giovedì 14 settembre 2023

Quella sottile linea tra l'imprevisto e l'errore

Che poi la questione lavori pubblici, nel Bel Paese, pare funzioni così. Si fa un bel progetto. Chiamando fior di tecnici. Che ovviamente presentano relativa parcella. Si dota quindi il progetto di tutti i pareri burocratici, asseverazioni e certificazioni d'obbligo. Alla fine l'elaborato attesta che quella cifra, certificata, calcolata, dettagliata, è sufficiente per eseguire quei lavori altrettanto disegnati, dettagliati, previsti. Per prudenza (e per norma) s'inserisce anche una quota per eventuale imprevisti.

Bene. Si consegna l'opera. Si posa la prima pietra. Si benedice il tutto. E, poco dopo, scattano degli imprevisti così tanto imprevisti che la cifra pattuita non è più sufficiente. I lavori si bloccano. I tempi saltano. Comincia il valzer delle varianti e la classica richiesta di nuovi fondi. I soldi non bastano per finire i lavori, gridano i sindaci, i politici e gli apparati che pur quegli atti avevano approvato, sottoscritto, vantato e garantito come esenti da qualsiasi errore, tacciono invariabilmente.

Va così. Non c'è niente da fare. E va bene, più o meno, a chicchéssia.

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