ROSETO. Si ci potrebbe
sbrigare con poche parole, osservando solamente che la candidata
locale di “Azione”, appoggiata nell'ordine da: Giulio Sottanelli,
segretario regionale del partito e deputato nazionale, Enio Pavone,
consigliere regionale e comunale nonché capo-politico
dell'urbanistica rosetana; Mario Nugnes, sindaco di Roseto; Angelo
Marcone, pro-sindaco; un po' tutta l'amministrazione comunale in
carica e tutti in pratica i dieci consiglieri su dieci della
maggioranza; l'avvocato Libera d'Amelio vale a dire, ha preso in
città circa 600 voti, secondo il dato pubblicato dal sito del Comune
alle ore 8:00 del 10 giugno 2024.
E qui la si
potrebbe chiudere. Ma non sarebbe un calcolo completo. Proviamo
allora a ragionare per sottrazione, tra il voto regionale al
candidato di punta di “Azione” e quello europeo. Ne risulterebbe
una differenza di voti in numero di 1.200 circa. Che vuol dire?
Significa che “Azione”, tolto il fattore locale, eliminato il
plus-valore-candidato, tra le mura rosetane, ha un voto di simbolo,
un consenso di lista, una quota proporzionale di 600-900 voti. Ed
allora si ridimensionerebbe ancor di più il “successo”
regionale, visto che chiunque sia in lista, il partito di Calenda, in
sé – le europee questo indicano, il valore in sé dei partiti –
conta in città almeno 800 voti.
In altre parole che
il fortunatissimo Enio Pavone, consigliere regionale con poco più di
2.700 voti in tutta la provincia, per via di una legge elettorale
particolare, “conta” in realtà in città, con tutti i suoi
gloriosi ex-socialisti, una dozzina di voti moltiplicato cento, che
tornano i 1.200 circa di cui sopra.
Ma neanche questo
basta. Pur rimanendo “Azione” infatti un partito a tutti gli
effetti piccolo, potrebbe, allo stato, a bocce ferme, tranquillamente
rieleggere Mario Nugnes sindaco, seppur tra circa tre anni. Come mai?
Perché ai duemila voti mal contati di Pavone e Sottanelli si
aggiungono in quel caso almeno altrettanti delle infinite liste, per
lo più di cultura e ispirazione cattolica, di Mario Nugnes. E,
rimanendo la sinistra rosetana divisa come cani e gatti, ciò
consentirebbe a Nugnes comunque il ballottaggio con qualcuno della
destra, seppur anche quest'ultima percorsa da acerrime rivalità
personalistiche. E se lui va al ballottaggio con qualcuno a destra,
scatta la famosa convergenza di fatto con la sinistra che, in
automatico, vota per lui.
Per di più, a suo
vantaggio si aggiunge che le tre o quattro opposizioni alla sua
amministrazione non hanno una alternativa programmatica facile da
capire per gli elettori. Nessuno dice, ad esempio sulla riserva
“Borsacchio”: fatela tra il mare e le prime sommità collinare
(neanche come riserva, basta come inedificabilità) e tutto il resto
se la veda Marco Borgatti e la sua ventennale legittima battaglia
ambientalista, peraltro approdata ad un nulla di fatto in termini
concreti. Oppure, nessuno afferma: con noi, o come me, niente
semafori spia o parcheggi a pagamento lato monte della Nazionale. E
così via.
Insomma, se
l'opposizione, foss'anche solo di una sola persona, non parla in modo
semplice e comprensibile per le persone comuni, l'Azione di
Pavone-Nugnes-Sottanelli, pur avendo perso di fatto le europee, non
vinto (in termini politici) le regionali, potrebbe rivincere al
Comune non per suo merito, ma per demerito assoluto di tutti gli
altri.
Chi vivrà vedrà!