Liliana di Tecco |
All'inizio di dicembre, ad esempio, l'associazione “Abruzzo Amore”, animata dall'infaticabile Liliana di Tecco e dalle sue amiche, ha raccolto ben 28 mila euro da una cena all'hotel “Bellavista”, cui hanno partecipato circa 500 persone. Sono stati donati in parte al “Banco Alimentare” ed alla “Croce-blu” ed in altra parte per l'acquisto di una speciale-bici a beneficio della “Confad” di Roseto, che si occupa di disabilità. Quattro giorni prima di Natale inoltre, il “Banco Alimentare”, ha distribuito pacchi-dono a 150 famiglie, che fanno almeno 5-600 persone.
Ciò sta a dire che del problema povertà prim'ancora delle istituzioni se occupano le associazioni, ovvero l'anima sociale di Roseto. Ma le associazioni possono intervenire a valle del problema, mentre le cause andrebbero affrontate a monte, cioè nel trovare le condizioni di uscita dalla povertà. E questo dovrebbe essere compito delle cosiddette politiche sociali dello Stato, della Regione e, a cascata, dei Comuni. Ma se il fenomeno è in aumento, anche se rimane per lo più nascosto, vuol dire che queste politiche non funzionano.
Ed allora cerchiamo una breve riflessione natalizia. Partiamo da una domanda: sono poveri, d'accordo, ma perchè sono poveri? Diciamo così: Liliana di Tecco fa cose straordinarie. Riesce a tenere una rete invidiabile. Raccogliere 500 persone ad una cena solidale non è uno scherzo. E così le sue amiche. Sono una risorsa per Roseto. Ma non basta. Né può bastare. Perché? Fate mente ad un calcolo semplice, lasciando da parte i poveri-poveri, ovvero le situazioni di marginalità per scelta, inabilità, disagio psico-fisico, eccetera: quelle, è probabile, siano fisiologiche anche nella migliore delle società.
Prendiamo invece ciò che è nascosto, perché più normale. Se oggi una famiglia non ha casa, 4-500 euro al mese di fitto è già fortunata se la trova. Complice una politica abitativa che non prevede più – e da anni – case popolari in Italia, in Abruzzo quindi a Roseto. E, complice ancor più, una politica urbanistica che premia soltanto la rendita urbana delle zone di pregio della città (vedasi lungomare) con la conseguenza che lì i prezzi schizzano e, per trascinamento, vanno sù anche nei pressi. Le fasce sociali non più solo deboli, ma appunto normali, se vogliono trovare casa sono spinte ai margini della città, sempre più ai margini della stessa prima periferia. Una politica urbanistica che si traduce in conseguenze invisibili ma pesantissime sul piano della effettiva equità sociale (che sarebbe peraltro garantita dalla Costituzione).
Allora dicevamo, 4-500 euro di pigione, più bollette e spese condominiali: facciamo almeno 8-900 euro al mese? Forse non bastano. Poi devi mangiare. Con meno di 1.500 euro al mese una famiglia è borderline sul piano sociale. Ora, l'economia cittadina prevalente è turismo-commercio-edilizia. Sono settori notoriamente a bassi salari (tanta la letteratura economica che lo testimonia), a meno di non lavorare più o meno in proprio. Finché è stato possibile arrotondare con la piccola economia familiare che gira intorno al turismo, tanto tanto. Ma il futuro è grigio in tal senso. Oggi i guadagni buoni sono nelle professioni ad alta tecnologia, nel mondo web, che da noi abbiamo poco. Di qui la cosiddetta emigrazione dei “cevelli”, ma anche sempre più, dei professionisti.
Di fronte a questo la politica è muta. La Chiesa è muta. Tutti pensano a fare cultura. Che non vuol dir nulla, se non cala nel concreto. Poi abbiamo le Liliane (di Tecco e tutte le altre), che fanno il possibile, che suppliscono come possono. Ma fin dove possono arrivare? Questo è il punto, se volete politico ed etico (sì, questa è etica, non le amenità dialettiche). E di fronte a questo punto – che badate, è il futuro – cosa rispondiamo? Con la politica influencer? E dico influencer non solo qui, ma ovunque, purtroppo.
Ecco,
a Natale, magari, buttiamoci un pensierino. E, se vogliono, ce lo
buttino anche i parroci, che loro si hanno influenza sulla politica
locale, altrimenti i presepi che si vedono in giro hanno solo un significato incantevole.
Buon Natale, cara Liliana. E scusami davvero per la seconda parte di questo post, che è soltanto una mia piccola riflessione che mi sono permesso di aggiungere!