme bacino del voto cattolico (ed il distretto sanitario ne è una prova)


ROSETO. I consiglieri Teresa Ginoble, Nicola Petrini e Sabatino Di Girolamo non parteciperanno alla discussione del punto relativo al distretto sanitario al consiglio comunale di domani, 14 settembre. Intendono così protestare per il diniego opposto dalla presidente d'Aula, Gabriella Recchiuti, di “Azione”, alla richiesta di una seduta aperta dedicata all'argomento. Richiesta, per paradosso, che era stata avanzata anche dalla stessa presidente Recchiuti. Le ragioni della protesta sono indicate nel comunicato che vedete qui riprodotto, spero leggibile se ingrandito.

A parere di queste righe, però, la vicenda va inquadrata in un contesto più ampio. Di cui quello del distretto sanitario è solo l'ultimo tassello. C'è infatti una possibile lettura politica circa l'apparente mistero per il quale i “centristi” Rosetani se le danno di santa ragione. A chi non è avvezzo alla politica locale, infatti, suona strano che il sindaco, Mario Nugnes, ma anche, in diversa misura, la presidente del consiglio comunale Gabriella Recchiuti, impegnatissimi per il successo elettorale di “Azione”, non trovino di meglio che proseguire anche in prossimità del voto una polemica che dura ormai da un anno con l'altra componente centrista, riferibile ad “Italia Viva”, che pur a Roma è alleata.

Bene, si può provare a descrivere la vicenda politica – sempre secondo l'interpretazione di queste righe – in questo modo. Può essere infatti che la componente “Azionista”, facente capo a Giulio Sottanelli, sia tentata, dato il successo elettorale municipale dello scorso anno, di dare la spallata definitiva all'altra parte, quella di “Italia Viva”, riferibile a Tommaso Ginoble.

Insomma, potrebbero ricercare una vittoria di tipo “militare”, in termini ovvio figurati. Perché? Semplicemente perché riconoscendosi l'un l'altra componente si dovrebbero sancire almeno in duopolio su quell'area cattolico-democratica (nella quale tra l'altro pescano anche altre tradizioni politiche locali), mentre a loro interessa divenirne monopolio esclusivo. In sostanza, la versione più giovane, più mediaticamente agguerrita del vecchio centrismo di matrice cattolica, potrebbe esser tentata di dire: se rimaniamo in campo solo noi, tutta quella parte del voto appunto di derivazione cattolica, sarà interamente nostra e non la dovremo più spartire con nessun altro. Di qui, il cannoneggiamento continuo dell'altro fronte.

La strategia funzionerà? Difficile dirlo, anche se, politicamente parlando, il suo “perché” ce l'ha. Questo dualismo, peraltro, appare in chiaro, come una cartina di tornasole, proprio sulla questione del distretto sanitario. Una parte, quella per comodità di espressione, detta “Ginobliana” difende l'idea di distretto ben dotato, pieno di servizi nuovi così come delineato in una intesa sancita nel 2019 con Asl e Regione. L'altra, quella di Nugnes, tende a far passare per sinonimo la cosiddetta “Casa della salute”, vista invece da molti (anche dal Pd, ad esempio) come un surrogato per niente uguale, anzi assai più modesto sul piano dei servizi offerti. Il non detto della tesi di chi ritiene la casa della salute una diminuzione effettiva rispetto al distretto, è che in realtà Nugnes non voglia ammettere le differenze perché progetta di coltivare un buon rapporto “diplomatico” con la Asl di Teramo e la Regione abruzzo. Anche a scapito, sottintendono gli altri, della città di Roseto.

Quale sia la verità è difficile dire. Chiarissimo è invece il contesto. Nel quale le due componenti centriste si fronteggiano, mentre avrebbero tutto l'interesse a raggiungere un compromesso, magari prendendo atto che esistono entrambe. Se lo facessero la politica cittadina ne avrebbe un vantaggio. Ma è chiaro che il primo passo dovrebbe venire dal vincitore dello scorso anno, cioè Nugnes, il quale, come detto, puntando all'esclusiva della rappresentanza del mondo cattolico-politico, non ha nessuna intenzione di farlo.

