domenica 31 dicembre 2023

Sul caso Borsacchio

ROSETO. La riserva Borsacchio è uno di quei casi (politici) in cui dividere con l'ascia destra e sinistra è impossibile.

Prendiamo dall'inizio. La riserva nasce da un emendamento notturno firmato dall'allora consigliere regionale di Rifondazione comunista, Angelo Orlando. Orlando è anzitutto un intellettuale. Insegna filosofia. Poi è un politico sopraffino, che conosce come pochi le tecniche legislative. Ed è anche un ex-senatore Lancianese.

La novità, se così possiamo dirla, viene subito accolta male dalle forze politiche rosetane, sia a destra sia nella sinistra allora egemone nel Lido delle Rose. Tant'è che la Riserva viene subito messa nel cassetto e li lasciata. Salvo che Del Turco, il socialista allora presidente della Regione, minaccia prima e compie dopo un commissariamento del Comune proprio per attuare la Riserva. Viene allo scopo delegata la Provincia di Teramo.

Ma la cosa finisce nel nulla. Anche perché nel frattempo il Comune, sempre con il centro-sinistra, un piano della riserva lo elabora. Solo che ci mette dentro circa 50 mila metri quadrati di cemento. Quasi si sarebbe potuto costruire più nella Riserva che fuori. Insorgono le associazioni ambientaliste. Il piano viene addirittura impugnato e cassato in via amministativa.

Arriva così il 2011. In Comune sale il sindaco Enio Pavone con la sua coalizione di centro-destra. Tra le prime cose, taglia brutalmente la Riserva nella zona costiera. In Regione a quella data c'è il presidente Chiodi. Quando il taglio di Pavone arriva in consiglio regionale il Pd si oppone, ma tiepidamente. Di fatto, l'opposizione reale la fa soltanto Maurizio Acerbo, consigliere regionale di Rifondazione Comunista. Comunque il taglio passa.

La palla torna al Comune nel 2016, con di nuovo il centro sinistra del sindaco Sabatino di Girolamo in sella. Ma le cose cambiano poco. Tanto che la Regione, guidata da Luciano D'Alfonso, tenta un nuovo commissariamento, questa volta pescando in area strettamente ambientalista. I risultati, comunque, non si distinguono molto dal caso precedente. Anzi, nella sostanza, sono completamente inefficaci. Ancora perché, di nuovo, il Comune tenta di pianificare l'area. Anche questa volta con terribili mal di pancia dentro il centro sinistra.

L'assessore all'urbanistica dell'epoca, del Pd, attacca frontalmente sulla stampa Marco Borgatti, che, con le sue Guide ambientaliste, rivendica pubblicamente ed insistentemente la gestione dell'area protetta. In consiglio comunale, quando arriva l'ennesimo piano, il Pd – tra i firmatari anche l'attuale segretaria cittadina, oggi di area Schlein – propone un emendamento che si teme possa cementificare 30 mila metri quadri di Riserva. Il capogruppo Pd di allora, parla apertamente in Aula di agricoltori colognesi come unica specie non protetta ostaggio delle norme di salvaguardia della Riserva.

E così siamo all'oggi. Al taglio notturno in Regione di questi giorni. Cosa vuol dire politicamente? Che nessuno, né la destra che ha sempre tagliato, né la sinistra che ha sempre traccheggiato, può in realtà rivendicare una qualche verginità in merito. Per paradosso, invece, questa verginità politica la potrebbe esercitare l'attuale sindaco, Mario Nugnes, che, per ragioni anagrafiche e collocazione politica, non è accusabile di quel passato. Per incidente della storia, cioè, si apre uno spiraglio per così dire a centro.

Il sindaco Nugnes, tuttavia, ha tre problemi. Il primo è che lui sta distruggendo l'urbanistica cittadina con le operazioni lungomare e, prossime, fornace e spiaggia. Il che non è un buon viatico. Il secondo che ha dentro Pavone, con tutto quel che significa circa la Riserva. Il terzo che, dal giorno appresso che è sindaco, non fa altro che litigare piuttosto che dialogare. Ne avrebbe anche un quarto di problema e si chiama il protagonismo esuberante di Marco Borgatti, ma gli ambientalisti militanti finora, storicamente, non sono mai andati oltre battaglie identitarie e in breve di testimonianza. Quindi da quel lato il sindaco non dovrebbe temere guai insormontabili.

Nonostante questi punti non lievi, dunque, una strada stretta ma nitida, il caso Borsacchio a Nugnes la regala. Se sappia, voglia e possa percorrerla non si sa (queste righe sono molto pessimiste al riguardo). La possibilità tuttavia esiste. E se lui riuscisse a trasformare un problema in una soluzione sarebbe un bene per lui e per la città. Guarda un po', infatti, questo è uno dei rarissimi frangenti in cui le due cose coincidono

Vedremo dunque. Come dicevano gli antichi, la fase (politica) potrebbe farsi interessante. Ah! per inciso: il comunicato di Giulio Sottanelli circa il caso Borsacchio, diramato l'altro giorno, è uno dei comunicati politicamente più intelligenti che io abbia letto finora.

Buon anno!

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