martedì 28 febbraio 2023

E poi vai per salutare un'amica e... ti vengono dei pensieri!

PINETO. Questa mattina sono andato a Pineto. Volevo salutare un'amica, che non vedevo da diverso tempo: Evelina Frisa. Lei è impegnata nella presentazione di una manifestazione. Così ho approfittato. La manifestazione si svolge al palazzetto dello sport di Pineto. Tra l'altro c'era anche il sindaco, Robert Verrocchio, bardato con un berrettino di lana ed una discreta barba brizzolata tanto che non l'ho riconosciuto. Ma Verrocchio è sempre gentilissimo (uno dei pochi sindaci davvero cortesi che conosco), che mi ha salutato lui.

Dunque c'è questa manifestazione. Si chiama: “Settimana dello sport paralimpico”. E, in breve, vuole far vedere che anche coloro che hanno difficoltà fisiche notevoli, per colpa di malattie o incidenti, possono fare sport a livello agonistico. Con un grande impegno. Con grande forza di volontà. Ma possono farlo. Difatti il pubblico invitato è costituito dai ragazzi delle scuole. I quali – mi ha detto Evelina – possono anche interloquire con qualche domanda.

Direte voi, e allora? Perché ne scrivi qui? Non certo solo per raccontarvi del mio incontro amicale, ma perché c'è un tema sotteso a tutta la manifestazione. Un tema che dà il titolo ad uno spettacolo inserito negli eventi a corredo di una settimana intera di incontri: l'essere “Fuori posto”. E questo mi sembra una cosa d'interesse non solo personale. 

Allora, si può essere “fuori posto” per caratteristiche fisiche; perché i compagni di scuola ti vedono “diverso” e quindi ti bullizzano; per idee o ideologie politiche; per preferenze sessuali... per tanti motivi, insomma. E queste tante “diversità” è un po' il senso del discorso – possono costituire una ricchezza o una... guerra! E qui si entra nel campo filosofico. O politico se si vuole.

Perchè? Perché noi viviamo un tempo di guerra. Che la disabilità la produce, quanto scampa dalla morte. Che l'esclusione la provoca, quando scampa dalle bombe. Ed in questo tempo di guerra, ne viviamo uno “parallelo”, che invece pensa ad “includere” tutti e lo manifesta, come ad esempio a Pineto lo sta manifestando. Se volete è l'eterno rapporto tra il Bene il Male. Tra Caino e Abele. Un rapporto ineludibile, connaturato in noi. Nel quale oscilliamo, come vele al vento; come navicelle impazzite nello spazio cosmico.

Ecco, se il “Fuori posto” fosse accettato in sé, non vi sarebbero guerre. Perché non vi sarebbero “confini” e quindi frontiere da difendere o offendere. Un discorso complicato. Che una mattinata di pioggerellina di fine inverno, a Pineto, quasi concilia. E che mi veniva di annotare qui, a mò di promemoria. O di diario surreale, se volete.

lunedì 27 febbraio 2023

Spettacolarizziamo tutto

Siamo stati capaci anche di celebrare il “primo anno di guerra” (in Ucraina), quasi come un evento qualsiasi. Si grida alla vittoria, piuttosto indifferenti alle migliaia di vittime, bambini compresi, che comporta. Già, cosa conta un bambino in più o in meno di fronte alla... Storia!

Neanche il tempo di metabolizzare l'esultanza dei “non belligeranti” inneggianti alla “vittoria” degli altri come fosse la propria, ed ecco la tragedia dell'immigrazione a Crotone. Fiumi di lacrime, spesso interessate.

Scusate, ma se e quando manderemo l'esercito, cioè quelli che chiamate “i nostri ragazzi”, a combattere contro l'Orco Russo – non sarebbe la naturale conseguenza di certo bellicismo? – che direte? Lo avrei voluto chiedere a quella mamma e quel papà giovani che ieri, in un pomeriggio di vento, mentre parcheggiavo sulla costiera della principale città dell'Abruzzo costiero appunto, mi facevano cenno di attendere.

