lunedì 28 novembre 2022

Scusate, ma le "Commissioni pari opportunità" non dovrebbero avere un altro ruolo?

ROSETO. Ma siamo sicuri non sia una deriva? Beninteso, a fin di bene, ma una deriva. Di cosa si parla? Volevo dirlo da qualche tempo, ma si parla delle “commissioni pari opportunità” dei Comuni di questa bella parte costiera dell'Abruzzo che conosco. Sempre più spesso, queste si caratterizzano per l'organizzazione di manifestazioni. Per carità encomiabili, belle, realizzate con passione. Ma è questo il loro ruolo?

Ora, le “Commissioni pari opportunità” sono organismi di nomina politica presenti in ogni Comune. Rispecchiano i rapporti di forza esistenti nei consigli comunali. La loro funzione istituzionale dovrebbe essere quella di valutare se negli atti compiuti dall'amministrazione comunale, nelle sue deliberazioni, nei suoi regolamenti, nelle sue statuizioni vi sia discriminazione delle donne. Questa è la loro essenza. Vedere se nelle “tavole” dei deliberati comunali le donne siano rispettate nei loro diritti formali e sostanziali. Poi, suggerire ed adoperarsi per l'emancipazione ulteriore delle donne nelle azioni proprie di un Comune, nei servizi gestiti dall'Ente o appaltati all'esterno; nei rapporti di lavoro intrattenuti dall'Ente; nei riflessi sulla società cittadina delle decisioni prese dall'Ente.

Un compito enorme. Che porterebbe con sé un rapporto conflittuale, se serve, con l'amministrazione attiva. Ed invece che succede? Che questi organismi agiscono, di fatto, come delle associazioni culturali: organizzano convegni, mostre, spettacoli teatrali, serate di riconosimento a chi si è affermato nella società, eccetera. Per carita, si ripete, va benissimo. Ma la “cultura” è solo uno degli aspetti in cui si misura il rapporto uomo-donna. L'altro aspetto fondamentale è il lavoro, i servizi pubblici, l'assistenza se del caso.

Ecco, fossi una donna che si alza alle cinque di mattina per andare a lavorare nei servizi municipali, magari appaltati; fossi una donna che corre da mane a sera per conciliare lavoro, casa, figli, assistenza familiare; fossi una donna che guadagna poco lavorando tanto; fossi una lavoratrice che fa i turni di notte; fossi una piccola imprenditrice che si occupa di pulizie ed alle sei di mattina con il freddo che gela le mani è già al lavoro; fossi una donna tra loro, in cosa cambierebbe la mia vita assistere (ammesso che si reggano in piedi per andarci) ad uno spettacolo sulle donne, un premio sulle donne, una mostra sulle donne?

Benissimo gli spettacoli, le mostre e tutto il resto, allora. Ma tutto ciò, tecnicamente, ha a che fare con la “rappresentazione” culturale. Che dovebbre essere propria di chi fa cultura, chi fa spettacoli, chi fa quella attività. Cosa c'entra con tutto ciò un organismo di nomina essenzialmente politica che dovrebbe invece occuparsi d'altro? Se tutti fanno “cultura”, a tutti gli altri problemi chi ci pensa?

Anche se non farà piacere alle signore che si prodigano nelle attività appunto culturali essendo però titolari di un incarico di natura politica, forse qualcuno che dica queste cose, certo facendosi delle “nemiche” – si spera di no, ma si teme di si – magari viene utile. O almeno l'intento di queste righe tal è.

domenica 27 novembre 2022

Sono stato io... io ...io...

ROSETO. Sono stato io... io... io...! Sono stato io sindaco o ex-sindaco. Io assessore o ex-assessore. Io consigliere o ex-consigliere. Io presidente o ex-presidente. Io onorevole ed anche ex-onorevole. Sono stato io a fare il ponte. Che poi è quello ciclo-pedonale sul Vomano ieri inaugurato sotto la pioggia. Quando dall'ideazione alla realizzazione era passato circa un quarto di secolo. E giù la gara a chi ha sparato la foto-social migliore.