Chi vivrà vedrà, dunque. Anche perché l'altra parte, sentendosi attaccata in modo così radicale, cerca di resistere ed in qualche modo di riorganizzarsi. Il 25 settembre, comunque, potrebbe fare un po' da spartiacque. Quel che sfugge un po' a tutti i protagonisti, però, è che questi giochi della politica sono completamente interni agli addetti ai lavori. Anzi, ai gruppi dirigenti degli addetti ai lavori. Le persone normali nemmeno se ne accorgono né, giustamente se ne interessano visto che in genere hanno ben altro a cui pensare, specie di questi tempi perniciosi. La fortuna è che nessun altro a livello politico si mette realmente in sintonia con i bisogni delle persone, per cui i giochi possono tranquillamente continuare come se la realtà non esistesse.

Fino a quando però? Questa è la domanda. Senza risposta, per ora. Ed il distretto che volevamo, bello corposo, va a finire che ce lo siamo giocato. In nome di che cosa? Forse di una malcelata volontà egemonica.

lunedì 12 settembre 2022

Digitalizzare per digitalizzare non serve a niente!

ROSETO. Pare che la digitalizzazione delle procedure relative al servizio scuolabus di Roseto abbia creato un caos. Almeno è di questa opinione il consigliere Francesco di Giuseppe (Fratelli d'Italia) ed anche l'associazione “SiAmo”. Ora, in attesa della probabile nota dell'amministrazione, che magari dirà che tutto va benone (nota di cui, nel caso arrivi, darò conto eventualmente con mio commento Fb al presente post), vorrei dire una cosa generale. Che vale un po' ovunque e, viste le proteste, temo anche a Roseto.

Spesso, infatti, si digitalizza per digitalizzare. Per ideologia. Perché fa moda. Perché fa "ggiovani". Perché suona bene. Perché piace sentire l'eco della parola a livello mass-mediatico. Senza sapere che a volte la digitalizzazione complica invece di semplificare la vita delle persone. Induce preoccupazioni. Fa perdere tempo. E costa, sia al pubblico che agli utenti che poi il pubblico finanziano in ultima analisi. Ecco, prima di fare le cose, bisognerebbe mettersi nei panni degli altri. Di chi ha già tante apprensioni che la metà gli basterebbero.

Fate le cose semplici. Pensate all'economia delle famiglie. Abbiate cura del tempo e delle risorse delle persone normali. E lasciate perdere le mode digitali del momento. Mettetele in pratica solo quando sono consolidate, provate, dimostrate utili e non un rompicapo per gli utenti dei servizi. Altrimenti lasciano il tempo che trovano, se non peggio di quello che trovano.

Ma a Nugnes che gliene viene, politicamente, a litigare con i centristi?

ROSETO. Ohibò, ma che succede? La maggioranza smentisce sé stessa? Si auto-chiede un consiglio straordinario e se ne concede uno normale? Così sembra, leggendo intorno all'annoso caso del distretto sanitario o casa della salute che è questione. Ma così facendo, Mario Nugnes e Gabriella Recchiuti non rischiano di incrinare politicamente quell'union sacrée rosetana che dovrebbe incoronare il 25 settembre al titolo di lord italiano il candidato locale di “Azione”?

E si, perché si da il caso che ormai da un anno Mario Nugnes, ma anche seppur in diversa misura, la stessa Gabriella Recchiuti, non fanno altro che polemizzare con l'altra componente centrista, latamente riferibile ad “Italia Viva”, che pur a Roma è elettoralmente alleata. E non si capisce la razio politica di questa continua disputa rosetana che potrebbe, in ipotesi politica, rendere meno voluminoso il successo di Giulio Sottanelli, che pur ha sempre dato l'impressione di lasciar fare la polemica medesima invece di frenarla.