Il loro SUV di ex-marca-reale-britannica, naturalmente ibrido (ho controllato su internet nel frattempo: sta oltre cinquantamila euro di listino), era parcheggiato accanto alla mia utilitaria. Ho capito poi il motivo della cortesia. Era per far scendere due bambini, probabili loro figlioli, saldamente “assicurati” ai sedili posteriori. Per “slacciarli” ci hanno messo, armeggiando sia lui che lei, più d'un lustro di minuti. Frammisti a bacini, “amorino vieni qui” e smancerie consimili.

Io, da bambino, quando dovevo scendere o salire in auto, saltavo giù dai sedili in un attimo e non mi dovevano certo aprire o chiudere lo sportello, essendo autosufficiente alla bisogna. Ebbene, io sono venuto sù pacifista e contro la guerra. Vuoi vedere che da questi qua, trattati a colpi di “amorino” eccetera, incapaci di aprire la portiera dell'auto ed abbracciati persino per farli scendere o salire dall'auto, vengono fuori dei super-guerrafondai?

sabato 25 febbraio 2023

Logo e dintorni

ROSETO. Del disegnino del logo, o animazione grafica o pupazzetto stilizzato o quello che volete voi, devo dire, m'interessa poco. Così come dei “portali” web e diavolerie consimili. Delle quali, tra l'altro, non so nulla e – ai mie occhi – considero delle inutilità assolute se non – sempre a mio avviso – uno spreco di denaro pubblico.

Piuttosto interessa il dibattito a livello di ciò che Francesco di Giuseppe, consigliere di Fratelli d'Italia, ha definito con il termine di clientelismo.

Allo scopo sarebbe a mio parere utile che il sindaco, Mario Nugnes, pubblichi in qualche angolo delle sue infinite esternazioni social, in un anfratto dei suoi periodici monologhi social, una modesta tabellina a due colonne. In una scriva nome, cognome e ragione sociale di coloro che hanno pagato o sponsorizzato la sua campagna elettorale 2021. Nell'altra il cognome, nome ed eventuale denominazione delle ditte che lui ha retribuito per i servizi resi nella medesima campagna politica.

Se poi casulamente (nonché legittimamente, credo) qualcuno di questi dovesse risultare affidatario di appalti o benefici economici di natura pubblica comunale i cittadini giudicheranno l'opportunità. Ripeto: caso mai accada. Tra l'altro credo che i cittadini per lo più, se dovesse verificarsi, ne sarebbero indifferenti o addirittura apprezzerebbero, visto che a queste cose sono abituati da decenni di storia politica italiana. Il clientelismo infatti, in Italia, non ha mai fatto perdere voti a nessuno, semmai qualche voto lo ha fatto guadagnare.

Ma i cittadini, per giudicare e quindi, se ritengono, apprezzare a ragion veduta, devono sapere. Questa è trasparenza. Tutto il resto è propaganda.

Buona domenica

lunedì 20 febbraio 2023

Il carnevale irrigimentato

Pixano sullo sfondo degli smartphone le immagini dei vari carnevale. E dai volti delle maschere non pare scorgere allegria quanto conformismo d'allegria. Sia i protagonisti che gli spettatori delle sfilate sembrano attentissimi a recitare il loro ruolo. Quasi fossero dei professionisti. Quasi anche quello venisse inteso come un lavoro. Quasi recitassero un copione senza sbavare, pronti ad ottemperare alla parte assegnata.

Non si vede il rompere le righe, il divertirsi fuori dagli schemi, l'andare a braccio e magari contro. Non c'è lo sberleffo irriverente e la presa in giro del potere, che tra l'altro quasi sempre organizza e gestisce con abile regia comunicativa gli eventi, quanto non finanzia addirittura. Il carnevale dovrebbe esser la pausa dai doveri. Ed invece sta diventando a sua volta un... dovere. C'è una smania di perfezionismo che tende a ricondurre tutto a regole, ad imposizione, a star dentro i canoni del social-accettato, che poi sono quelli del commercialmente garantito. Non si vede non dico lo squarcio culturale, ma nemmeno l'incrinatura del modello pre-costituito della narrazione ufficiale. La quale narrazione peraltro rischia di diventare didascalica, priva di magia e di necessari abissi.