Tutti, infatti, ritengono d'aver avuto un qualche merito. E tutti ci tengono a farlo sapere al sovrano-popolo-social, caso mai volesse tributar l'applauso o meglio un gradito mi piace. Tanto che si potrebbe suggerire di estendere a mo' di novello tazebao un lenzuolo di foto-opportunity da appendere ai parapetti del ponte, ovviamente nel caso la loro lunghezza non sia in grandezza fisica e geometrica più modesta dell'ingombro letterale delle icone instesse.

Ma tant'è. Questa è oggi la cosa strana che chiamano “politica”. Per fortuna che c'è la società civile. La quale sempre ieri si è distinta nell'aiutare i poveri. Quasi nessuno, infatti, si è sottratto alla cosiddetta “colletta alimentare”. Anche perché, si potrebbe pispigliare, la formula pratica in cui questa manifestazione di solidarietà si concretizza è così azzeccata da rendere imbarazzante il non aderire. Diceva bene in dialetto l'anziana alle prese con il portellone della “Panda” all'uscita dal supermercato: se te ar-mette alloco la bardascia co' la busta, comme fa a' diglie de no senza sentitte 'na stretta a la coscienze?

Si da infatti a tal proposito per avvistata nel reale persino una signora tutta d'abiti griffati accessiorata che, nell'atto di riversare il carico del carrello nella capace “stiva” di un SUV da centomila euro di valore, grande pari un carrarmato, parcheggiato nel piazzale di uno degli esercizi alimentari più a buon mercato della zona, si sia sentita sollevata in ragione di coscienza dall'aver porto alla ragazza con la gialla-giubba-d'ordinanza-volontaria un omaggio consistente in un pacchettino di pasta da 0,70 euro, diconsi: centesimi-settanta punto.

Del resto la famosa CGIA di Mestre (Confederazione artigiani) stima quest'anno che dalle tredicesimi degli italiani residui una spesa di circa 154 euro a testa (370 euro a famiglia) da riservare ai consumi natalizi. Vent'anni fa, avvertono gli artigiani veneti, ne uscivano giusto il doppio. Purtroppo vent'anni fa il lavoro non era la croce che oggi è diventato. Non era, tranne qualche raro caso, solo tempo rubato alla vita. E regalato – quasi a gratis – alla gloria del Pil dei sistemi aziendalistici, volontari permettendo.

È difficile infatti scialare in consumi natalizi quando il lavoro è pura costrizione che non restituisce un giusto guadagno. La verità è che siamo un Paese tecnicamente fallito, in mano ai mercati finanziari. Ed anche un Paese in frana, come gli eventi della cronaca ci ricordano ad ogni pioggierella neanche tanto fuori dall'ordinario. Ma che volete? questi sono i cambiamenti climatici, anche se quella stessa frana magari si è ripetuta una quindicina di volte consecutive da quarant'anni in qua. Embé sì, il clima cambia, ma i nostri costumi e quelli delle nostre benamate classi dirigenti son sempre gli stessi.

Ah! noticella personale: io con codesta società non ho un motivo che sia uno per andar d'accordo. Ecco, lo volevo dire!

sabato 26 novembre 2022

I dati de "La Fenice" sul triste fenomeno della violenza contro le donne

TERAMO. In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, il centro antiviolenza “La fenice”, che opera in provincia di Teramo, ha diffuso alcuni dati sulla sua attività. La struttura, che agisce attraverso 4 operatrici (due psicologhe, un'assistente sociale ed una consulente legale), ha anche un alloggio protetto ove ospitare chi ha più bisogno. Nel periodo gennaio-agosto 2022, nell'alloggio hanno trovato riparo quattro donne, di cui due straniere e tre con figli. La permanenza è stata di circa sette mesi.

Le donne che arrivano alla “Fenice” di Teramo sono inviate soprattutto dalla Polizia. In ogni caso, nei primi otto mesi del 2022 sono state 48 i casi presi in carico dal centro. Il picco maggiore di richieste (10 su 48) si è verificato ad agosto. Tra le 48 signore, dieci sono straniere. C'è anche una donna ucraina, infatti. Mentre le altre sono una russa, una ungherese, tre romene, tre albanesi ed una indiana. Soltanto cinque casi sono stati avviati attraverso il numero telefonico dedicato “1522”.

