venerdì 15 luglio 2022

La nostra fake-realty

ROSETO. Ciascuno di noi – penso – vede la realtà con l'ottica del luogo ove vive. Chi scrive, ad esempio, sa che il proprio sguardo risente dalla fortuna di abitare in una zona di mare; con i piedi d'estate nel bagnasciuga, cercando di dribblare gli ombrelloni piantati dentro l'acqua.

Che vuol dire osservare la realtà da un luogo di vacanza? Significa che incontri soprattutto quelli che sono in ferie. Un po' meno della metà degli italiani, insomma. Quindi già escludi una bella fetta. Chi va in vacanza, poi, non sta lì a protestare: vuole passare un po' di tempo libero, mangiare bene, godersi il sole e della buona musica.

Molti degli abitanti locali, di conseguenza, provano a tirar su qualche soldo da questo flusso. In mezzo ad un mare (un mare, appunto) di lavoro sommerso, di fitti costosetti e un po' così, tanto precariato per arrotondare e taluni (pochi) che ci guadagnano davvero. Quindi neanche i locali stanno a pensare chissà cosa: si mira al concreto.

Ecco perché a livello politico è più facile amministrare queste accoglienti cittadine di mare. Primo perché specie d'estate il soldo gira (e chi sta bene protesta solo per moda); secondo perché la gente pensa a lavorare e della politica giustamente se ne infischia, se non quando viene toccata nel portafoglio o nell'interesse personale.

Ora, questa che da qui si mira non è però la realtà del Paese. È una parte di una parte. Una metà della metà. Quella parte che più o meno sta bene, festeggia i compleanni, si “spara” – come si dice – drink e pizze: sta in vacanza, insomma. Ecco perché il paese Italia, visto da qua, si vede male. Perché l'impressione che non sia tutto così. Nemmeno Roseto è tutta così. La marginalità c'è eccome, ma è attutita da una media non male.

Ecco, quando noi si scrive, si legge, si commenta la politica locale si dovrebbe tener sempre a mente questo dato. Altrimenti l'immagine viene sfocata. Anche perché ci sono almeno altri due elementi di fake-realty di cui dovremmo discutere. Uno è l'uso massiccio dei social, che poi funzionano bene per scambiarsi auguri, ricette di torte oppure foto di compleanni, per compiacersi insomma, molto meno a livello politico a mio avviso. L'altro è l'abuso dei comunicati-stampa, ovvero il mezzo attraverso il quale i personaggi della politica si scambiano commenti ed... insulti reciproci. Che poi non è nemmeno attraverso la stampa che lo fanno, visto che quelli che loro chiamano “comunicati stampa”, se li pubblicano e scambiano direttamente dai loro social senza nemmeno passare per la mediazione giornalistica.

Ecco, se metti insieme una realtà vacanziera che un po' fa da vetro azzurrato, i social ed un uso strambo dei comunicati, quando parliamo di politica locale dovremmo fare molte molte tare per non avere un immagine non troppo deformata di essa ed a maggior ragione della realtà vera.

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