domenica 23 giugno 2024

Il regolamento lo facciamo come diciamo noi. E basta!

ROSETO. “Altro che città della gentilezza! Hanno preso una nostra proposta, l'hanno stravolta, secondo noi in modo illegittimo, e poi se ne sono anche in parte approriati”. È rimasta sconcertata “Si.Amo-Roseto” ed i consiglieri Di Giuseppe, Petrini e Teresa Ginoble, di quanto accaduto in consiglio comunale circa il regolamento dell'assemblea.

Ma per capire bisogna tornare a più di un anno fa. Quando il sindaco Mario Nugnes, la presidente del consiglio comunale, Gabriella Recchiuti e tutta la maggioranza di “Azione” decisero di cambiare il regolamento d'Aula a colpi, appunto, di maggioranza. Senza mediazione. Senza nessun dialogo, pur trattandosi di “regole” che dovrebbero essere condivise.

Anzi, fecero di peggio. “processarono” in una sedicente conferenza stampa il consigliere di Fratelli d'Italia, Francesco di Giuseppe, che aveva formulato numerosi emendamenti. Una seduta incredibile, in cui tranquilli padri e madri di famiglia, appartenenti ad un partito che si dice moderato come “Azione”, non si fecero scrupolo di dipingere come non si dovrebbe dipingere nessuno, sul piano del rispetto concreto, il consigliere di Fratelli d'Italia, che stava esercitando il suo ruolo democratico.

È da quel gesto, che per la sua eclatante portata politica non poteva non esser noto al segretario regionale di “Azione”, ovvero Giulio Sottanelli, che mai ne prese le distanze; da quell'episodio mai visto prima nasce tutto. Nasce un regolamento imposto con i voti della sola maggioranza e rigettato dal Tribunale amministrativo (TAR), cui nel frattempo si erano rivolti Teresa Ginoble (Si.Amo-Roseto) e lo stesso Di Giuseppe, con una sentenza pesantissima dove veniva dimostrato “l'eccesso di potere” e, di fatto, rigettata la tesi avallata dalla segreteria generale dell'Ente, circa la trattazione degli emendamenti.

Da quel vulnus sostanziale di democrazia non si è mai usciti. Perché, sempre “Si.Amo-Roseto" e Fratelli d'Italia, hanno riproposto, nell'ultimo consiglio comunale, il ripristino formale del vecchio regolamento in modo da ridargli piena validità. Ma ancora una volta, come la prima volta, come niente fosse successo, la maggioranza ha fatto di testa sua, stravolgendo la proposta e “riapprovandosi” un regolamento come piace a loro. Di qui l'inevitabile l'annuncio di un nuovo ricorso al TAR.

Cosa dice dunque politicamente la questione? Che c'è una pervicace volontà della maggioranza, del sindaco e della presidente del consiglio comunale di non mediare; di andare avanti a testa bassa costi quel che costi, incontrando finora censure nette dal TAR. Un radicalismo, un massimalismo, un furore ideologico di autosufficienza impressionante. E Giulio Sottanelli sta a guardare. 

Ma è questa, caro onorevole, la politica moderata di “Azione”? Perché qui non stiamo parlando solo di un episodio, qui parliamo della politica del suo partito.

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