Del resto non è solo il carnevale. Abbiamo paura del dubbio. Persino delle domande. Non abbiamo d'altronte un eroe senza macchia e senza paura della guerra che ci viene proposto come idolo ad ogni telegiornale della sera? E si badi bene che non è questione del governo dell'ultimo momento, anzi... Basta pensare che la politica del maggior partito d'opposizione era stata di fatto dettata da un ministro in sanità dei cui preconcetti non si poteva metter in discussione neanche la ragionevolezza pena l'esclusione dai consessi social. E non abbiamo avuto di recente un Festival che ha fatto dell'anticonformismo il conformismo più assoluto così annullandolo definitivamente? Come potrebbe il carnevale allora derogare? Va sviluppato e ricondotto entro le... regole appunto.

Viene in mente di rileggere aggiornandolo (adesso va di moda corregger la letteratura, no?) l'Orlando furioso:

Il mio fu il Carnevale; e paladino

era per poco, assai temuto in corte

d'Arlecchino e Balanzone era cugino,

la cui fama alcun termine non regge;

e s'aspettava a me tutta la beffa,

dopo il mio padre Capitan Fracassa, de la risata.

Leggiadro e bel fui sì, che di me accesi

più d'un amante; e al fin solo me offesi”

"110" & lode

ROSETO. Curioso il tempo nostro assai. Si prenda il Pd per paragone. Detesta Renzi, ma si prepara ad incoronare segretario il già renziano Bonaccini. Il quale è sfidato dall'onorevole Elly Schlein. Che tanto non condivide le idee di Bonaccini quanto ne è stata sua vice nell'Emilia Rossa. Ma è niente rispetto al cosiddetto “110”, dove sinistra e palazzinari sembrano lottare insieme per conservare un “privilegio” toccato ai fortunati usciti incolumi dal selvaggio west dei crediti fiscali. E per fortuna che il governo ci ha messo uno stop (speriamo regga) altrimenti anche il comune di Roseto, nel suo piccolo, su pressione proprio delle forze di sinistra e ambientaliste, va a finire si infilava dritto nel ginepraio del “110” medesimo.

Mentre qui nel mondo strano nostro sinistra e palazzinari come detto si battono all'unisono non per il socialismo (una teoria del '900), ma per il futuro dei crediti incagliati, ad Oslo, nella fredda Norvegia, è stata piantata una foresta che crescerà per cent'anni. Ogni anno, un qualsiasi autore di qualsiasi paese fornirà un testo segreto. Possono esistere soltanto due copie cartacee, che verranno consegnate alla biblioteca nel corso di una cerimonia nel bosco. Ci saranno inoltre due copie digitali, aggiornate ogni cinque anni. A cent'anni dall'inizio del progetto verranno aperte le cento scatole e svelati i segreti. E dagli alberi cresciuti nella foresta si produrrà la carta per stampare l'antologia della Futura Library of Norway.

Noi invece, tra cent'anni saremo ancora qui a spaccare il capello in quattro su quanto faceva di sinistra salvare il “110”. Ammettiamolo, ognuno ha la sua altra idea di futuro.

sabato 18 febbraio 2023

La dittatura dell'ambientalismo di facciata

ROSETO. Che poi è facile dire: dovete rinunciare all'auto (si, “dovete”, perché loro parlano così: sempre con questo tono dittatoriale). Certo, avendo i negozi sotto casa, non prenderei la macchina per andare al supermercato, magari distante 4-5 chilometri. Certo, avendo dei figli (per fortuna se ne fanno sempre meno) ed una scuola nel quartiere, non prenderei l'auto per accompagnarli. Certo, lavorando magari a quattro passi (oppure avendo mezzi pubblici comodi ed efficienti) non prenderei l'auto per andare a lavorare. La userei solo la domenica per la gita fuori porta o per andare in vacanza.

