mercoledì 31 agosto 2022

Nel Paese dell'indifferenza reale

Questa mattina sono andato in una struttura sanitaria pubblica abruzzese. Un controllo di routine, quasi burocratico, per fortuna nulla di eccezionale. Non dico il nome della struttura perché credo non sia importante. Mi pare degno di cronaca, invece, l'episodio.

Dunque poco dopo le nove, la sala sportelli di questo edificio sanitario era stracolma. Il distanziamento un concetto astratto. Ma la cosa che balzava subito agli occhi era la porta usata per entrare e uscire dall'affollatissimo spazio: socchiusa: le due ante quasi accostate; una luce di circa 60 centimetri per passare a doppio senso!

Bene. Mi sono gustato la scena. Nella mezzora abbondante di attesa l'hanno attraversata medici, paramedici, personale vario, persone in fila, eccetera. Nessuno, dico a nessuno, è venuto in mente di aprirla, di spingere semplicemente l'anta. Una indifferenza globale. Assoluto disinteresse alla cosa. Forse ci voleva un... procedimento, per farlo. Come se io a casa per chiudere il rubinetto chiamassi l'idraulico o per accendere la luce l'elettricista!

Tra me e me ho pensato: ma questo Paese come regge? I mega piani di resilienza, i governi, le elezioni... ma a che servono se ognuno (in certi settori) agisce solo se gli viene prescritto, ordinato, imposto? Quale sarebbe il buon senso? Come possono riuscire ad essere tanto disorganizzati? Siamo diventati come una gigantesca caserma a cielo aperto: agiamo solo per “ordine superiore” e se l'ordine superiore in quel momento è al... bagno, ce ne freghiamo.

Poi vai nel privato e uno solo deve fare tutto: dal pulire i gabinetti a progettare le astronavi.... Che Paese di... siamo diventati... incredibile!

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