sabato 29 maggio 2021

Comunque, l'Arena l'abbiamo pagata bei soldini

ROSETO. Refuso o non refuso; qual che sia la particella, un dato è certo: il Comune di Roseto, l'Arena Quattro Palme, l'ha pagata cara. Quasi 400 mila euro per 3.300 metri quadrati di terreno, meno di un acro, sono tanti. Anche attualizzando di canone di concessione, di circa 7 mila euro l'anno, è difficile superare i 200 mila euro di ragionevole valore.

Del resto, pur scontando la strategica posizione centrale, a chi avrebbero potuto vendere le Ferrovie dello Stato, proprietarie dell'Arena? Di fatto, ed a voler pure di diritto, è un terreno vincolato dalla storia. Soltanto se avessero permesso (cosa assurda, ma non teoricamente impossibile) di costruire delle palazzine commerciali, si sarebbe potuto spuntare quel prezzo. Ma bloccando l'uso al contesto storico, come sarebbe stato corretto, il terreno sarebbe stato di fatto invendibile.

L'unico valore contrattuale a vantaggio delle Ferrovie poteva essere lo stallo e quindi il degrado di un area che non lo merita. E, per converso, è questa stessa condizione che in qualche modo ha forse portato il Comune ad accettare. In ogni caso, tra Enti pubblici, come lo Stato ed il Comune, fare compravendita di aree come se avessero carattere speculativo, è una aberrazione tutta italiana. Si tratta pur sempre, al netto di tutto, di una partita di giro di denaro pubblico, che esce dalla tasche di un organo dello Stato quale il Comune e finisce in quelle di un Ente latamente statale come le Ferrovie. Insomma, come dire...

martedì 25 maggio 2021

Siamo ossessionati dai controlli

Siamo un Paese ossessionato dalla sicurezza. Dove, per troppa sicurezza, capita persino che collassino i cavi di una funivia.

Siamo un Paese nel quale, se passeggi in bici sul mare, niente di più facile che un elicottero prenda a volteggiarti in testa a pelo d'albero. Tanto per ricordarti che lo Stato c'è e ti controlla. Sempre.

Siamo un Paese che il Grande Fratello gli fa un baffo. Abbiamo piazzato telecamere ovunque, che ti spiano da quando esci dalla porta di casa fino a quando vai a dormire. Che riferiscono ai sindaci se passi al semaforo, onde possono omaggiarti da eventuale “conto” a casa, così come qualora superassi di 1 (diconsi uno) all'ora i 30 da loro balsamati. Presto, si presume, metteranno pure i semafori alle rotatorie che hanno costruito con la scusa di toglierli, i semafori.

Siamo già schedati con le impronte digitali (carta identità elettronica) e, magari a breve, dal DNA. Si sa, ci considerano e ci consideriamo dei criminali inespressi.

Siamo un Paese di vecchi isterici e terrorizzati e di ragazzi o addormentati (i più) o indiavolati da stolta aggressività (qualcuno).

Siamo un Paese che dice di volersi riprendere. Ma da cosa si vorrebbe riprendere, di grazia?

domenica 23 maggio 2021

Sul pianeta terra, caro Letta, quella tassa già si paga

Forse Letta non sa – ma è spiegabilissimo che non sappia – che la tassa di successione, di fatto, c'è già. Chiunque eredita anche un semplice appartamento, paga già oggi il 2-3 per cento tra “tassa di bollo” ed impicci vari. Non parliamo di ricchi, ma di persone normali, le quali un minimo di 2-3 mila euro per una piccola eredità lo devono dare allo Stato. E non basta, perché se poi vendono anche una minima parte dei “loro” beni, pagano altre 3-400 euro per aver “accettato l'eredità”.

Letta ed i suoi quindi non sanno – meglio, piace non sapere – che non i ricchi, ma quelli che hanno un modesto appartamento pagano tutto. E non certo a beneficio dei giovani. Perché spesso a versare quelle somme all'erario per una semplice casa lasciata in eredità, sono proprio quei ragazzi che lo Stato stesso, o meglio il sistema-economico-Stato, pretende di far vivere con 5-600 euro al mese “garantiti” da contratti di lavoro da fame.

Purtroppo sono proprio quei ragazzi, lasciati senza alternative, ad accettare uno Stato che è solo doveri e niente diritti. Uno stato governato da sempre dai Letta (intesi come tipologia politica) e da quelli come lui. Che poi si dicano di destra o di sinistra, poco importa. È uno Stato che non cambierà mai, chiunque lo amministri. La parabola dei Di Maio e dei Salvini è significativa in tal senso.

Dunque la tassa di successione, di fatto, l'abbiamo. E pure la tassa sulla salute, visto che se ti ammali e non hai qualche soldo da parte puoi anche crepare. E la tassa sulla macchina, sulla benzina, sul sole persino. Si, perché anche la spiaggia è a pagamento. Quindi, caro Enrico, caro Matteo, caro Giggino ed anche cara Giorgia e tutti gli altri, sappiate che qui il vostro domani è già il nostro oggi. Caro e amaro, pure.