Ma quanti di noi hanno queste comodità? Magari stando a Roseto centro, tanto per dire qui da noi, ed essendo in pensione o lavorando nei pressi, l'auto la puoi anche lasciare. Ma dove? In strada, perché i garages privati non ci sono. Ed in strada già oggi, ed ancor più domani, non c'è posto per tutte le auto, dato che si è deciso di far raddoppiare o triplicare il volume di alcuni edifici da vendere a più famiglie possibili.

Ecco allora il gatto che si morde la coda. E così – ma qui Roseto non c'entra, anzi generalizzando il discorso – arriviamo alla sedicente cultura ambientalista la quale non trova di meglio che colpevolizzarti. L'inquinamento? Colpa tua, non di chi ha costruito le città a misura di mattone. La transizione verde? A spese tue, senza disturbare chi ha tagliato di fatto redditi e stipendi. La tecnologia cibernetica? Cavoli tuoi, non di chi ti costringe a correre tra lavoro, spesa e cura della famiglia, ancor più se anziana.

Per questa cultura ambientalista, così comoda e morbida per qualsiasi potere costituito, quindi intrinsecamente autoritaria per sua stessa costruens politica, tu povero cristo nel senso Siloniano (Silone è stato uno scrittore del '900), devi formarti continuamente, anzi de-formarti cioè adattarti supinamente alle loro teorie e batterti il petto dalla mattina alla sera in senso di pentimento per il fatto stesso di accendere la luce o, peggio che mai, girare la chiave d'accensione dell'auto.

L'importante è essser for-mati, con-formati, de-formati esattamente come i chierici del neo-ambientalismo-dogmatico pretendono.

venerdì 17 febbraio 2023

Mi sa che slitta la frizione!

ROSETO. Tenderei a domandarmi: ma, per fare di nuovo una passeggiata sul pontile, dobbiamo aspettare l'esito di “concorsi di idee” i quali, ben che vada, impiegano anni a svilupparsi? No, perché a cinque anni dal primo annuncio di restauro, il pontile pensola ancora lì sul mare sotto il peso di immobili gru.

Del resto, dopo circa un anno di parole & parole, il progetto di restauro di Villa Clemente è ancora allo stato preliminare, cioè poco più che un disegno di massima. E, per la Sovrintendenza, deve praticamente modificarsi a fondo. La scuola “Romani”, poi, ad un anno anch'essa e passa dal proclama della sua demolizione and riscostruzione, è sempre lì: non hanno smontato nemmeno il vetro di un infisso. Ed ancora il distretto sanitario, tra una polemica e l'altra, non sappiamo che faccia avrà, quante stanze conterrà, quando ci sarà la posa della “prima pietra”. La Villa comunale, inoltre, dopo sette anni di chiusura, ancora non riapre. E la palestra di Cologna spiaggia, da appena dodici anni, aspetta l'apertura.

Adesso pare vogliano metter mano al lungomare centrale. Sarebbero lavori da iniziare ad ottobre e concludere in aprile. Invece pare si cominci a marzo e va a finire che in estate andiamo a fare l'aperitivo in compagnia dei tubi di scarico delle ruspe. Ma il vice del sindaco, Angelo Marcone, che parla di “programmazione” in pratica tre volte al dì, almeno mattina a mezzogiorno e sera, sembra sia contento così. E se va bene a lui, figuriamoci a noi...

Ho come l'impressione però che si debba registrare un po' la frizione. Degli annunci. Slitta, mi sembra.

martedì 14 febbraio 2023

Vanessa for president

Vanessa Quaranta, neo-presidente di "SiAmo"

ROSETO. Era una nomina che avrebbero dovuto fare fin dall'inizio. Senza nulla togliere all'amico Simone Aloisi, che tra l'altro è molto bravo. Ma una donna è meglio. Specie se ha la voglia di fare politica di Vanessa Quaranta, appunto neo-presidente dell'associazione “SiAmo”. Solo che a lei toccherà muoversi in un contesto politico proibitivo.

