domenica 7 agosto 2022

Letta e Calenda chi?

Eppoi ti capita d'attraversar una di quelle vallate dell'interno Abruzzo ove mancavi il ripassar da anni e anni ed... anni. E subito vien all'occhio il degrado industriale; la rovina dei capannoni tirati su a botte di soldi pubblici e leggi speciali della prima come della seconda repubblica.

Sotto un sole africano dell'ora che passa la mezza da un pezzo, vedi barbuti uomini mezzi nudi – forse provenienti da un altro emisfero – stender mutande ad asciugar sulla porta dei camper aperta in faccia a quel giardino urbano dal disegno borghese ottocentesco, dove sol due o tre decenni or sono passeggiare in giacca e cravatta, sia pur estiva, non era l'eccezione. Scorgi bande di ragazzini e ragazzine, vestiti di stracci primordiali, fatti di birra e chissà d'altro, tirare calci ad un pallone contro le vetrine di quei portici un tempo salotto buono della cittadina.

Guardi e ti accorgi che non soltanto il clima è mutato. È cambiato il mondo. Quel mondo che solo ieri ti vedeva giovane di progressiste speranze e che ora appare ai tuoi occhi irriconoscibile. Ti accorgi quanto si sono approfondite le differenze tra un punto e l'altro di una regione pur piccola. E ti rendi conto di quanto più cortese all'umana visione appaia la linea costiera, nella quale il mare o più verosimilmente il quattrino ancora mantiene delle sembianze sociali. Oppure, li dove la folla stessa discioglie in soluzione quei fenomeni anteriori alla storia che d'altra parte l'isolamento invece atomizza.

La radio dell'auto avverte nel mentre che l'accordo Letta-Calenda è saltato. Ma qui è saltato piuttosto l'accordo tra le persone e le cose, tra le persone e le persone, tra le persone e l'intorno. "Letta e Calenda?", dice sorpresa la ragazza del bar guardandoti come un extra-terrestre se accenni una battuta. "E chi sono?", aggiunge sincera, chiudendo: "A me della politica non mi frega niente!". 

Ha ragione.

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