domenica 5 marzo 2023

Quel video sia distribuito nelle scuole

ROSETO. Il video di quella cosiddetta conferenza stampa dei giorni scorsi sul regolamento del consiglio comunale andrebbe gelosamente custodito nelle teche della città e mostrato nelle scuole a futura memoria. Un monito per i giovani (pochi, pochissimi: per fortuna i ragazzi d'oggi quel “vizio” l'hanno perso) che volessero avventurarsi nella politica. Per mostrar loro cos'è davvero la politica e suggerire di non mettersi mai dalla parte dell'opposizione, ma sempre da quella di chi vince. Se non vogliono ritrovarsi una bella mattina sotto tiro a reti-social-unificate da parte di moderatissimi padri e madri di famiglia che però non trovano di meglio che passarsi la palla delle “parole” per colpire in fuori gioco, senza che nessuno fischi il fallo, un collega assente.

Ma a quel video, a quanto pare, andrebbe aggiunto anche qualche spezzone della seduta del 3 marzo del consiglio comunale. Quando c'è voluta tutta l'abilità ed il sangue freddo del consigliere Francesco di Giuseppe (Fratelli d'Italia) nel controdedurre ai cavilli formali ed agli assalti verbali contro la sua sacrosanta opposizione verso le modifiche al regolamento dell'assemblea.

Veramente il cavillo formale circa la validità della firma dei suoi emendamenti è venuto non tanto dalla politica quanto dal più Alto Ufficio Burocratico dell'Ente. Il quale ufficio, va detto solo per incidentalità di cronaca, si prodiga sempre con molta solerzia nel garantire l'adamantina validità tecnica delle tesi che la stessa amministrazione attiva porta avanti a livello politico e contraddire per speculare conseguenza quelle dell'opposizione. Un assunto però – sempre dato di cronaca – che in un caso recente come quello della tassa di soggiorno, il Tribunale amministrativo regionale (TAR) pare aver piuttosto smentito – anche sul piano formale – dando ragione ai rilievi dell'opposizione evidentemente ritenuti invece privi di pregio da parte dell'Alto Ufficio burocratico di cui innanzi.

Ma se sulla animosità e sull'approccio muscolare da parte della maggioranza si è già letto sulla stampa e qui cennato appena – e del resto non è una novità – un discorso a parte si dovrebbe aprire sulla presidente del consiglio comunale, avvocato Gabriella Recchiuti, votatissima consigliera di “Azione” in quel di Cologna, dove risiede la sua base elettorale maggiore. Ora, pare a chi scrive che la giovane esponente del partito Calendiano prenda a morsi – come si suol dire – la politica. Si vede lontano un miglio che gli piace farla e l'affronta con piglio garibaldino. Ha deciso che quella è la sua parete da scalare ed è partita con l'elmetto in testa. Se di fronte si para un muro anche di 10 mila emendamenti, lei non media e non aggira: tende a sfondarlo con la forza di un panzer.

Ebbene, una donna che intraprende la politica così volitivamente può generare simpatie ed antipatie. Non sono d'accordo con lei nello specifico, ma personalmente a me quel modo piace. Ma c'è un ma. Non può farlo da presidente del consiglio comunale. No, così è troppo comodo. Non si può utilizzare una carica super-partes per essere partes. Scenda dunque la combattiva avvocato dal suo scranno, rioccupi il seggio di consigliera oppure meglio ancora si faccia dare dal suo sindaco un ruolo operativo nella Giunta, magari trasformando la delega alla “gentilezza” che già ricopre in qualche cosa di più consono e conduca da lì le sue intemerate contro l'opposizione. Farlo da presidente del consiglio comunale è quanto di più sbagliato possa darsi, ed oltretutto non le fa nemmeno onore.

Di fronte a ciò però, anche gli altri due consiglieri d'opposizione (a parte Di Giuseppe), ovvero Teresa Ginoble soprattutto, non possono limitarsi a rimproverare questioni di stile. Non basta dire la presidente è di parte. Perché lo è di fatto e dirglielo va bene ma non la sposta di un millimetro. La dico ancor più chiara: se Gabriella Recchiuti è, molto molto da lontano ovvio – solo per farci capire – una Giorgia Meloni nel suo agire da zero, allora gli altri trovino – fuori dal consiglio per necessità di millenium – una Elly Schlein oppure una Santanché fate voi rosetana. Se si guardano attorno, forse non mancano.

Diceva Sandro Pertini (un presidente della repubblica del '900): “In politica, a brigante brigante e mezzo”. Vuol dire che contro un avversario che usa metodi poco istituzionali, si contrappone analoga moneta. Lamentarsi infatti conta poco: conta battagliare. Di Giuseppe, in questa occasione, ha battagliato e gli va riconosciuto. Gli altri prendano coraggio e affondino di più sul pedale dell'acceleratore. Ve n'è bisogno.

Buona fortuna

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