La fascia d'età più colpita è quella 41-50 anni, ma sette donne su 48 avevano tra i 18 ed i 30 anni, mentre 9 dai 31 ai 40 anni ed 8 dai 50 ai 60 anni. Tra le donne italiane, sette avevano la licenza media, 15 il diploma e 6 la laurea. Circa la metà dei casi esaminati, inoltre, hanno riguardato donne disoccupate con figli.

Per la serie: lo abbiamo fatto domani

ROSETO. Nella settimana entrante, il 29 sera, tornerà in consiglio comunale la discussione sul distretto sanitario. Una specie di tempo supplementare. Causato dal precipitoso “fischio-politico” del the-end della scorsa seduta per fuga, politica appunto, dei consiglieri di maggioranza. Il regolamento d'Aula, infatti, non prevede di troncare così una discussione consiliare senza un secondo tempo.

Del resto, il buon gusto democratico non prevederebbe neanche di mostrare la faccia offesa ed i toni risentiti perché una parte dell'opposizione ha presentato una mozione. Si dà il caso, infatti, che quello sia il mestiere dell'opposizione, salvo il respingimento della mozione stessa come diritto della maggioranza. Maggioranza tra l'altro allargata, nel caso specifico, anche a Lega, Fratelli d'Italia e formazioni a sinistra del Pd le quali, nella fattispecie, la pensano come il sindaco Nugnes. Quindi si respinge, se si vuole, con il voto e non con espressioni contrariate che non hanno ragion d'essere mostrate.

Questo distretto sanitario o “Casa di comunità” come si chiama, oltretutto, fa parte della serie delle opere che abbiamo fatto... domani! Di lui non sappiamo nulla. Non abbiamo, pare, nemmeno un progetto. Non sappiamo quando sarà l'appalto e men che meno la posa della prima pietra. È probabile passeranno anni, minimo quattro, per vedere qualcosa. Si conosce appena una decisione della Asl che risale all'aprile scorso, la quale però riguarda una decina di “case di comunità” da fare qui e là per la regione senza tante specificità per quella rosetana.

Soltanto da quel “pezzo di carta”, come si dice, sappiamo che saranno mille e cento metri quadrati di edificio. Per capirci grande come una decina di appartamenti, ovvero una trentina di vani all'incirca. Non sappiamo se sarà su un unico piano o più livelli; che faccia avrà; che genere di costruzione verrà fuori. Nel compenso però sappiamo litigare politicamente.

Come d'altro canto – liti politiche a parte – è il caso del sottopasso alla stazione ferroviaria, rimandato pare di tre anni. Oppure della scuola “Romani”, che dal 2021 si dice dover esser demolita e ricostruita ex-novo salvo, al momento, non esser stata smontata nemmeno una serratura ed, anche in questa circostanza, non aver indicato alcuna soluzione alternativa per il periodo di cantiere per gli oltre 400 alunni che la frequentano.

Insomma, non è che batteremo anche la storia del tetto europeo al prezzo del gas? lo abbiamo fatto... domani!

giovedì 24 novembre 2022

L'ordinaria follia del giorno d'oggi

Insomma, alla fine il "tetto" al prezzo del gas non sarà neanche un terrazzo. Dalle parti di Kiev, intanto, il dio Ares ideologizza l'uso della forza senza limite. Ed anche noi, come diceva la canzone, pare stiamo mettendo dei sacchi di sabbia alla finestra. Frattanto Carlo (Calenda) vuole incontrare Giorgia (Meloni). 

Noi comunque, si ci prepara ai soliti festeggiamenti del 25 novembre. Senza sapere che una donna è davvero libera se ha la possibilità economica di fuggire da eventuali situazioni di pericolo e non certo per gli appelli moralisteggianti piuttosto affini invece alla propaganda latamente politica.

Non v'è salvezza non solo per le donne vilmente oltraggiate in taluni frangenti, ma per tutti in una società nevrotica che pratica e predica un modello di lavoro che toglie tempo alla vita e lo immola sull'altare del PIL aziendalistico.

Non si scorge tempo più ideologico di questo nostro che si dice a-ideologico. Non c'è tempo più assolutistico di questo in cui l'assolutismo non muove dall'esterno, ma dell'individuo stesso "inquadrato" non tanto dalla società, ma dai social piuttosto!

martedì 22 novembre 2022

Allegria, fuori piove!