Non facile soprattutto per una donna. Perché le donne che fanno politica devono guardarsi più degli uomini dalle inimicizie personali e dalle invidie. Devono essere più attente degli uomini ai lati spigolosi del carattere. E per farlo c'è un solo metodo: diventare protagoniste “in proprio” della battaglia politica; sfidare; assumere posizioni originali; fare battaglie nette, riconoscibili, assai poco diplomatiche. Operazione difficile ed incerta. Ma altre strade non esistono.

Né essere né apparire gregari di nessuno, insomma. Non raccogliere il testimone di alcuno, posto che testimoni da raccogliere ve ne siano. Rischiare in proprio: se va bene... bene, se va male... pazienza! La politica non è tutto nella vita e Vanessa una sua professione ed un suo lavoro lo ha.

Ma si diceva del contesto proibitivo. Vediamolo in breve. Il centro-sinistra cosiddetto è diviso in tre tronconi ad oggi inconciliabili: il listone Nugnes, il Pd o quel che ne rimane, le liste a sinistra del Pd, identitarie ed irriducibili. In queste condizioni, per sperare in un ballottaggio competitivo servono almeno 5 mila voti al primo turno, essendo gli elettori di Roseto inchiodati tra i 12 ed i 14 mila. Ora, con la sinistra-sinistra che non si allea con il Pd, a quella soglia si avvicina solo Nugnes ed al ballottaggio non c'è partita perché chi sta più o meno a sinistra vota lui. Dall'altro versante, soltanto una destra tutta unita con l'aggiunta di una forte lista centrista, che magari esprime il candidato sindaco, può sperare di competere. Ad oggi una chimera.

Naturalmente tutto può cambiare da un giorno all'altro. Ma ad oggi, tra il Vomano ed il Tordino scorre una autostrada per Nugnes. Solo tra il Vomano ed il Tordino, si badi bene. A nord ed a sud diventa una corsia a senso unico che porta solo in direzione... “Azione”. Il che significa che loro sono competitivi solo nelle elezioni municipali, come seppur latamente persino la recente esperienza in Provincia dimostra. Tra i due fiumi, tuttavia, la divisione a tre del campo-largo del centro-sinistra li favorisce.

Ecco, in questo scenario si muoverà la “SiAmo” di Vanessa. Come si muoverà non lo so. Ma questi sono i paletti che delimitano il campo della politica. E valgono per chiunque volesse tentare di fare qualcosa di realmente efficace a livello rosetano.

Cara Vanessa, ho scritto in tempi non sospetti la mia simpatia per il tuo approccio alla politica. Lo ribadisco, ma non credo che la mia amicizia personale possa far velo ad un fatto che penso oggettivo: comunque vada, una voce in più nel panorama cittadino; un motivo di dibattito in più; una opinione in più non credo possa far male alla città. Anzi... Per lo meno io, da singolo cittadino, portavoce soltanto di me stesso, ne sono contento. Ed è questo l'augurio che sento di farti e di farmi come cittadino e soprattutto come amico. Buon pro, Vanessa!

P.s.: metto volutamente una foto di qualche anno fa, che secondo me interpreta meglio la freschezza che serve alla politica.

sabato 11 febbraio 2023

Ecco a voi la brutta politica

Francesco di Giuseppe, uno dei ricorrenti contro la tassa di soggiorno
ROSETO. Non poteva mancare la risposta – a mezzo stampa – della maggioranza-Nugnes circa la sentenza sulla tassa di soggiorno. Una risposta che “prende atto” della decisione giudiziaria, ma non rinuncia alla polemica con i tre consiglieri d'opposizione che hanno tenuto la conferenza stampa il giorno prima.