Buona domenica.

giovedì 20 maggio 2021

Cerco un centro di gravità.... ma bello grave, però!

Stando allora a taluni esperticare, le api sarebbero per sparire. E con esse, ahi visto mai, il genere umano. Poiché, si opina, verrebbe meno il da mangiare, datosi il lavoro da operaie seminatrici delle api costesse. Giacché al punto il Fratino avrebbe campo libero, constatata la mancanza fisica degli umani disturbatori dell'uccellino medesimo.

Del resto, cosa ci sarebbe da vivere, ape o non api? Gli adolescenti attuali, infatti, per campare, pare debbano farsi iniettare nelle vene strani preparati chimici almeno ogni sei mesi per tutta la vita che sarebbe loro. In mancanza, creperebbero atrocemente, non prima di aver fatto crepare tutta la famiglia causa di misteriosi residui pipistrellumum. Quelli che ce la fanno, poi, dovrebbero di necessità mangiare cibi di plastica, onde mancanza d'altro.

Nel frattempo, i reclusori di cura cosiddetta sarebbero pieni di sembianti che si credono vivi, ma in realtà sono morti e vengono mantenuti in artificiale insistenza soltanto in onore della convenzione. I pochi che restano fuori dal giro, poi, sarebbero condannati a formarsi, formarsi, formarsi non si sa bene su cosa e per che cosa.

Ecco, per dirla al bacio, si cerca un centro di gravità, ma bello grave, però.

martedì 18 maggio 2021

Elezioni rosetane: è come se il tempo si fosse fermato

ROSETO. Ma siamo nel 2021 o nel 2016? No, perché leggiucchiando qua e là sull'affannosa ricerca di un candidato sindaco (vincente?) per Roseto, se dipendesse dagli interessati, forse si ripeterebbero tali e quali le elezioni di cinque anni fa. Una specie di rivincita insomma; una bella, come si dice nel gioco dele carte.

Dunque il sindaco uscente, Sabatino di Girolamo, vuole ricandidarsi. Forse per sfidare se stesso, aggiungo io. L'ex-sindaco Enio Pavone, manco a dirlo, vorrebbe ritentare. Del resto – dico sempre io – lui si ritiene il Numero Uno e non ci è mai stato al fatto di aver perso nel 2016. Rosaria Ciancaione, logicamente, tenterebbe di nuovo. Anche perché – commento sempre io – lei a passare da numero due (anzi, la scorsa volta fu numero tre) non ci sta per natura.

In attesa del return match, se mai vi sarà, questa mattina mi veniva da osservare qualche altra cosa. Per fare una decina di chilometri sulla statale verso nord, infatti, ci vuole mezzora. Non tanto per evitare i ciclisti rigorosamente contromano o le bici elettriche a 40 all'ora sui marciapiedi rasenti le porte dei negozi. No, o meglio non solamente. Capita infatti che la martoriata via Nazionale venga ulteriormente bucherellata da lavori che durano da qualche giorno con relativo semaforo. O magari che una teoria di trattori, per conto dell'Anas credo, rasino erba a bordo strada fermando il traffico in pieno rettilineo con il rischio di tamponamenti sempre dietro l'angolo (pardon, dietro l'albero!). O, tanto per dire, che una rotonda da poco realizzata ed abbellita, venga “trapanata” a fondo per probabili riparazioni urgenti dovute, penso, a rotture fortuite. 

Ecco, dal “sacro” (le elezioni) al profano (il traffico) il passo è breve. Si tratta infatti pur sempre di... affollamento!

mercoledì 12 maggio 2021

Io, io, io, ovvero, elezioni Rosetane

ROSETO. Quindi, il top per le prossime comunali rosetane sarebbe:

Pavone appoggiato da... Pavone.

Di Girolamo appoggiato da... Di Girolamo.

Ginoble appoggiato da... Ginoble

Recchiuti appoggiato da... Recchiuti

Nugnes appoggiato da... Nugnes

Ciancaione appoggiata da... Ciancaione

Io appoggiato da... io

Programmiamo una bella vacanza per ottobre, governo permettendo?

venerdì 7 maggio 2021

PAN-Borsacchio: la partita si deve ancora giocare

ROSETO. Mah, l'impressione è che quelli sul “PAN”-Borsacchio, ovvero il piano urbanistico della Riserva, siano solo dispetti, dispettucci, posizionamenti politici.

Del resto si avvicinano le elezioni comunali. E più ancora si approssimano delle questioni politiche sulle quali l'uomo della strada non può sapere, ma la politica ci tiene eccome. Non si capisce, infatti, come si voterà per il prossimo parlamento. Roseto andrà a finire, come collegio elettorale, con Pescara o resterà con Teramo? Perché nell'un caso, dalle parti della Città Adriatica, potrebbero avere un qualche interesse a buttare un occhio sulle comunali di una città di 26 abitanti come Roseto, appunto.