ROSETO. Eppoi piantiamo quattro alberelli – che a vederli sembrano poco più grandi di quelli che starebbero in un vaso da terrazzo – e la nostra sublime coscienza ecologica è salva. Fingendo di ignorare che la cosiddetta “transizione ecologica” costa un occhio della testa e finisce per impoverire i già non-ricchi. Difatti ignoriamo alla grande il traffico di lavoratori che già alle sette di mattina sono sulla strada. I furgoncini già in frenetiche manovre a quell'ora presta ed i “dannati” delle bici elettriche con cappuccio di tela-cinese zuppi sotto la pioggia che manco i conigli bagnati sull'aia.

Fingiamo di avere a Roma un governo nuovo ed invece è la copia sbiadita del precedente, con qualche venatura cosiddetta “identitaria” per non sembrare proprio il medesimo. Facciamo finta che la guerra tanto cara al nostro caro Uomo a Kiev non duri chissà quanto, come invece è probabile, ed anche se finisse domani il mondo ballerebbe ugualmente sull'orlo del baratro con conseguenti spese militari destinate ad aumentare sempre più a danno – guarda un po' – ancora dei non-ricchi.

C'è, qui da noi, chi discetta a favore di social-video sugli angoli dei tavoli del potere municipale e chi non si accorge di possibili infrazioni del semaforo-grande-fratello che fa strage di punti-patente e tosa i portafogli dei malcapitati auto-passanti, naturalmente con più danno per i non-ricchi, sempre loro!

Comunque fuori piove. C'è l'allarme dell'allarme, più allarmato che allarmante. Ma noi si campa felici, perché presto avremo un sito-web turistico che costa 80 mila euro spesati, si dice, dalle tasse che pagano i turisti. 

Allegria, diceva un saggio presentatore di spettacolo del '900.

domenica 20 novembre 2022

"Dove ogni dramma è un falso"

Zona 30 (all'ora), strillano i cultori dell'ambiente. Secondo quelle teorie bislacche che bisogna rallentare le auto, ma non la frenesia della vita delle persone. Allora abbiamo questa società che crede più nell'ambiente che nell'uomo; pensa più alle limitazioni che ai diritti; pretende i doveri a chi è sotto e concede i piaceri a chi sopra, nella scala sociale appunto.

Abbiamo intere schiere di lavoratori che guadagnano al mese quanto la paghetta che i genitori di un tempo davano ai ragazzi per comperarsi le caramelle. Ma noi pensiamo a “Zona 30”. Parliamo di “Patria”, di “Nazione”, ma abbiamo un regionalismo di fatto che divide tra cittadini di serie “A” e di serie “B” ad esempio circa i servizi sanitari. Non a caso per curarci siamo spesso obbligati alla “mobilità”, ovvero ad emigrare al nord.

Dichiariamo una spiccata sensibilità contro la violenza di genere, ma ai ragazzi lo dobbiamo dire a scuola di non maltrattare le ragazze oppure li dobbiamo condurre in fila indiana a vedere gli spettacoli teatrali contro la violenza di genere il 25 novembre, come se da soli non capissero che le persone, al di là del genere sessuale, si rispettano e basta.

Festeggiamo l'Albero il 21 novembre, ma facciamo la festa agli alberi tutti gli altri giorni dell'anno senza che nessuno ne paghi alcuna conseguenza politica.

Siamo fatti così: ci piace la scenografia, il teatrale: attori nati senza necessità di un copione. Senza che tutto ciò significhi nessuna conseguenza pratica nella vita quotidiana. In fondo, come sulla scena, è tutto una finzione. “Dove ogni dramma è un falso”, cantava il grande Dalla già una ventina d'anni or sono!

venerdì 18 novembre 2022

Il Distretto, la Politica, la "Gentilezza"

ROSETO. Mah, che dire? La maggioranza che attacca l'opposizione è brutto. Di solito in democrazia succede l'opposto. Comunque fatti loro: gli esperti della “gentilezza” son loro. Però Teresa Ginoble e Nicola Petrini se la sono presa e sono tornati sulla questione del distretto sanitario di base, da cui tutto è nato.

