ROSETO. Il bello di abitare in una città piccola (ed avere il vizio di scrivere) è che poi esci a fare due passi, a prendere un caffé, incontri le persone che ti conoscono e si parla di quello che hai scritto. È come una verifica in diretta. Perché l'interpretazione autentica è sempre di chi legge, chiaro. Così questa sera mi sono venute due o tre cose da dire sul post che ho messo prima, quello su Opera Prima (prima... opera prima, mi piace!).
Allora, diceva il post che le amministrazioni Pavone prima e Di Girolamo dopo non sembravano avere negli eventi culturali il punto principale della loro politica. Quella di Nugnes, invece, pare puntarci molto. Che si vuol dire? Cerco di spiegarmi. Se uno osservava il dire ed il fare del sindaco Pavone, ad esempio, non aveva la percezione che il dato culturale fosse il cuore del suo intendere la politica. Piuttosto era una politica pragmatica, tesa a far ampliare il più possibile gli stabilimenti balneari e cose di questo genere.
Ciò non vuol dire che la vicesindaca di Pavone, l'avvocato Maristella Urbini, non si fosse spesa davvero tanto per la cultura. A proposito di Opera Prima, ricordo ancora quando mi diceva di averne incrementato molto gli spettatori portandola in piazza della Repubblica. E con un budget molto più limitato di ora. Lo stesso si era impegnata per la mostra dei vini piuttosto che per la rievocazione della Sciabica, che proprio lei riscoprì. Insomma, Maristella ce la mise proprio tutta. Ma il suo lavoro non appariva. Perché? Per il motivo detto sopra: perché l'imprinting di quella amministrazione era altro.
Guardate, non sto dando giudizi di valore dicendo che era altro, credo solo di registrare una percezione. Così l'assessore che arrivò dopo Urbini, cioè Carmelita Bruscia con il sindaco Di Girolamo, lavorava quasi come una “impiegata h-24” sulle manifestazioni. Ma, anche prima della pandemia, che poi ha bloccato tutto, il frutto del suo lavoro non si vedeva. Perchè? Perché l'imprinting dell'amministrazione Di Girolamo era tutto burocratico, il contrario assoluto di quello che è la politica di oggi, che è tutta comunicazione.
Comunicazione, social, pubbliche relazioni sulle quali invece basa tutto il sindaco attuale, Mario Nugnes. Ed è chiaro allora che l'Opera Prima di Nugnes la si deve vedere in modo diverso da quella di Pavone o Di Girolamo. Perché se io miro su una cosa, impronto la mia amministrazione su un indirizzo dicamo così teatrale, narratologico, scenografico – lo dico anche qui in senso tecnico, non di valore ripeto – è chiaro che poi lì si va a concentrare di più chi guarda dall'esterno.
In definitiva cosa si vuol dire? Che sono i sindaci a fornire il verso al loro agire. Forse solo Franco Di Bonaventura coniugava pragmatismo e cultura insieme. I suoi due successori, Pavone e Di Girolamo, preferirono puntare su altro; l'attuale sindaco è concentratissimo invece sulla comunicazione. E questo diverso carattere di fondo – al di là dell'impegno dei protagonisti – incide sull'immagine che si proietta al di fuori.
Ecco,
non so se mi sono spiegato. Ma il senso del post precedente
voleva esser questo. Ciò detto, aggiungo un altra cosa. Guardate, io
non sono l'opposizione a Nugnes. Anche perché non mi interesserebbe
nulla. Penso che un sindaco o l'altro per me personalmente per
fortuna poco cambia. Qualunque sindaco, per me, è sempre la
controparte, perché se non lo fosse non avrebbe ragione di esistere
un blog-senza-potere o una pagina come queste. Mi limito
quindi ad osservare qualche fatto e, se ne ho voglia, a scriverne. Mannaggia a me!
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