giovedì 3 luglio 2025

A proposito di "coprogettazione"

ROSETO. Questa mattina, presentando una manifestazione culturale, ad un certo punto, il sindaco, Mario Nugnes, ha fatto un riferimento ai cosiddetti affidamenti in co-progettazione, cui la sua amministrazione fa largo ricorso.

La questione merita una piccola riflessione. Di carattere generale.

Dunque lui par intendere questa co-progettazione (che poi è uno degli infiniti modi che il legislatore italiano ha inventato in sostanziale materia di appalti); par intenderla allora come un mezzo per affidamenti in continuità. 

Che vuol dire? In parole povere, che il Comune affida ogni anno, per più anni, allo stesso operatore economico, il medesimo servizio dell'anno precedente. Contribuendo in maniera considerevole alla sua remunerazione e quindi precludendosi la possibilità di esplorazioni di mercato di volta in volta.

È come se io, per pulire il mio giardino di casa, chiamassi sempre lo stesso giardiniere, ma senza pattuire il prezzo ogni anno, bensì con una retribuzione fissa, come lo avessi assunto. Se per ipotesi trovassi un altro giardiniere che mi fa lo stesso lavoro a meno prezzo, non potrei servirmene. Ovviamente io, a casa mia, non lo farei.

Ma lasciamo stare. Il servizio di cui parlava il sindaco stamane, infatti, non è solo materiale. È anche una proprietà intellettuale di fatto del Comune, che né è stato l'ideatore e l'artefice circa trent'anni or sono.

Orbene, se l'affidatario, agendo nell'ambito dell'appalto, modifica il format, ovvero le caratteristiche del bene-immateriale, magari semplicemente per aggiornarlo ai tempi come è naturale, di chi sarebbe diciamo così il brand? Resterebbe pubblico, oppure diverrebbe tacitamente una legittima comproprietà intellettuale, chiamiamola così per capirci, di tipo privata?

Ecco, in definitiva la domanda sarebbe: ma è conveniente questo co-progettare?

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