Ecco, sul piano politico la questione si fa interessante. Anche perché da sempre Nugnes dà la sensazione politica di andare (anche se non costantemente) più d'accordo con la sinistra-sinistra e la componente ambientalista pro-Borsacchio, piuttosto che con i centristi, che pur dovrebbero esser fondamentali per l'affermazione del suo leader di riferimento, appunto Sottanelli Giulio e la sua “Azione”.

Insomma, non è che a Roseto si incrina la pax-romana?

domenica 11 settembre 2022

Perché metter a paragone 20 anni fa con l'oggi? Qualcosa mi sfugge in questa... comunicazione!


ROSETO. Come si distingueranno i fondi veri da quelli eventualmente poco veri? L'enigma è destinato forse a restare nel mistero delle moderne forme dell'arte della persuasione. Comunque quelli autentici, di fondi, son oggetto della comunicazione, per dir così idrogeologica, della coalizione che a scala locale sostiene il sindaco Nugnes ed a livello politico generale appoggia “Azione” di Carlo Calenda. Del resto, verissimi eran i fondi che più di quindici anni or sono alimentavano la costruzione di strade e di ponti (ciclabili) e di palazzetti dello sport e lungomari vari, che oggi il candidato di punta di “Azione”, Giulio Sottanelli, mette nella sua campagna elettorale a suon di spot che intendono accentuare il modo fattivo in cui interpreta la politica.

Certo, si potrebbe obiettare che in quella provincia (di Teramo) tra il 2004 ed il 2009, Giulio Sottanelli era il vice di un presidente del Pd, se non sbaglio il compianto Ernino D'Agostino. Non era quindi solo suo il merito di quei ponti. E lo era, vicepresidente, anche perché Roseto, dalla cui amministrazione proveniva, s'era affidato al centro-sinistra con la percentuale bulgara di circa l'ottanta per cento, ma il sindaco era ancora una volta del Pd, cioè il bravissimo Franco Di Bonaventura. Perché Roseto quando si affida... si affida. E come allora era tutto per il centro-sinistra oggi è tutto o quasi per “Azione”, della quale Giulio è da tempo a capo. Così la Città delle Rose è divenuto forse il comune più “Calendiano” d'Italia, ove la rappresentanza municipale direttamente o indirettamente in appoggio ad Azione in queste elezioni sfiora il 75 per cento. Il che, dovesse tradursi in voti elettorali, significherebbe un plebiscito per Giulio Sottanelli e quindi per Calenda.

E dunque sia. Con ogni augurio di successo. Ma per esser fattivi, operativi, manageriali appunto, occorre stare al governo. E qui vien il punto. E se al governo “Azione” non dovesse andare, come aiuterebbe la sua Roseto il buon Giulio? Ripeto, l'augurio è per i migliori successi, ma mettiamo il caso. Perché questa comunicazione basata tutta sull'operatività, che sia a scala municipale o nazionale, porta con se il corollario che si occupino solo e sempre poltrone di potere, senza le quale l'operatività dovrebbe trasformarsi in opposizione che è altra cosa.

L'opposizione allora! Quella così difficile da fare a Roseto come in Italia. Quella dove non vuol star nessuno. Ecco quindi i costruttori di ponti, e di strade, e di condotte sub-litoranee. Magari super-annunciate oppure rivendicate oggi per ieri quale eredità di vent'anni passati. Non saprei dire se una politica in tal modo declinata sia fattiva, operativa, pragmatica o solo celebrativa. E nemmeno saprei dire se funzionerà in un momento in cui le persone pensano alle bollette stratosferiche, al posto di lavoro provato della crisi, alla guerra che incombe in Tv, al futuro incerto per tanti giovani.

Ma, soprattutto, non saprei dire se funziona nel caso in cui “Giulio” non è candidato a sindaco o presidente della provincia, ma al parlamento. Allora cosa vuol dire il vent'anni or sono io facevo? Se mai oggi si dovesse fare sarà il sindaco attuale a fare, o no? Oppure veramente “Giulio” pensa di far tutto da solo, lui a Roma e Nugnes qui con l'unico appoggio degli ex-socialisti di Pavone nel frattempo, nei vent'anni, transitati prima nei paraggi berlusconiani ed ora in massa in Azione? Pare un tantino superdimensionato codesto programmino, oppure è realistico questo faccio tutto io?