Direte voi: che interessa a noi cittadini di questi battibecchi politici? Avete ragione. Ma c'è un ma. Non solo perché si gira intorno a questo distretto o casa di comunità che dir si voglia che non c'è se non sulla carta con tutto quel che ne segue circa l'insufficienza degli spazi dell'attuale sede. Ma anche perché in fondo, seppur a poche persone, la politica-politica ancora appassiona un po'. Questo post allora è per loro (e per me che – a sprazzi – piace parlare di politica).

Dunque ricapitoliamo. Al duro attacco di ieri della maggiornaza “civica” risponde oggi Teresa Ginoble. Ribadisce che la Casa della salute la vogliono anche loro e chi afferma il contrario dice bugie. Conferma il timore dello “scippo” del distretto inteso come uffici istituzionali. Suggerisce un progetto per lotti successivi, lasciando spazio a futuri ampliamenti per la residenza anziani. Si rammarica che i comunicati di “Spazio Civico” sembrano un copia ed incolla di quelli del sindaco. Il quale sindaco – osserva ancora – facendo saltare il numero legale della seduta straordinaria, a termini di regolamento, ha provocato il fatto che la mozione andrebbe rivotata alla prossima seduta.

Fin qui Teresa, o “Elena” per meglio dire. Ma cosa si può desumere in termini politici appunto. Direi così. Anzitutto, chi scrive le leggi in Italia sembra farle apposta per confondere le idee alla gente. Cambiando continuamente i nomi delle cose, infatti, nessuno capisce se questa denominazione “Casa di comunità” corrisponda al vecchio distretto sanitario, oppure sia di meno o magari di più. Così tutti hanno ragione.

In secondo luogo c'è un dato locale. Quando venne presentato il progetto di cui si parla, nel 2018, arrivò in Comune Silvio Paolucci, allora assessore regionale alla sanità. Oggi Paolucci è consigliere regionale ed esponente del Pd abruzzese. Facendo l'avvocato del diavolo, uno potrebbe dire: perché l'altra sera non è venuto Paolucci a dar man forte non tanto ad “Elena”, che non è più nel Pd, ma a Sabatino di Girolamo, che nel Pd c'è eccome ed ha fatto una appassionata “arringa” in difesa del “distretto” completo di tutto?

Non regge che non sia stato invitato per tempo o personalmente. È compito infatti dell'opposizione che ha voluto la seduta aperta attivarsi al di là dei canali formali per farsi spalleggiare a livello regionale, da cui poi tutto dipende. Perché in fondo questo “distretto” o come si chiama lo costruisce la Asl, cioè la Regione, con fondi che l'Asl stessa ha deciso di prendere dall'Europa. Il Comune è solo l'ultimo anello della catena. Allora è debolezza politica di chi si oppone mostrarsi di fatto isolato. Come d'altro canto non è forza politica della maggioranza non aver essa stessa portato nessuno a livello regionale a confermare quel che il sindaco Nugnes ha sostenuto. Poteva, al limite, persino venire qualche esponente della Lega o di Fratelli d'Italia a dir qualcosa. Ed invece niente: tutti soli: rosetani con (o meglio contro) rosetani e niente più.

Allora perché non provare un po' ad allargare lo sguardo. Perché nessuno, ad esempio, in Aula ha chiesto l'opinione di Giulio Sottanelli, deputato di Azione e riferimento di tutto il teramano come lui stesso sostiene. Perché non interviene Sottanelli a dire che no, mai e poi mai il distretto sarà portato via da Roseto e che “Elena” o “Sabatino” sbagliano di grosso? Perché, ad esempio, in Regione nessuno fa una interrogazione sul punto? Ecco, questo dibattito, a stringere stringere, è un segno dell'isolamento di tutta la politica cittadina, dall'opposizione che – a mio avviso – non riesce ancora a trovare la quadra dopo un anno per affrontare Nugnes, ma anche dello stesso sindaco che, in sostanza, essendo un po' civico e molto “Azionista” Calendiano, ha come riferimento ora questo ora quello senza avere però completamente né questo né quello.

Ecco, se si volesse ragionare della politica rosetana di oggi, bisognerebbe uscire un po' dal recinto locale. Con un occhio, magari, al rinnovo della carica di presidente della provincia, credo nel gennaio prossimo e, soprattutto, delle prossime regionali. Un conto infatti è avere una maggioranza ed una minoranza che hanno precisi riferimenti a scala regionale almeno o nazionale meglio, altro conto e non averlo. E questo vale si per la politica-politica, ma anche per le opportunità concrete che la città riuscirebbe a cogliere. Altro che socievolezze sulla “gentilezza” e divertissement consimilis!

mercoledì 16 novembre 2022

Distretto o distrettino dove faccio io le analisi?

