venerdì 18 novembre 2022

Il Distretto, la Politica, la "Gentilezza"

ROSETO. Mah, che dire? La maggioranza che attacca l'opposizione è brutto. Di solito in democrazia succede l'opposto. Comunque fatti loro: gli esperti della “gentilezza” son loro. Però Teresa Ginoble e Nicola Petrini se la sono presa e sono tornati sulla questione del distretto sanitario di base, da cui tutto è nato.

Direte voi: che interessa a noi cittadini di questi battibecchi politici? Avete ragione. Ma c'è un ma. Non solo perché si gira intorno a questo distretto o casa di comunità che dir si voglia che non c'è se non sulla carta con tutto quel che ne segue circa l'insufficienza degli spazi dell'attuale sede. Ma anche perché in fondo, seppur a poche persone, la politica-politica ancora appassiona un po'. Questo post allora è per loro (e per me che – a sprazzi – piace parlare di politica).

Dunque ricapitoliamo. Al duro attacco di ieri della maggiornaza “civica” risponde oggi Teresa Ginoble. Ribadisce che la Casa della salute la vogliono anche loro e chi afferma il contrario dice bugie. Conferma il timore dello “scippo” del distretto inteso come uffici istituzionali. Suggerisce un progetto per lotti successivi, lasciando spazio a futuri ampliamenti per la residenza anziani. Si rammarica che i comunicati di “Spazio Civico” sembrano un copia ed incolla di quelli del sindaco. Il quale sindaco – osserva ancora – facendo saltare il numero legale della seduta straordinaria, a termini di regolamento, ha provocato il fatto che la mozione andrebbe rivotata alla prossima seduta.

Fin qui Teresa, o “Elena” per meglio dire. Ma cosa si può desumere in termini politici appunto. Direi così. Anzitutto, chi scrive le leggi in Italia sembra farle apposta per confondere le idee alla gente. Cambiando continuamente i nomi delle cose, infatti, nessuno capisce se questa denominazione “Casa di comunità” corrisponda al vecchio distretto sanitario, oppure sia di meno o magari di più. Così tutti hanno ragione.

In secondo luogo c'è un dato locale. Quando venne presentato il progetto di cui si parla, nel 2018, arrivò in Comune Silvio Paolucci, allora assessore regionale alla sanità. Oggi Paolucci è consigliere regionale ed esponente del Pd abruzzese. Facendo l'avvocato del diavolo, uno potrebbe dire: perché l'altra sera non è venuto Paolucci a dar man forte non tanto ad “Elena”, che non è più nel Pd, ma a Sabatino di Girolamo, che nel Pd c'è eccome ed ha fatto una appassionata “arringa” in difesa del “distretto” completo di tutto?

Non regge che non sia stato invitato per tempo o personalmente. È compito infatti dell'opposizione che ha voluto la seduta aperta attivarsi al di là dei canali formali per farsi spalleggiare a livello regionale, da cui poi tutto dipende. Perché in fondo questo “distretto” o come si chiama lo costruisce la Asl, cioè la Regione, con fondi che l'Asl stessa ha deciso di prendere dall'Europa. Il Comune è solo l'ultimo anello della catena. Allora è debolezza politica di chi si oppone mostrarsi di fatto isolato. Come d'altro canto non è forza politica della maggioranza non aver essa stessa portato nessuno a livello regionale a confermare quel che il sindaco Nugnes ha sostenuto. Poteva, al limite, persino venire qualche esponente della Lega o di Fratelli d'Italia a dir qualcosa. Ed invece niente: tutti soli: rosetani con (o meglio contro) rosetani e niente più.

Allora perché non provare un po' ad allargare lo sguardo. Perché nessuno, ad esempio, in Aula ha chiesto l'opinione di Giulio Sottanelli, deputato di Azione e riferimento di tutto il teramano come lui stesso sostiene. Perché non interviene Sottanelli a dire che no, mai e poi mai il distretto sarà portato via da Roseto e che “Elena” o “Sabatino” sbagliano di grosso? Perché, ad esempio, in Regione nessuno fa una interrogazione sul punto? Ecco, questo dibattito, a stringere stringere, è un segno dell'isolamento di tutta la politica cittadina, dall'opposizione che – a mio avviso – non riesce ancora a trovare la quadra dopo un anno per affrontare Nugnes, ma anche dello stesso sindaco che, in sostanza, essendo un po' civico e molto “Azionista” Calendiano, ha come riferimento ora questo ora quello senza avere però completamente né questo né quello.

Ecco, se si volesse ragionare della politica rosetana di oggi, bisognerebbe uscire un po' dal recinto locale. Con un occhio, magari, al rinnovo della carica di presidente della provincia, credo nel gennaio prossimo e, soprattutto, delle prossime regionali. Un conto infatti è avere una maggioranza ed una minoranza che hanno precisi riferimenti a scala regionale almeno o nazionale meglio, altro conto e non averlo. E questo vale si per la politica-politica, ma anche per le opportunità concrete che la città riuscirebbe a cogliere. Altro che socievolezze sulla “gentilezza” e divertissement consimilis!

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