Ora, al di là del botta e risposta, c'è qualcosa che forse va detto. La metterei così. Della tassa di soggiorno, alla maggior parte dei cittadini, interessa poco. La pagano i turisti, porta soldi nelle casse pubbliche, quindi cosa ci importa? Ragionamento giustissimo. Al contempo, però, non la tassa, ma l'argomento politico intorno alla tassa, interessa invece molto la qualità della politica stessa, che poi determina il clima, che in qualche modo incide anche sugli aspetti pratici dell'amministrare.

Cosa mette in luce, infatti, la questione politica relativa alle censure mosse dal TAR nella circostanza? Evidenzia un modo di agire della maggioranza ritenuto arrogante da una parte dell'opposizione. Cosa succede infatti a Roseto dal 2011 in poi? Capita che ogni amministrazione che arriva comincia a prendersela con quella precedente. È un qualcosa di incomprensibile. Perché poi nella società, tra la gente che vota, questa spaccatura non c'è. Gli elettori, per fortuna, non sono così l'un contro l'altro armati come invece i loro rappresentanti in consiglio comunale.

Si poteva pensare che con l'elezione di Mario Nugnes questo clima potesse cambiare. Nugnes viene dal pieno del mondo cattolico. È lui stesso un cattolico militante ed anche praticante immagino. Aveva delle aspettative anche di novità. E forse persino l'interesse ad ampliare la sua base di consenso, dato che poi è stato scelto al primo turno da un venti per cento appena degli aventi diritto (circa 4 mila voti su 20 mila più o meno iscritti nelle liste elettorali).

Ecco, da un politico così ti aspetti moderazione, mediazione, “gentilezza” (visto che ha istituito persino una delega cosiddetta). Ed invece proluvia da lui un fiume di parole ogni giorno, monologhi settimali, una continua polemica con una parte dell'opposizione, un fare in fondo che appare pieno di superbia. È questo il punto, non la tassa di soggiorno. È il modo in cui l'ha imposta la tassa, non la tassa medesima. Un modo, tra l'altro, che il TAR ha ritenuto pure illegittimo nelle forme.

Francamente non si capisce la razio di questo genere di politica. Naturalmente poi, contenti loro contenti tutti. Che buon pro gli porti, come si dice. Però, bella non è una politica siffatta. Anzi, proprio bella per niente.

venerdì 10 febbraio 2023

Che la sentenza del TAR sia d'insegnamento

Teresa Ginoble, Francesco di Giuseppe, Nicola Petrini

ROSETO. Eh uno... Eh due... Eh tre! Sono tre volte che le sentenze del TAR (Tribunale amministrativo) bucano le loro difese sul medesimo punto: la gestione degli emendamenti alla tassa di soggiorno. Proprio non riescono a gestirli dentro il consiglio comunale. La prima volta capitò a Sabatino di Girolamo (sindaco) e Teresa Ginoble (presidente d'Aula) proprio su ricorso, tra gli altri, dell'attuale sindaco Nugnes. La seconda e la terza volta è successo esattamente a lui, Mario Nugnes (sindaco) e Gabriella Recchiuti (presidente d'Aula), per ironia della sorte su ricorso anche di Teresa Ginoble, che evidentemente ha fatto tesoro dell'esperienza precedente e di Francesco di Giuseppe (Fratelli d'Italia) che invece è proprio inaccusabile di legami con il passato.
Vanessa Quaranta

Eppure basterebbe così poco. Basterebbe applicare il regolamento consiliare. “Applicare”, si badi bene, non interpretare. Ed invece a loro piace “interpretare” e così arrivano le censure del TAR, questa volta compresa la condanna alle spese. E per che cosa? Per voler a tutti i costi fronteggiare l'opposizione di Teresa Ginoble, Francesco di Giuseppe e Nicola Petrini che – come ribadito dagli stessi consiglieri in una conferenza stampa dedicata al caso – volevano solo modulare un po' meglio la tassa, lasciando un attimo di respiro in più al turismo nell'anno che vedeva ancora i postumi della pandemia.

