martedì 28 febbraio 2023

E poi vai per salutare un'amica e... ti vengono dei pensieri!

PINETO. Questa mattina sono andato a Pineto. Volevo salutare un'amica, che non vedevo da diverso tempo: Evelina Frisa. Lei è impegnata nella presentazione di una manifestazione. Così ho approfittato. La manifestazione si svolge al palazzetto dello sport di Pineto. Tra l'altro c'era anche il sindaco, Robert Verrocchio, bardato con un berrettino di lana ed una discreta barba brizzolata tanto che non l'ho riconosciuto. Ma Verrocchio è sempre gentilissimo (uno dei pochi sindaci davvero cortesi che conosco), che mi ha salutato lui.

Dunque c'è questa manifestazione. Si chiama: “Settimana dello sport paralimpico”. E, in breve, vuole far vedere che anche coloro che hanno difficoltà fisiche notevoli, per colpa di malattie o incidenti, possono fare sport a livello agonistico. Con un grande impegno. Con grande forza di volontà. Ma possono farlo. Difatti il pubblico invitato è costituito dai ragazzi delle scuole. I quali – mi ha detto Evelina – possono anche interloquire con qualche domanda.

Direte voi, e allora? Perché ne scrivi qui? Non certo solo per raccontarvi del mio incontro amicale, ma perché c'è un tema sotteso a tutta la manifestazione. Un tema che dà il titolo ad uno spettacolo inserito negli eventi a corredo di una settimana intera di incontri: l'essere “Fuori posto”. E questo mi sembra una cosa d'interesse non solo personale. 

Allora, si può essere “fuori posto” per caratteristiche fisiche; perché i compagni di scuola ti vedono “diverso” e quindi ti bullizzano; per idee o ideologie politiche; per preferenze sessuali... per tanti motivi, insomma. E queste tante “diversità” è un po' il senso del discorso – possono costituire una ricchezza o una... guerra! E qui si entra nel campo filosofico. O politico se si vuole.

Perchè? Perché noi viviamo un tempo di guerra. Che la disabilità la produce, quanto scampa dalla morte. Che l'esclusione la provoca, quando scampa dalle bombe. Ed in questo tempo di guerra, ne viviamo uno “parallelo”, che invece pensa ad “includere” tutti e lo manifesta, come ad esempio a Pineto lo sta manifestando. Se volete è l'eterno rapporto tra il Bene il Male. Tra Caino e Abele. Un rapporto ineludibile, connaturato in noi. Nel quale oscilliamo, come vele al vento; come navicelle impazzite nello spazio cosmico.

Ecco, se il “Fuori posto” fosse accettato in sé, non vi sarebbero guerre. Perché non vi sarebbero “confini” e quindi frontiere da difendere o offendere. Un discorso complicato. Che una mattinata di pioggerellina di fine inverno, a Pineto, quasi concilia. E che mi veniva di annotare qui, a mò di promemoria. O di diario surreale, se volete.

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