Molte di queste persone alla fine voteranno. Per abitudine. Perché è un rito. Perché “bisogna andarci”. Magari decideranno all'ultimo momento oppure sceglieranno quelli che hanno sempre scelto. Ma lo faranno senza aspettarsi nulla. Convinti che niente cambi davvero. Che pandemie e guerre, siccità e alluvioni, carestie e fortune siano ampiamente indipendenti dall'episodicità di un voto elettorale.
Di certo le elezioni non lascieran traccia (e per fortuna) sul quel gruppetto di pre-adolescenti visti in pizzeria schiacciare naso e dita sui vetri del bancone per scegliere con competenze da sommelier le pizze da ordinare. E poi, incuranti di tutto e tutti, farsele servire al tavolo con tanto di bevande strane e spiaccicar sulla cassa la cento euro d'ordinanza. Su di loro (e per fortuna) non lascieran traccia non solo le elezioni, ma anche la scuola, che li renderà solo più eruditi nel calpestare “l'altro” peggio della polvere da banco.
Di certo, le elezioni non lascieran traccia (e per fortuna) sulla turista incipriata che ha solo il problema di reperir il miglior cibo gourmet per il suo “amorino” fornito di coda e quattro zampe, dal pelo lisciato al più rinomato beauty dog salon e curato dalle più costose veterinary clinic.
E, se gli dei saranno benevoli nei nostri riguardi, le elezioni (e per fortuna) non lascieran traccia nemmeno su tanti di noi, compreso chi, per ingannar il tempo, lancia queste inutili righe.
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