Una opposizione che ora teme – dice Teresa Ginoble – che nel rivedere il regolamento consiliare la maggioranza possa togliere spazio di parola all'opposizione stessa. Oppure che – sostiene Francesco di Giuseppe - “possa accusare noi di eventuali problemi con la tassa” quando invece avessero “ascoltato le nostre critiche costruttive” non vi sarebbero state increspature di legittimità. Conferenza stampa alla quale ha assistito anche Vanessa Quaranta, vicepresidente dell'associazione “SiAmo”.

Insomma, un po' il frutto della politica intesa come mero esercizio muscolare, del muro contro muro a tutti i costi. Per dirla con il sociologo De Rita di qualche anno fa, una politica “ammalata di rancore”. Che da dodici anni imperversa nel lido delle Rose. Nugnes non fa eccezione, purtroppo. In fondo, sarebbe sufficiente un minimo di cautela in più, un pizzico di moderazione, una capacità di mediazione. Ma finora questa volontà di ascolto, che per forza di cose deve partire da chi ha vinto, è mancata al sindaco, spalleggiato da una maggioranza completamente subalterna alla sua stessa impostazione, rinunciataria a qualsiasi barlume di autonomia politica.

Questo tipo di politica non sta portando da nessuna parte. Credo alla fine non premi neanche loro. Si spera se ne rendano conto. E cambino approccio. Per il bene di tutti, in primis della città, naturalmente.

martedì 7 febbraio 2023

Parole... parole... parole...

ROSETO. Mi sono rifiutato di leggere il sermone ambientalista circa la lottizzazione sulla spiaggia in foce del torrente “Borsacchio”, già riserva naturale, divulgato alla stampa in data di ieri. Mi sono rifiutato perché sono stufo. È mia persuasione, in forma di opinione personale vale a dire, che con l'attuale amministrazione comunale nessuna delle più belle aree verdi di Roseto, compresa quella degli ulivi in foto, si salverà dal cemento. Se la mia convinzione verrà smentita, ne sarò chiaramente felice.

Certamente non credo le salveranno i proclami ambientalisti, malgrado facciano precedere la firma dall'elencazione di varie presidenze associative ricoperte in unicum, più diverse sedi operative presso altre sedi però, nonché pubblicazioni di adeguati album fotografici. Ritengo che, anche l'avessi letto, non avrei ritrovato – tra le infinite frasi – quella richiesta di coinvolgimento diretto dei reggitori attuali del potere civico, con tanto di formale proposizione d'impegni cogenti, che io mi sarei aspettato quale indispensabile premessa per lo scopo stesso.

Ecco, mi coglie d'inquietudine l'esser sì prolisse di codeste note. Vi avvisto un dato comune con certa politica. Una politica che il vecchio Giampaolo Pansa avrebbe definito parolaia. O, visto il clima festivarolo del momento, con il ricordo di una vecchia canzone. Faceva così: parole... parole... parole... soltanto parole!

sabato 4 febbraio 2023

Ma il Pd sarà esageratamente scomparso?

ROSETO. A far caso, la situazione politica rosetana oggi è molto semplice. Il centro-sinistra, inteso nell'accezione storica, è in realtà sempre maggioranza in città. Solo che è diviso in tre o quattro “fronti” contrapposti, segnati anche da inimicizie personali. Su questo si è innestato nel 2021 il listone Nugnes ed ha fatto breccia. Ma l'equilibrio resta precario. Perché tutta l'operazione Nugnes-Sottanelli si regge sul fatto che il Pd non faccia mai più perno nella coalizione di centro-sinistra, come, nella storia locale, sempre è stato.

Basterebbe infatti che un centro-sinistra qualsiasi si riunisca e il castello abilmente costruito da Nugnes-Sottanelli traballerebbe. Perché? Per il mero fatto che è basato su un unico partito vero, cioè “Azione”, più o meno inchiodato al 12-15 per cento in città. Il che non basta né a far sintesi né a soddisfare tutte le ambizioni personali che i principali protagonisti man mano potrebbero rivendicare.

Eccolo allora il problema delle regionali dell'anno prossimo. Dove ognuno cercherà di giocare le proprie carte, sempre sperando che il Pd sia sparito per sempre come cardine-federatore. E che ad esso sia sia sostituita per sempre (sottolineo per sempre) un'altra cosa, cioè la cosa Nugnes-Sottanelli.

