sabato 11 settembre 2021

La disfida dei centristi

ROSETO. Se uno smart-drone sorvolasse un giorno la spiaggia rosetana e chiedesse: ma qual erano le differenze politiche tra quei candidati dell'autunno 2021? Ebbene, quel drone non troverebbe risposta, se non una di sintesi: erano tutti centristi. Perché si da il caso che differenze politiche di fondo, tra i cinque pretendenti al “Trono” municipale non ci siano.

Quattro di loro, addirittura, provengono dalla medesima matrice del cattolicesimo democratico. Anzi, Tommaso Ginoble, Sabatino Di Girolamo e Giulio Sottanelli (che candidato sindaco non è, ma padre-politico della candidatura ultra-cattolica di Mario Nugnes), hanno militato non solo nello stesso partito, ma hanno appoggiato medesime esperienze amministrative. Un'altro, William Di Marco, non è mai stato nella politica attiva, ma nemmeno l'ha mai criticata più di tanto. Anzi, di quell'ambiente, non politico ma culturale, è stato comunque un protagonista. Rosaria Ciancaione, poi, non ha fatto mai mistero, neanche in consiglio comunale, della sua ammirazione per le amministrazioni socialiste degli anni '80 guidate dal sindaco Ragnoli, che del socialismo rosetano è stato alfiere. Ed in quegli anni il partito socialista era quello di Bettino Craxi, come dire l'emblema del moderatismo assoluto.

Tutti, allora, potrebbero far parte di un unico partito centrista, se esistesse. Tutti, in ogni caso, derivano o fanno riferimento ad una medesima matrice politica o culturale democristiana o, al massimo, socialista-riformista. Ed allora – direbbe il drone-smart – perché si dividono? Boh, vattelo a pesca. Forse perché mancano i partiti. Forse per rancori municipali. Forse per antipatie personali. Forse per interessi di diversa prospettiva. Intendiamoci, delle differenze tra loro esistono, ma sono più caratteriali, di stile se volete, non politiche.

Perché, a ben vedere, nemmeno nella cosiddetta visione della città, o delle cose da fare, sembrano esserci differenze insormontabili. Sua maestà metro-cubo (cemento) e milady metro-quadro (occupazione della spiaggia) sono infatti più o meno presenti nella politica che li ha visti tutti attori e senz'altro non oppositori nei rispettivi ruoli sociali.

Ed allora perché – osserverebbe sempre lo smart-drone – ben trecentotrentasei prodi aspiranti consiglieri si battono con questo o con quello? Molto facilmente perché in quel tempo ed in quel posto le elezioni erano diventate come il tifo calcistico. Tutte le squadre giocano infatti a pallone. Il gioco è quello. Le regole sono quelle. Tutto è lo stesso. Solo che c'è a chi piace una e chi un'altra squadra. È normale.

P.s.: chi scrive non è mai stato tifoso di calcio. Dentro le squadre, però, possono esserci giocatori, o meglio giocatrici, che suscitano simpatia anche di chi tifoso non è. Sono le calciatrici che scelgono campi proibitivi, dove ti fischiano alleati ed avversari. Quelle che non le fanno capitane, ovvero non le candidano a sindaco. Che non temono le sfide. A loro e solo a loro, da non tifoso, ma da spettatore non partecipante, va l'augurio di una buona domenica.

 

Nessun commento:

Posta un commento

La parità di genere è fatto sociale

CHIETI. Un'interessante prospettiva sugli studi di genere è stata offerta dal filoso Lorenzo Gasbarrini durante un incontro promosso dal...