domenica 11 settembre 2022

Perché metter a paragone 20 anni fa con l'oggi? Qualcosa mi sfugge in questa... comunicazione!


ROSETO. Come si distingueranno i fondi veri da quelli eventualmente poco veri? L'enigma è destinato forse a restare nel mistero delle moderne forme dell'arte della persuasione. Comunque quelli autentici, di fondi, son oggetto della comunicazione, per dir così idrogeologica, della coalizione che a scala locale sostiene il sindaco Nugnes ed a livello politico generale appoggia “Azione” di Carlo Calenda. Del resto, verissimi eran i fondi che più di quindici anni or sono alimentavano la costruzione di strade e di ponti (ciclabili) e di palazzetti dello sport e lungomari vari, che oggi il candidato di punta di “Azione”, Giulio Sottanelli, mette nella sua campagna elettorale a suon di spot che intendono accentuare il modo fattivo in cui interpreta la politica.

Certo, si potrebbe obiettare che in quella provincia (di Teramo) tra il 2004 ed il 2009, Giulio Sottanelli era il vice di un presidente del Pd, se non sbaglio il compianto Ernino D'Agostino. Non era quindi solo suo il merito di quei ponti. E lo era, vicepresidente, anche perché Roseto, dalla cui amministrazione proveniva, s'era affidato al centro-sinistra con la percentuale bulgara di circa l'ottanta per cento, ma il sindaco era ancora una volta del Pd, cioè il bravissimo Franco Di Bonaventura. Perché Roseto quando si affida... si affida. E come allora era tutto per il centro-sinistra oggi è tutto o quasi per “Azione”, della quale Giulio è da tempo a capo. Così la Città delle Rose è divenuto forse il comune più “Calendiano” d'Italia, ove la rappresentanza municipale direttamente o indirettamente in appoggio ad Azione in queste elezioni sfiora il 75 per cento. Il che, dovesse tradursi in voti elettorali, significherebbe un plebiscito per Giulio Sottanelli e quindi per Calenda.

E dunque sia. Con ogni augurio di successo. Ma per esser fattivi, operativi, manageriali appunto, occorre stare al governo. E qui vien il punto. E se al governo “Azione” non dovesse andare, come aiuterebbe la sua Roseto il buon Giulio? Ripeto, l'augurio è per i migliori successi, ma mettiamo il caso. Perché questa comunicazione basata tutta sull'operatività, che sia a scala municipale o nazionale, porta con se il corollario che si occupino solo e sempre poltrone di potere, senza le quale l'operatività dovrebbe trasformarsi in opposizione che è altra cosa.

L'opposizione allora! Quella così difficile da fare a Roseto come in Italia. Quella dove non vuol star nessuno. Ecco quindi i costruttori di ponti, e di strade, e di condotte sub-litoranee. Magari super-annunciate oppure rivendicate oggi per ieri quale eredità di vent'anni passati. Non saprei dire se una politica in tal modo declinata sia fattiva, operativa, pragmatica o solo celebrativa. E nemmeno saprei dire se funzionerà in un momento in cui le persone pensano alle bollette stratosferiche, al posto di lavoro provato della crisi, alla guerra che incombe in Tv, al futuro incerto per tanti giovani.

Ma, soprattutto, non saprei dire se funziona nel caso in cui “Giulio” non è candidato a sindaco o presidente della provincia, ma al parlamento. Allora cosa vuol dire il vent'anni or sono io facevo? Se mai oggi si dovesse fare sarà il sindaco attuale a fare, o no? Oppure veramente “Giulio” pensa di far tutto da solo, lui a Roma e Nugnes qui con l'unico appoggio degli ex-socialisti di Pavone nel frattempo, nei vent'anni, transitati prima nei paraggi berlusconiani ed ora in massa in Azione? Pare un tantino superdimensionato codesto programmino, oppure è realistico questo faccio tutto io?

Bisognerà dunque vedere se il consenso social cercato, sollecitato, coltivato in vitro soprattutto dal suo fidato sindaco, di fatto in “Azione” anche lui, supererà la realtà. Per quello elettorale di consenso, basterà invece attendere il 26 settembre. Solo allora misureremo il plebiscito.

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