ROSETO. Dopo tre ore e mezzo di consiglio(comunale)straordinario, sul distretto sanitario di base, ognuno è rimasto della sua opinione. Hanno litigato un po', ma sono usciti come erano entrati. Vale a dire: Sabatino di Girolamo, ex-sindaco Pd, Teresa Ginoble, ex-presidente d'aula e Nicola Petrini (ex-assessore), sono persuasi che qualche “scippo” non tanto di servizi o dell'immobile, quanto della parte amministrativa, diciamo del “comando” del distretto, non possa escludersi; mentre tutti gli altri, ovvero sindaco, maggioranza, Lega, Fratelli d'Italia e la parte a sinistra del Pd, non ravvisano questo rischio o, al massimo, s'impegnano a vigilare che non avvenga. Nessun “esterno”, inteso come consiglieri regionali, è venuto a dar man forte né all'una né all'altra tesi.

Questo in sintesi, dunque. Nel frattempo che succede? Capita che se ti devi fare le analisi – come si dice – o ti rassegni ad accalcarti punta delle scarpe contro tacchi di quel che sta davanti nell'angusta struttura attuale, oppure te le fai ad Atri (come ho fatto io l'ultima volta), a Giulianova o (come farò la prossima volta se ricapita) in qualche laboratorio privato. Ben che vada, infatti, una nuova “casa” per il distretto, ammesso che sia capiente quanto serve, l'avremo forse alla fine del 2026, cioè tra quattro anni buoni.

Come dire campa cavallo.

Chi più lavora meno guadagna

Ascoltavo, dalla radio in macchina, una trasmissione di Radio24. Dava notizia, tra l'altro, dell'aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici, il cui contratto nazionale di lavoro è stato appena rinnovato. Un insegnante che prende sui 1.700 euro al mese – ha detto l'emittente confindustriale – a dicembre, cumulando stipendio, tredicesima ed arretrati dell'aumento salariale, dovrebbe arrivare a circa 5 mila euro. Ovvio solo per dicembre.

Naturalmente c'è da rallegrarsene. Ma questo rafforza il senso di ingiustizia del nostro sistema. Accanto ai dipendenti pubblici, infatti, lavorano sempre più persone assunte a tempo parziale, con contratti precari spesso interrotti per pochi mesi e poi ripetuti. Sempre più i nostri servizi pubblici sono mandati avanti da dipendenti di cooperative e aziende più o meno private. La loro retribuzione è quasi sempre nettamente più bassa e la loro fatica è altrettanto di sovente più dura. Le loro garanzie effettive sono imparagonabili. Basti dire che ai lavoratori precari viene di fatto negata l'anzianità di servizio, proprio attraverso l'interruzione contrattuale, con una perdita enorme del loro salario.

Un sistema sempre più iniquo, contrario ad ogni forma di rispetto reale per la dignità del lavoro, utile soltanto a far lievitare il “Pil” delle aziende private ed a far gioire i contabili della spesa pubblica, che possono così vantarsi dei risparmi non essendo questi lavoratori privati a carico del bilancio pubblico. Di fatto, cioè, chi guadagna di meno finanzia i redditi più alti e non viceversa.

Ora, benissimo gli aumenti per i pubblici dipendenti, ci mancherebbe. Ma quando cominciamo a pensare anche ai lavoratori (anzi, spessissimo lavoratrici) dei servizi privatizzati? Se incrociassero le braccia loro si fermerebbe il Paese. Ma purtoppo non possono farlo. E su questo sfruttamento di fatto del lavoro campa lo stesso Paese. E ciò con qualsiasi governo: giallo, verde, nero, rosso e qualsivoglia tinta dell'arcobaleno. È questa la politica di oggi. Questa è la nostra Politica.

domenica 13 novembre 2022

Ma quale gentilezza?

