Il primo è che il sindaco Nugnes ormai non può più contare sulla carta politica del “nuovo”. Il secondo è il rapporto tra il definirsi civico ed avere sette consiglieri su dieci e quasi tutti gli assessori appartenenti ad “Azione” di Carlo Calenda.
Ma andiamo con ordine.
Ad un anno e tre mesi dalle elezioni dell'ottobre 2021, l'azione politica dell'amministrazione Nugnes ha perso l'effetto novità che aveva all'inizio. È normale. Ma qui si aggiunge che lui, nella gestione pratica del potere, appare più o meno come gli altri. E questo è meno normale. Perché? Perché in effetti lui avrebbe potuto raccogliere con altro stile la sfida politica liberal-democratica che pur nell'azione di Carlo Calenda e Matteo Renzi a livello nazionale c'è come proposta. Lui invece, per consolidarsi, ha scelto di gestire il potere così come lo sta gestendo, cioè di fatto occupandolo. Ma in questo modo, forse obbligato, finisce per omologarsi e quindi perdere l'occasione di rinnovamento.
La cosa si legge in controluce proprio nel rapporto con “Azione”. Di recente, ad esempio, dovendo sostiuire per ragioni di salute l'assessora Lorena Mastrilli con la consigliera Annalisa d'Elpidio, si è messo l'accento quasi esclusivamente che trattavasi di avvicendamento all'interno del gruppo civico d'appartenenza, cioè “Operazione turismo”. Senonché proprio la D'Elpidio è anche una dirigente locale di “Azione”, come tale indicata da un comunicato emesso lo scorso anno al termine del congresso rosetano del partito di Calenda proprio da Giulio Sottanelli, deputato e segretario abruzzese del partito.
Ora, tecnicamente, una dirigente seppur comunale, di un partito non potrebbe definirsi “civica”. Ma a parte la distinzione abilmente dissimulata all'opinione pubblica, è in questo volersi far passare senza partito pur essendo indicata da un comunicato del partito stesso come membro del direttivo locale, che si perde la spinta riformista di Nugnes. È proprio qui che lui non supera le linee di demarcazione classiche della politica rosetana, ma ne accentua il dualismo.
Cosa invece sarebbe potuto succedere in quella che nell'ottobre 2021 poteva effettivamente essere vista come una svolta? Poteva accadere che termini dal significato politico e culturale ben preciso, parole che qui si usano tecnicamente, secondo la definizione classica, come “clientelismo politico” oppure “familismo politico” (ripeto, intese nel loro significato storico-politico), stanno facendo premio sul rinnovamento.
Il rinnovamento non può essere solo generazionale. Deve essere culturale ed etico. E qui impiego la parola "etica" come all'uso letterario descritto da Sergio Turone, ad esempio. Ecco, ai miei occhi è questo salto che manca. In altre parole Nugnes potrà anche durare, potrà sindacare a lungo e qui glielo auguro con sincerità, ma ha persa l'occasione del rinnovamento. E soprattutto, l'ha fatta perdere alla città.
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