Bisognerà dunque vedere se il consenso social cercato, sollecitato, coltivato in vitro soprattutto dal suo fidato sindaco, di fatto in “Azione” anche lui, supererà la realtà. Per quello elettorale di consenso, basterà invece attendere il 26 settembre. Solo allora misureremo il plebiscito.

sabato 10 settembre 2022

La Regina. Le elezioni. E Pavone che va alla Provincia a dubitare dei Migliori?

ROSETO. Dunque quel pian resilente che doveva renderci, a parola dei Migliori, il sol dell'avvenire e delle progressive sorti, ostacolerebbe financo le normali manutenzioni delle scuole. Tanto che la provincia teramana ha dovuto supplire alla bisogna. Così pare, anche se a co-dirlo è quel delegato provinciale alle scuole, l'Enio Pavone da Roseto, che in “patria” (a Roseto vale a dire) non solo è la colonna portante dei Migliori locali, ma si dà da fare più che può affinché l'union sacrée rosetana porti a Roma l'esponente cittadino dei Migliori appunto.

E vabbé, cosa vuoi che sia! È la politica, signori. Che mai fermò la propria campagna elettorale quando il nostro Carlo (non il III° d'inghilterra, ma il IV.0 trasteverino) lo propose, mentre tosto ha dovuto ceder passo, almeno a livello mass-mediatico, per i dovuti onori alla Regina d'oltremanica. L'avessimo del resto noi una monarchia tal quella britannica! visto che ad ogni elezione, locale o nazionale che sia, cerchiamo di affibbiarci un re (o una regina) che puntualmente ci delude.

Lo faremo anche stavolta. E sapete cosa vi dico? Non fosse che pure nel 2018 mi astenni dalle urne, come farò per l'oggi, avrei anch'io tributato il mio favor votante alla deputata della Roma non pariolina che va per la maggiore. Non per convinzione, ma per curiosità. Per scoprire se, ahi visto mai, non dalla créme, ma dalla plebe (in senso nobile) possa un giorno sortire una leader di governo a tutto tondo, come d'altra parte del continente qualche volta è capitato. E viene in mente la Germania, con una all'epoca sconosciuta politica dell'Est, che fece la carriera che fece. Fantasia, certo. Comunque di lei non ho nessun timore. D'altri per la democrazia reale temo eccome, e con prova negli ultim'anni!

D'altra parte cosa di peggio può succedere ad un Paese che, tanto per dire, ha fatto una legge la quale diceva di garantire, a chi si fosse registrato in un dato pubblico elenco, di non ricevere più telefonate che ad ogni ora del giorno ti propongono offerte le più... vantaggiose per questo o quello. Bene, fatta l'iscrizione, arrivano più telefonate di prima. Evidentemente la legge è un colabrodo, buono solo per lo spot del momento di chi l'aveva promossa.

L'unica cosa infatti sulla quale oggi la politica, europea in questo caso, va d'amore e d'accordo è la guerra. Per tutto l'altro dissente. Anche le bollette che fan veder le stelle possono attendere. Anche loro debbono inchinarsi alla guerra, sulla quale non è ammessa discussione.

Pazienza, tra due giorni saremo distratti un po' da un'altra mistica: quella del primo giorno di scuola. Che ormai, superate ma nemmeno tanto quelle d'obbligo, più che un diritto è un privilegio, visto quel che costano i libri e gli zaini, il corredo d'ordinanza e gli abbonamenti ai servizi vari e tutto il resto. Ma che fa! noi abbiamo la grande mistica del Primo Giorno di Scuola; la grande Retorica dell'apparenza sopra la sostanza. E per fortuna non siamo più al 1898, alla rivolta per il rincaro del grano con le successive cannonate di rispristino dell'Ordine. costituito.

