Ricordo l'Italia di mezzo secolo or sono. Mio padre prendeva 160 mila lire al mese con il suo impiego di geometra. Lavorava solo lui in famiglia. Si poteva permettere una bella macchina (seppur usata) e di pagare la rata del mutuo della casa. Non si scialava, ma nemmeno posso dire di aver fatto sacrifici da bambino: anzi, il contrario.
Ecco, noi oggi celebriamo la gentilezza. Ma quale gentilezza? Io vedo la solo la scontentezza di chi lavora. Vedo il dover inghiottire rospi, perché o fai così o te ne vai. Quale gentilezza quando sei spiato dalla mattina alla sera dalle telecamere stradali? Quando ti mettono una tassa sulla distrazione se oltrepassi un millimetro senza far danno a chicchessia una striscia tracciata per terra davanti un semaforo? Quale gentilezza se le inventano tutte pur di farti pagare: e le gomme invernali: e le commissioni finanziarie: e le tasse condominiali: eccetera, eccetera.
La gentilezza dovrebbe essere in primo luogo quella che il Potere ha verso il
cittadino; non quella che il Potere pretende dal cittadino. La
gentilezza non è qualche spettacolo teatrale; qualche libro; qualche
manifestazione pubblica: quelle sono altre cose: utili forse, ma non
c'entrano nulla con la gentilezza. La gentilezza è predisposizione d'animo, come tale qualità individuale e per niente al mondo dovrebbe essere usata dalla politica di turno. Altrimenti è solamente
retorica, passerella, propaganda: politica appunto.
Buona domenica.
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