mercoledì 16 aprile 2025

Quel non so ché di Roseto

ROSETO. Oggi pomeriggio ho passato un paio d'ore a sentirmi il consiglio comunale di Roseto. Dal vivo. In un'aula quasi vuota. Del resto, c'erano solo argomenti ordinari.

Sono andato solamente per prendere un caffettuccio alla macchinetta dell'atrio, che trovo buonissimo. Poi sono rimasto. Perché mi è balenata l'idea di raccontare una cosa che ho sempre pensato, ma mai scritta qui. Vale a dire la seguente. Che le regole generali, quelle scritte tutte uguali per Roma, Milano o Pescara, tanto per dire, non le puoi applicare a Roseto. Non per malavoglia, ma per una questione semplice: che sono (vorrei dire siamo) tutti più o meno amici, o parenti, o conoscenti.

Attenzione, il dibattito è a volte feroce, come può essere feroce una discussione in famiglia, che in fondo è la peggiore perché extra-regolamentare (e non parlo, in questo caso del regolamento-regolamento, su cui pure c'è una dura vertenza). No, il riferimento è alle norme in generale. Non le puoi applicare perché in Consiglio si parla di tutto (oggi si è arrivati persino a discutere del prezzo dei carciofi). E non c'è malafede: è che si usa la politica in senso lato, a volte per dirsene quattro che mai le potresti dire se non usando la parola politica appunto, altre volte per esprimere la propria opinione sul mondo intero.

È difficile applicare la categoria politica a tutto questo. O forse è proprio questo, questo parlare della città a ruota libera, la politica. Come è arduo applicare le regole classiche del giornalismo a tutto questo. Fare il giornalista in una piccola città è la cosa più difficile del mondo, perché quello (o quella) di cui parli la incontri tutte le mattine, al bar o per strada. Non è come a Roma, dove il tuo interlocutore nemmeno lo conosci. Io stesso mi rendo conto che quello che scrivo, pur sforzandomi di essere il più oggettivo possibile (nell'ambito delle mie possibilità, beninteso), è spesso fuori contesto.

Purtroppo in questo clima a volte vengono prese delle decisioni terribili per la città (come quella del lungomare, ad esempio), ma raccontarle con lo schema classico della cronaca è impossibile. Perché appunto c'è il clima. Quello ad esempio che tu esci, prendi la bici e guardi la gente che fa l'aperitivo, passeggia oppure corre per qualche commissione e pensa – giustamente – ad altro. La politica è un'altra dimensione, fuori contesto anch'essa pure essendo il... contesto.

Devo dire che a me piace vivere a Roseto per questo. Per la gente che incontro per strada. O al caffé. E perché tutto sommato, forse, anche nel momento in cui esprimo delle opinioni dure su alcuni fatti, poi anch'esse rientrano nell'atmosfera che viene prima e va oltre il singolo fatto. Ecco, questo pomeriggio ho re-incontrato di nuovo questo sentimento, questo sub-strato, questa atmosfera rosetana che forse è solo una mia sensazione e che pure mi pare percepibile.

Che va oltre la politica, oltre il giornalismo, oltre la mia stessa interpretazione dei fatti. E che tutto sommato è una sensazione che mi piace. E perciò ho voluto condividere.

p.s.: mentre scrivo ricevo dei comunicati politici, di cui darò conto dopo, che sembrano contraddire quanto sopra. Ed invece secondo me vi si inseriscono. Ma ci sarà spazio dopo per riferire.

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