ROSETO. Torna ai nastri di partenza il famoso “progetto di finanza” per l'illuminazione pubblica, di cui ormai si parla da circa cinque anni. Il Comune, infatti, è stato costretto a togliere il mandato di preparare la gara alla società privata di cui si serve come stazione appaltante.
Su ricorso dell'opposizione, curato in particolare dall'avvocato Alessandro Recchiuti, l'Autorità nazionale anticorruzione ha rilevato che non può ammettersi un “Obbligo di pagare un corrispettivo” alla società che indice la gara. Il Comune si è perciò visto costretto a revocare l'incarico e ad indire la gara direttamente, attraverso i propri uffici. Senza dimenticare, che il Comune stesso aveva già escluso la Provincia di Teramo dalla possibilità di indire la gara proprio accampando ritardi da parte dell'Ente di via Milli.
Se il Comune si è
quindi ripreso la procedura d'appalto, resta uno sbilanciamento
enorme di questo progetto nei numeri economici. A fronte di un valore lordo di gara di 4,5 milioni del progetto proposto dal privato,
l'Ente, di fatto, in 12 anni, “gira” l'intera sua bolletta
elettrica, stimabile in circa 8,5 milioni di euro. Dedotto il
legittimo margine d'impresa, rispetto ad un totale di circa 13
milioni, la parte privata non supererebbe i 4 milioni, appena il 30 per
cento. In soldoni, par di capire che il valore del contributo pubblico è di circa 9
milioni mentre quello privato non supererebbe i 4 milioni. Essendo un impegno che dura per 12
anni, di fatto, l'apporto del capitale privato si aggira sui 300
mila euro l'anno contro i 750 mila euro annui del pubblico.
Al di là delle
lungaggini burocratiche, dunque, questo progetto si conferma assai
poco conveniente per il Comune sotto l'aspetto dei numeri.
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