domenica 3 novembre 2019

La faranno. Anche a dispetto dei santi. Perché la pista ciclabile fa "in"!



ROSETO. Oggi, chi parteggia per le piste ciclabili, ha un vantaggio: si sente glamour. La politica furba, ama le ciclabili. Perché così mette le vele al vento; diventa ambiental-correct; si stampa da sola la medaglia del bello-buono-giusto. Insomma, è una cosa populista, specie da certi parti della politica. Anche se poi spende un sacco di soldi per per fare cose che non servono a nulla.

Anche se sfida pendenze da super-muscoli. Anche se traccia curve a gomito. Anche se rischia confronti del terzo tipo con le auto. Anche se fa incazzare di brutto quelli che hanno la ventura di abitare lungo queste vie del futuro, in realtà ritorni al medioevo.
Così questa mattina un gruppo di ciclisti, alcuni consiglieri comunali d'opposizione, il “Comitato di via Piave” e semplici cittadini, si sono assunti il compito di pedalare contro-vento. E dire NO alle corsie ciclabili che il Comune ha progettato e appaltato in quattro e quattro otto senza ascoltare nessuno da via Marche a viale Europa fino alla scuola di Voltarrosto. Insomma, dei coraggiosi, vista l'aria che tira.

Perché loro, questi cittadini rosetani, le piste ciclabili le vogliono. Ma preferirebbero fossero di buon senso. Magari arrivassero fino alla “Rolli”, passando per la Nazionale. Non vorrebbero che qualche iroso ciclista gli sfrecciasse a due centimetri dalla porta di casa. Gli impedisse di “appoggiare” un attimo l'auto se devi far salire un anziano. Gli corresse giulivo a lato della strada senza protezione.

Ecco, questi cittadini propongono alternative di buon senso. E perciò stesso destinate alla sconfitta. Perché politica e buon senso sono nemici. Perché la politica rosetana ha vinto da tempo la sua battaglia contro il buon senso. E perciò – temo – la cosiddetta pista ciclabile si farà dove vuole il Sindaco (o meglio, qualche suo consigliere). A dispetto dei santi. Per dirla con un linguaggio che di questi primi di novembre fa un po' rima con la tristezza di questa assurda politica.

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