D'altro canto, la politica rosetana si troverebbe, in detta guisa, su due fronti: alle nazionali dovrebbe giocarsela con Pescara, mentre alle regionali resterebbe in ballo con il capoluogo provinciale. Un bel rompicapo per chi si occupa professionalmente degli affari politici. Che forse si farà sentire anche sul PAN-Borsacchio, non a caso alle viste di un lungo iter in Regione. E li si vedrà su quale sponda (politica) appoggeranno le cosiddette “osservazioni”, vale a dire le modifiche al PAN medesimo. La partita, in ogni caso, non è neanche al primo set, tanto per usare un linguaggio tennistico. 

mercoledì 5 maggio 2021

PAN Borsacchio: ma quante maggioranze ci sono in Comune: una, due, tre...

ROSETO. Ieri sera, mentre mi preparavo la cena, ho sintonizzato lo smartphone sulla seduta del consiglio comunale dedicata al piano del Borsacchio, cosiddetto “PAN”. Nella piazza fuori dal Comune manifestavano, in modo un po' afflitto, alcuni ambientalisti: temono vi sia troppo cemento nel piano. Dentro, nell'Aula consiliare, i consiglieri sembravano uno più ambientalista dell'altro e tutti apparivano ancor più ambientalisti di quelli di fuori.

Tanto che non ho capito bene se alcuni emendamenti, considerati pro-cemento, fossero stati presentati da tre consiglieri del Pd (Salvatore Celestino, Peppe Di Sante ed Emanuela Ferretti) più uno (Adriano De Luca); non ho capito dicevo, se codesti emendamenti fossero intesi per fare un dispetto politico all'altra parte della maggioranza (quella che fa riferimento all'ex-deputato Tommaso Ginoble, tanto per non far nomi) oppure perché davvero volessero far edificare qualche piscina e taluni edifici nella Riserva. Tra l'altro, Di Sante e la Ferretti, si presentarono nel 2016 come esponenti della sinistra-Pd. Va be', così è la politica.

Comunque gli emendamenti sono stati respinti, in sostanza quattro-contro-quattro perché gli altri due voti contrari agli emendamenti Pd sono giunti da Alessandro Recchiuti e Rosaria Ciancaione, che sono all'opposizione. Ovvio con ragioni diverse: Recchiuti ha infatti votato contro argomentando proprio sul fatto politico, mentre Rosaria Ciancaione ha votato proprio contro tutto (emendamenti e PAN) con motivazioni più ecologiste per così dire.

L'impressione di sintesi è che questo PAN, tra l'altro in ritardo di cinque(barra)quindici anni, che per diventare vigente deve ancora affrontare un lungo e tortuoso iter prima in Comune poi in Regione (quindi campa cavallo); questo PAN dunque, è parso un filino sopravvalutato quanto agli effetti economici e turistici che potrebbe avere. Potrebbe avere, ma non è detto che abbia e, soprattutto, non è per nulla ammesso che li abbia a breve. Anzi...

P.S.: ah, per la cronaca: io ho mangaito polpette di pollo e pizza. Ma non le ho cucinate io. Le ho comprate, eh!

sabato 1 maggio 2021

La riserva o è cemento o non è



ROSETO. Mettiamola giù piatta: se dopo 16 anni la Riserva del Borsacchio non ha ancora un piano d'assetto, è perché non si è mai voluto affrontare il nodo “cemento”, cioè quello dei metri cubi, ovvero del mattone. Perché una Riserva così vicina al mare ed ai centri urbani, altro non è se non una... riserva appunto, di terreni edificabili a futura speranza. Che poi gli emendamenti in tal senso arrivino da un partito cosiddetto di sinistra (il Pd) e da un suo capogruppo (Salvatore Celestino) che cominciò a far politica nei Verdi, è semplicemente un dettaglio irrilevante.

La Riserva, quando ha dato ombra al cemento, si è sempre dovuta fare da parte. Al di là delle buone intenzioni di Marco Borgatti, che ne propugna da anni una gestione ambientalistica, peraltro pubblicamente appellandosi un giorno si e l'altro pure, affinché gliela concedano, a quelle forze politiche della sinistra alle quali lo stesso Borgatti storicamente fa riferimento. È facile tuttavia pronosticare che, qualora non si dovesse raggiungere l'intesa politica, anche questa volta si userà l'italianissimo metodo del rinvio. E naturalmente si cercherà di mascherarlo dietro un mare di chiacchiere, tutte fintamente ispirate ai massimi sistemi ai quali non crede nessuno.

La realtà è un'altra. Se ci fai un piano urbanistico significa che vuoi costruirci dentro, altrimenti la lasci così come sta. Perché il piano della Riserva, se non hai intenzione di metter mano alla cazzuola, non ti serve proprio. Un piano tra l'altro, che da solo va alle calende greche. Visto che, ove mai il consiglio comunale lo adottasse, dovrebbe poi passare al vaglio delle osservazioni e quindi al Consiglio regionale, cui spetta di approvarlo se del caso. Come dire, campa cavallo. E camperebbe pure la Riserva, se si evitasse di rompere continuamente le uova nel... nido! 

Nel nido del Fratino, beninteso!