E così venne Natale. Che poi era un venerdì. Ed ancor non si conosceva s'era crisi vera od inventata. Una organizzazione diceva che in Abruzzo la cassa della integrazione era esplosiva. E temeva per i licenziamenti appena sarebbero stati possibili. Un'altra organizzazione diceva che sì, però, tutto sommato l'alimentare andava, avendo bruciato per le Feste 287 milioni verso i 322 dell'anno precedente. Calo limitato, quindi.
Intanto il giorno prima un “importante” (come si diceva una volta) giornale nazionale aveva scritto che l'affetto cura anche questo stramaledetto morbo. Ma no?!? Chi l'avrebbe mai sospettato! L'amore, l'affetto, l'umanità guarisce!? Suvvia, non diciamolo!
Di certo non l'avevano detto, né letto si presume, quegli emeriti cattedratici, ex-sessantottini, apparsi come al solito in Tv qualche sera prima. A loro l'affetto dev'esser deficitato fin da piccini, forse. Dei rivoluzionari che s'intestavano d'esser stati a vent'anni, gli è rimasto intorno ai settanta (di anni) solo il ghigno dell'arroganza. Si vede da come “arrotano” il sillabario nell'ingiungere clausure e restrizioni natalizie. Quasi ne godessero. Quasi s'atteggiassero a sommi sacerdoti del Verbo che impartiscono penitenze urbi et orbi ai comuni peccatori rei dei mali del mondo. Quasi parlassero degli “italiani” come se essi invece verbeggiassero in... giapponese!
Ghigno, protervia, burbanza, ecco i tratti di questi Soggetti di Potere e del Potere. Eppure la cura è amore, affetto, umanità. Non né usciremo senza. Ma scarseggia in certi troni. Manca dal trono dei regnati-governanti. Non si trova più nella Politica, che pur un tempo fu umanistica. È sconosciuto per lo più dai cattedratici. Non l'hanno i curatori, o molti di loro. Non né provano gli scribbacchini delle leggi e non solo delle leggi. Non lo frequentano molti berretti stemmati. Ed anche agli scrittori delle cronache fa spesso difetto.
Ma tant'è. Dicon che a Natale si è tutti più buoni. Buoni un corno, mi consenta!
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