Ma allora c'era lo spauracchio del socialismo, della rivoluzione alle porte. E poi s'è visto come è andata. Per fortuna oggi siamo tutti più tranquilli: noi che non vediamo l'ora di inchinarci alle disposizioni di risparmio del governo, qualsiasi sia il governo, ed il Potere instesso che non ha nulla da temere se non qualche post social magari da censurare prontamente.

Buon week-end allora e godiamoci questo scorcio di mare, per noi che siam qui resistenti alle ultime squadriglie d'assalto d'un turismo a volte altezzoso e prepotente. Ma questo non si può dire, va da sé. E difatti non l'ho detto! L'ho appena scritto dove, per mia salvezza, non si legge.

domenica 4 settembre 2022

La democrazia del 10 per cento

Dunque il capo dello Stato manda un messaggio ad un simposio d'industriali e quasi rimprovera l'Europa di non intervenire sul prezzo del gas. Nulla dice, invece, al suo Primo Ministro, che ha ben più da presso e sull'argomento pisola da lungi.

Del resto, non ci dicono i megafoni ufficiali che il nostro “Pil” tira? L'occupazione va e tutto sommato siamo ricchi? Questa ben strana ricetta per la quale Putin si sconfiggerebbe e Zelensky trionferebbe se noi mandassimo a gambe all'aria migliaia di famiglie rimanendo però ricchi, deve aver fatto breccia almeno tra tutti coloro che, per interposto voto non a lui ma ai suoi epigoni, vorrebbero l'ex-banchiere di Stato a capo dell'esecutivo praticamente a vita.

Il nostro futuro allora sarebbe assicurato se al governo lasciassimo un premier non eletto ma indicato da chi, ben che gli vada, punta al 10 per cento del consenso elettorale da giocarsi, eventualmente, sull'ago della bilancia parlamentare. Una bizzarra concezione della democrazia. Ma non è stato sempre così, par di sentirli? Non abbiamo sempre dovuto “correggere” con la nostra lungimiranza di benefattori, gli “errori” di questi sciocchi elettori?

Sarà, ma questa continua correzione sembra piuttosto derivare. Da una parte, infatti, rafforza più che altro gli “errori” degli elettori, dall'altra pare far tanto comodo agli interessi degli eletti. Non sarà una casta allora, questa strana democrazia del dieci per cento, ma certo gli si avvicina assai.

Buona domenica

venerdì 2 settembre 2022

Se bastasse un tubo...

ROSETO. Le località di mare, dopo qualche acquazzone forte, si allagano. Si sono sempre allagate. Si allagheranno sempre. Anche di più, visto che i sindaci fanno a gara a far cementificare ed asfaltare più che possono.

Allora, come cercano di arginare il problema? In parte, spendendo vagonate di denaro pubblico (specie ora che hanno per le mani i fondi europei) per allungare le tubazioni sotto le strade o le piazze. Con quali risultati? Scarsi. Qualcosa all'inizio e poi basta. Perché? Primo perché bisogna vedere se i tubi che mettono non sono troppo piccoli. Secondo e soprattutto, perché dopo poco tempo i tubi si intasano. Per farli funzionare dovrebbero essere dotati di tantissimi “pozzetti” da ripulire periodicamente. Ma questo ai politici in genere interessa poco, perché non è che puoi tagliare un nastro e farti un selfie ogni volta che si stappa una fogna. Per non dire delle pompe, senza le quali i tubi non servono: quelle quando ci arriva il fango si bloccano e buonanotte!

Quindi bisogna mettersi l'anima in pace. Le nostre città e cittadine di mare, se piove un po' di più galleggiano. Poi esce il sole e si asciugano. Passi il giorno dopo le cosiddette “alluvioni” e non vedi più nulla. Non fossi stato lì mentre pioveva crederesti ad una bufala. Va così, se piove andiamo in gondola, se c'è il sole in t-shirt. E sono graziose lo stesso. Chi le abita o vi viene dovrebbe saperlo e farsene una buona ragione.