Una volta si diceva che i genitori dovevano mantenere i figli agli studi. Oggi si dovrebbe dire che i genitori ti devono mantenere al lavoro. Perché oggi, soprattutto i giovani, ma non solo, accettano di lavorare senza essere pagati il giusto; senza remunerazione dignitosa; senza stipendi che consentano di campare come si dovrebbe.

Ricordo l'Italia di mezzo secolo or sono. Mio padre prendeva 160 mila lire al mese con il suo impiego di geometra. Lavorava solo lui in famiglia. Si poteva permettere una bella macchina (seppur usata) e di pagare la rata del mutuo della casa. Non si scialava, ma nemmeno posso dire di aver fatto sacrifici da bambino: anzi, il contrario.

Ecco, noi oggi celebriamo la gentilezza. Ma quale gentilezza? Io vedo la solo la scontentezza di chi lavora. Vedo il dover inghiottire rospi, perché o fai così o te ne vai. Quale gentilezza quando sei spiato dalla mattina alla sera dalle telecamere stradali? Quando ti mettono una tassa sulla distrazione se oltrepassi un millimetro senza far danno a chicchessia una striscia tracciata per terra davanti un semaforo? Quale gentilezza se le inventano tutte pur di farti pagare: e le gomme invernali: e le commissioni finanziarie: e le tasse condominiali: eccetera, eccetera.

La gentilezza dovrebbe essere in primo luogo quella che il Potere ha verso il cittadino; non quella che il Potere pretende dal cittadino. La gentilezza non è qualche spettacolo teatrale; qualche libro; qualche manifestazione pubblica: quelle sono altre cose: utili forse, ma non c'entrano nulla con la gentilezza. La gentilezza è predisposizione d'animo, come tale qualità individuale e per niente al mondo dovrebbe essere usata dalla politica di turno. Altrimenti è solamente retorica, passerella, propaganda: politica appunto.

Buona domenica.

venerdì 11 novembre 2022

Non sappiamo più cosa inventarci, ad esempio le Giornate della gentilezza

La ragazza segue fedelmente le linee di mezzeria della strada. Si ferma a tutti i segnali d'arresto, anche se non passa una mosca. Sembra avere il pilota automatico. Ed invece il “pilota automatico” è lei, dato che guida una “Punto” era pre-info. Volevo sorpassarla, ma mi accodo, curioso. Perché in lei vedo l'epoca attuale: ossessionata dalle regole. Penso che noi non potremo mai avere creazione artistica, perché l'arte rompe le regole. Uno dei nostri motivi di probabile estinzione è questo regolismo fanatico.

Ci inventiamo persino le Giornate della gentilezza. Ed il bello che non siamo gentili “di nostro”; non siamo cortesi perché è umano esserlo; non lo siamo per doveroso rispetto altrui; insomma non lo siamo per un imperativo morale, ma per fatto “istituzionale”, come una regola appunto, una legge da seguire, altrimenti agiremo da barbari.

Non sappiamo più guidare senza le regole. Difatti se non ci danno “ordini” non sappiamo risolverci. Se c'è un pericolo ce lo devono dire le Autorità di scappare, altrimenti restiamo lì. Se piove, ce lo devono dire i Sindaci di evitare i sottopassi, altrimenti ci tuffiamo. Abbiamo perso l'autodeterminazione, cioè la capacità di pensare. Ed è esattamente quel che vuole il potere.

Difatti noi, come opinione pubblica, discutiamo di ciò che il Potere di turno vuole si discuta. Se il Potere decide si parli di emigrazione, parliamo di emigrazione; se di bollette di bollette; se di pandemia vada per la pandemia. Non abbiamo ancora capito, ad esempio, se stare “con” l'Europa ci faccia danno e stare “contro” l'Europa lo stesso. Ancora non ce lo dicono perbene, allora pendoliamo come vele al vento.

Non siamo ancora algoritmi perfetti, ma la prospettiva quella è.

mercoledì 9 novembre 2022

Fossimo come le statue di 2.400 anni fa!

Predichiamo sempre più rispetto per l'ambiente ed abbiamo sempre meno riguardo per le persone umane. Amiamo gli animali e disprezziamo gli umani. Specie se lavoratori. Non abbiamo nessuna considerazione dei loro orari di lavoro, spesso assurdi; delle loro paghe, sovente da fame; della loro dignità, non di rado messa sotto i tacchi.

