Nell'Aula è scesa la suspance. Subito il consigliere-ex-sindaco, Enio Pavone, ancora di salvezza della maggioranza, ha voluto una “sospensione”. Si sono ritirati in una stanza sul retro. Dopo una decina di minuti, la “corte” (figurativo: la maggioranza) è riapparsa. Sentenza (ovvero decisione): la carte sono state depositate nel Palazzo, come previsto: la consigliera doveva venire qui e leggerle: spedirle alla sua casella e-mail-certificata è pura cortesia. Ciò ai sensi del regolamento: vecchio pare, visto che la cosa si è verificata a cavallo tra vecchio e nuovo regolamento. La segretaria generale ha confermato, intervenendo lei stessa, la bontà della tesi regolamentare.
Ma “Elena”, così è chiamata Teresa Ginoble a Roseto e Francesco di Giuseppe avevano un “asso” a duplice ogiva. Il secondo colpo, infatti, suonava così: noi stiamo impungando al TAR il nuovo regolamento, quindi se dovesse saltare, salterebbero pure tutte le sedute e gli atti approvati in base ad esso. Consigliamo perciò di rinviare, perché il rischio a nostro parere è grosso.
Difatti la tagliola anti-emendamenti, che è poi l'essenza stessa dello scontro sul nuovo regolamento, è scattata subito ieri sera. Quando con una botta sola ha eliminato (accorpato, tecnicamente) 180 emendamenti sulla tassa di soggiorno presentati proprio da Francesco di Giuseppe. Erano omogenei, ha sentenziato la presidente del consiglio comunale, Gabriella Recchiuti, di “Azione”, costantemente confortata dal parere tecnico della Segretaria Generale.
Il bello, però, è che Di Giuseppe chiedeva diversi periodi di applicazione della tassa, con diversi emendamenti. Ora, come fai a dire che solo due intervalli, tra 180 segmenti, rappresentino l'omogeneità? Il sindaco, Mario Nugnes, che ha fatto nel passato delle lezioni di matematica, dovrebbe sapere che la “classe” di omogeneità di un “insieme” varia al variare dei coefficienti delle equazione che lo descrivono. L'unica condizione di omogeneità essendo infatti il parallelismo: ma l'intervallo può essere da “a” a “b”, come da “c” a “d”, come da “n” ad “n”. La presidente ne ha scelto due soli di tali intervalli, di sua sponte interpretativa. Quanti ne sceglierà però il Tribunale amministrativo?
E si, perché Di
Giuseppe, abbandonando l'aula per protesta contro quello che ha
definito un bavaglio assai poco democratico, proprio così ha
annunciato: ci vedremo in tribunale (amministrativo). O meglio, vi si vedranno i rispettivi avvocati, incrociando le affilate sciabole del diritto amministrativo.
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