martedì 21 febbraio 2023

Il carnevale irrigimentato

Pixano sullo sfondo degli smartphone le immagini dei vari carnevale. E dai volti delle maschere non pare scorgere allegria quanto conformismo d'allegria. Sia i protagonisti che gli spettatori delle sfilate sembrano attentissimi a recitare il loro ruolo. Quasi fossero dei professionisti. Quasi anche quello venisse inteso come un lavoro. Quasi recitassero un copione senza sbavare, pronti ad ottemperare alla parte assegnata.

Non si vede il rompere le righe, il divertirsi fuori dagli schemi, l'andare a braccio e magari contro. Non c'è lo sberleffo irriverente e la presa in giro del potere, che tra l'altro quasi sempre organizza e gestisce con abile regia comunicativa gli eventi, quanto non finanzia addirittura. Il carnevale dovrebbe esser la pausa dai doveri. Ed invece sta diventando a sua volta un... dovere. C'è una smania di perfezionismo che tende a ricondurre tutto a regole, ad imposizione, a star dentro i canoni del social-accettato, che poi sono quelli del commercialmente garantito. Non si vede non dico lo squarcio culturale, ma nemmeno l'incrinatura del modello pre-costituito della narrazione ufficiale. La quale narrazione peraltro rischia di diventare didascalica, priva di magia e di necessari abissi.

Del resto non è solo il carnevale. Abbiamo paura del dubbio. Persino delle domande. Non abbiamo d'altronte un eroe senza macchia e senza paura della guerra che ci viene proposto come idolo ad ogni telegiornale della sera? E si badi bene che non è questione del governo dell'ultimo momento, anzi... Basta pensare che la politica del maggior partito d'opposizione era stata di fatto dettata da un ministro in sanità dei cui preconcetti non si poteva metter in discussione neanche la ragionevolezza pena l'esclusione dai consessi social. E non abbiamo avuto di recente un Festival che ha fatto dell'anticonformismo il conformismo più assoluto così annullandolo definitivamente? Come potrebbe il carnevale allora derogare? Va sviluppato e ricondotto entro le... regole appunto.

Viene in mente di rileggere aggiornandolo (adesso va di moda corregger la letteratura, no?) l'Orlando furioso:

Il mio fu il Carnevale; e paladino

era per poco, assai temuto in corte

d'Arlecchino e Balanzone era cugino,

la cui fama alcun termine non regge;

e s'aspettava a me tutta la beffa,

dopo il mio padre Capitan Fracassa, de la risata.

Leggiadro e bel fui sì, che di me accesi

più d'un amante; e al fin solo me offesi”

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