Ritroviamo statue di 2 mila e 400 anni fa e distruggiamo il bello che ancora rimane tra noi, tipo gli alberi nelle città. Ci piace il brutto, anche se non l'ammettiamo. In tutti i sensi. Ci sono Stati in guerra le cui popolazioni, sembra, vogliono solo fare la guerra, indifferenti ai lutti ed alle distruzioni.

Festeggiamo cadute di muri di trent'anni fa ed erigiamo barriere tutti i giorni: contro chi non la pensa come noi, contro chi dubita nella fede-scientifica, contro chi dissente. Se in qualche zona della provincia italica va al governo “A” al posto di “B”, gli amici di “A” hanno un occhio di riguardo a danno degli amici di “B”, che lo ebbero.

Due giovani professionisti, se vengono da famiglie diverse, hanno destini diversi. Mettiamo che uno ha le “spalle” coperte: va a lavorare in una grande città, lo “costringono” a rendersi fiscalmente autonomo anche se “dipendente” di fatto, guadagna 800 euro al mese, esce la mattina alle sette e rientra la sera alle otto e campa con i soldi che gli mandano da casa altrimenti morirebbe di fame. Il suo datore di lavoro ringrazia; anzi nemmeno: sembra lo pretenda. L'altro, stesso titolo di studio, già compagno di classe, non ha una famiglia benestante dietro di se. Va all'estero, guadagna il triplo della compagna rimasta in Italia, ha orari “umani” e pensa di non tornare più.

È questa l'Italia che oggi si “diverte” con sbarchi si sbarchi no e che piange perché gli manca la distrazione del mondiale: di pallone!

P.s.: non sto parlando della signora Meloni, beninteso, che fa il suo mestiere di politica e lo sa fare!

sabato 5 novembre 2022

A me piace guardare il mare

ROSETO. L'altra mattina sono andato al distretto sanitario di Roseto. Per una faccenda che non riguardava me personalmente, tra l'altro. Ed ho potuto verificare ancora una volta che la struttura ormai è chiaramente insufficiente. Spazi troppo stretti. Persone costrette ad accalcarsi. Eppure della nuova sede del distretto non si parla più da mesi, salvo la consigliera Teresa Ginoble che lo ha ricordato con un suo post-social.

Si parla invece di presunte restituzioni di stipendi arretrati da parte di ex e non-ex amministratori comunali. E' probabile si apra qualche caso politico. La vicepresidente dell'associazione “SiAmo”, Vanessa Quaranta, non crede ad esempio che il sindaco Nugnes non ne sappia nulla, come lui stesso ha dichiarato. Francamente, però, come cittadino, la vedo semplice. Se devono ridare indietro qualcosa è bene lo facciano ed il Comune fa bene a richiederlo. Se non devono, saranno i ricorsi del caso a stabilirlo.

Più interessante il caso delle tante palme secche sul lungomare. Gabriella Parisciani, mia amica, dice che è inutile spender dei soldi: le palme ormai non reggono più. Meglio cambiare essenza. Per parte mia suggerirei: mettiamoci delle palme finte, di plastica: non si rovinano mai, durano secoli. Del resto alla Villa comunale una istallazione più o meno sintetica avevano provato a metterla. Con gran fragore social-ufficiale. Ma pare si temesse il suo deperimento invernale. Di qui il trasloco in deposito, in attesa di capire dove ricollocarla.

Ah, che altro in settimana? Per dire: l'azienda commerciale che la consigliera e delegata del sindaco, Annalisa D'Elpidio, rappresenta e pubblicizza sui social con la sua foto, si è aggiudicata una commessa di 10 mila euro inviando un offerta, rivelatasi unica, ad una richiesta di fornitura da parte dell'Ente. Cosa c'è di male direte voi? Nulla, difatti è pura cronaca. A me personalmente non importa un accidente e, penso, alla gente normale ancor meno. Si può solo notare che, anni fa, una cosa del genere avrebbe suscitato qualche sopracciglio alzato. Ora scorre come olio su acqua. Meglio così, son cambiati i tempi. Perciò, brava Annalisa: come consigliera e come fornitrice del Comune: non problem!

Problem eccome, invece, l'autunno che arriva. A me piacciono le belle giornate. Che volete farci: amo guardare il mare!