La battaglia è tutta qui. Ma è incerta. Perché presuppone che il Pd si consegni di fatto a Sottanelli, scelta che difficilmente farà, oppure che Nugnes diventi in qualche modo il leader del nuovo-centro-sinistra, opzione che francamente finora non pare nelle sue possibilità, anche perché lui è fortemente divisivo. Tuttavia questo è il campo, ad oggi. La partita vera, allora, sembra rimandata. Magari proprio alle regionali. Sarà sufficiente? Difficile prevederlo, ma è esattamente il rettangolo di gioco che hanno scelto per misurare le forze.

giovedì 2 febbraio 2023

In attesa del 2024 teniamoci il semaforo

ROSETO. Teresa Ginoble proporrà al consiglio comunale di approvare una mozione, cioè una proposta, per devolvere le somme incassate dal famoso semaforo-scatta-multe al bivio di S.Petronilla alla sistemazione degli altri semafori sparsi per la città, a volte cadenti.

È facile prevedere che il consiglio comunale, a maggioranza, dirà di no. Non perché non sia una proposta di buon senso, ma perché lo dice Teresa Ginoble. E qualsiasi cosa dica Teresa Ginoble od anche Francesco di Giuseppe, il consiglio comunale, a maggioranza, politicamente dirà sempre NO. Perché? Perché il sindaco ed i suoi consiglieri pensano che dire NO a Teresa Ginoble, come anche a Francesco di Giuseppe, sia un atto che dimostri la loro forza politica, il loro essere intransigenti, la loro voglia di muro contro muro, la diuturna prova muscolare con cui interpretano la dialettica consiliare. Un comportamento, questo, che all'evidenza ritengono porti loro consenso, voti ed ammirazione tra i fans più stretti.

Giusto o sbagliato che sia, la pensano così. E tutto sommato così facendo riconoscono pure che ci siano due o tre consiglieri all'opposizione. Solo due o tre, perché, ad esempio, sulle proposte che vengono dalla sinistra del Pd, pur lasciandole poi di fatto nei cassetti – come il caso della tassa sui rifiuti da restituire – si mostrano più aperti. Anche da quelle che vengono dalla Lega – che tra l'altro finora formula solo proposte verbali senza nemmeno ricorrere alla mozione – sembra ci sia apertura, ma a Teresa Ginoble e Francesco di Giuseppe no: saracinesa abbassata. E va bene così, naturalmente.

Comunque pare – sottolineo pare – che dal primo febbraio ci sia un attimo di respiro al bivio di S.Petronilla. Magari non si sarà più costretti a fare il giro da Campo a Mare per andare a Pineto (c'è chi lo ha fatto), oppure ad inchiodare lasciando metà gomme per terra appena scatta il giallo per paura di passare e beccarsi una multa ahi visto mai non fai in tempo. E poi sentirsi anche in colpa se l'auto, pur spremendo a fondo il pedale del freno, magari si ferma qualche centimetro oltre la striscia bianca ed un implacabile “var” fischia il fuori-gioco senza nemmeno concedere l'attenuante del fallo-involontario.

Del resto viviamo tempi in cui dai pulpiti-municipali in generale piovono scomuniche verso ignari passanti-sub-semaforici. Oltre le scomuniche politiche che colpiscono Teresa Ginoble in particolare, ma quelle, come detto, sono un'altra storia. Una storia di politica, appunto. Anzi, una storia di politica di fatto bloccata, dove tutti attendono le fatidiche regionali del 2024 attribuendo ad esse ognuno il valore di spartiacque, ovviamente ciascuno pensa a proprio vantaggio. Chi vivrà vedrà, semaforo permettendo.

La parità di genere è fatto sociale

CHIETI. Un'interessante prospettiva sugli studi di genere è stata offerta dal filoso Lorenzo Gasbarrini durante un incontro promosso dal...