domenica 12 giugno 2022

Il cancello della villa

Eppoi nel traversar solingo questa costiera dell'Abruzzo, affollata all'ennesima potenza nel primo pomeriggio domenical-estivo, cade lo sguardo sul cancello chiuso di quella villa a sud della città più grande. Scatta il flash di quegli anni '70 del secolo scorso quando bambino la vedevi costruire.

Quando alla metà dei quel decennio bollente socialmente e politicamente v'entrasti per via di conoscenze familiari. Ricordi lo stupore per lo stil-sfarzoso modernista. Niente a che fare con l'architettura razionalista degli anni '50, che arretrava rispetto al mare con fioritura d'alberi e giardini. Questa invece di edilizia il mare lo invadeva, calpestandone persino la spiaggia a colpi di ruspa.

Ti riappare allora nel ricordo l'orgoglio del proprietaro-costruttore nel mostrarla, quella “sua” villa. Lui, il proprietario-costruttore, imprenditore di sé stesso venuto dal nulla dei campi. Senza scuole, ma con occhietti vispissimi da furbo. Dal nulla al benessere, come in quegli anni non era raro. La villa era il simbolo della sua scalata sociale, insieme alla berlinona tedesca lasciata sulla strada “per farla vedere”. Il suo godere dell'invidia sociale altrui. Il suo ospitare quei burocrati e politici dai quali in qualche modo la sua fortuna passava e che una villa così se la sognavano. Di quei borghesi a tutta che però facevano i “comunisti” per moda, salvo agir da capitalisti a manetta dietro la tessera.

Ma siccome i quattrini si ereditano, ma le capacità no, ecco la seconda generazione – tenuta a freno in gioventù – scialacquare e vendere. Fino a che la terza, di generazione, non si è ritrovata che un cancello chiuso, le erbacce sul vialetto di quel che fu un garage, ed un cartello affisso sottolineato in rosso: “Avviso di apposizione di sigilli”.

Allora parcheggi la tua utilitaria. Più avanti. Schivando per principio e non per l'euro le “strisce blu” ormai onnipresenti. Soffermi la riflessione sulla persona di un colore diverso della pelle che ha scelto proprio lì, davanti quel cancello, il posto per vendere chissà cosa. Incroci la ragazza bionda di un altro Paese, un paese ad Est, che passa decisa con diversa prole al seguito alla quale impartisce ordini con accento duro, militaresco, perentori. Forse impersona quella che dall'alto oggi ci invitano a considerar come depositaria dei valori occidentali.

Ma forse, qualche valore occidentale è anche in quel cancello chiuso, in quel cartello di sigilli, in quella scalata sociale che si è persa perché quella società si è persa. Siamo tutti marginali, oggi. Sarà perciò che affolliamo le spiagge come non ci fosse un domani. Come l'ultimo assalto ad un paradiso che credevamo a portata di mano nello stesso tempo in cui ci sfuggiva irrimediabilmente.

Chissà! Forse quel gruppetto di ragazzetti che taglia la strada in bici, incurante di tutto e tutti, come se l'intorno fosse un vuoto benché ricolmo di altri cosiddetti “umani”, è pronto a tutto. All'aperitivo-super-alcolico come alla guerra. E magari si ritroveranno al fronte senza nemmeno accorgersi che ve l'hanno mandati. Io li mando invece, tra me e me, a quel paese! Sarà, ovviamente senza generalizzare, ma mi appaiono più che altro dei mezzi rimbambiti.

Buona domenica.

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