domenica 15 gennaio 2023

Bene gli open-day. E poi?

Sono questi i giorni degli open-day scolastici. Gergo aziendalistico con il quale le scuole propongono un'immagine di dinamismo e modernità. Illustrando anche le tante attività collaterali al diritto allo studio vero e proprio offerte e che, magari, gli studenti non utilizzeranno mai nella vita reale.

Gli open-day sono naturalmente occasione simpatica e contemporanea. Ma la domanda appare un altra. Si può provare a porla facendo un passo indietro.

Si è dato infatti un tempo in questo Paese quando se “uscivi” mettiamo geometra, il giorno dopo trovavi posto come capocantiere di qualche costruenda autostrada con stipendio che oggi nemmeno si sogna e auto di servizio compresa. Se ti diplomavi ragioniere, c'era già qualche banca o ente che ti offriva il posto fisso con 14 mensilità assicurate a vita. Non parliamo della laurea, che offriva prospettive adesso inimaginabili. Chi non faceva le scuole andava “a bottega”, ma per un periodo limitato, non per sempre.

Ora, tutti sappiamo che non si può tornare a quei tempi. Ma da questo al fatto che quando esci dalla scuola con un diploma o una laurea in tasca devi “per forza” tornare a bottega, che magari chiamasi apprendistato, servizi variamente civili, tirocini altrimenti detti eccetera, bhé ce ne passa. Tanto da chiedersi a cosa serva studiare se poi “devi” essere formato e conformato da chi magari insegnate non è. Se devi pagare di fatto di tasca tua con il lavoro quasi gratuito, con il tuo tempo, con pezzi della tua vita che nessuno mai ti darà indietro, in una parola con la tua dignità.

Ecco, si faccian pure gli open-day, ma si pensi anche che la scuola non può significare solo essere pronti, dopo, a sopportare umiliazioni ed ingiustizie o, peggio, a perpetrarle a nostra volta sugli altri qualora s'abbia la fortuna di “sfondare”, come suol dirsi.

Buona domenica

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