ROSETO.
Dunque
cosa bolle in pentola in questi primi giorni di gennaio qui a Roseto?
A parte la pandemia, ovvio, che è preoccupazione ben più vasta.
Stando alle cronache, sembrerebbe che protagonisti siano i rifiuti.
Nel senso che per il loro smaltimento si prepara un corposo appalto,
ben più consistente di quello di cinque anni or sono che in teoria
dovrebbe avvicendare. Dalle notizie trapelate ufficialmente, sarebbe
un buon trenta per cento di importo superiore al precedente, che era
di una quindicina di milioni quinquennali contro i ventuno e passa
attuali.
Sempre
in tema di rifiuti, ma d'altra merceologia per dir così, molti
cittadini costituiti in comitati hanno chiesto al Tribunale
amministrativo (TAR) di annullare la realizzazione del cosiddetto
“centro del riuso” che dovrebbe sorgere, nell'intenzioni del
Comune e, soprattutto, dell'assessore al ramo, Nicola Petrini, a
pochi passi dai campi sportivi e dagli insedimenti commerciali ed
abitativi della zona sud di Roseto. Agli occhi del normale
osservatore, oltre che degli abitanti interessati, localizzazione più
inopportuna non si poteva trovare. Ma tant'è: sentenzierà il TAR.
Cosa
c'è, poi, in questo principiar d'anno? Ah, i parcheggi a pagamento.
I ticket sono stati sospesi per due mesi. Ma, va detto, l'appalto era
scaduto il 31 dicembre. Quindi, a rigor di termini, più che di
sospensione si tratta di posticipo della nuova gara per l'affitto
delle macchinette-parcometro. Che costano – è bene ricordarlo –
circa 80 mila euro al Comune, cioè alle tasche di coloro che
lasciano l'auto con le ruote dentro le strisce blu.
Eppoi,
cos'altro abbiamo? Beh, ci sarebbe la corsa alla poltrona di Primo
Cittadino, in teoria in scadenza in quel di maggio, verosimilmente rimandata a settembre causa noto virus. Qui sembrano almeno una decina i
pretendenti, con altrettanti, se non di più, raggrupamenti
d'appoggio tra civici e tradizionali. Urge loro trovare delle
alleanze, pena una sanguinosa (politicamente) lotta interna, visto
che molti provengono da esperienze un tempo fraterne. La corsa alle
candidature, però, finora interessa più che altro gli addetti ai
lavori e le relative cerchie di amicizie e conoscenze. La Città, sta a guardare.
Dice
in proposito un sagace vecchio della politica italiana, che risponde
al nome di Clemente Mastella (chi non ha almeno cinquananni è
giustificato di non conoscerlo), che in politica vige la regola dei
vietcong. Chi erano costoro? Erano dei guerriglieri del lontano
Vietnam che, appunto oltre mezzo secolo or sono, si nascondevano
nella boscaglia e tendevano delle trappole ai soldati americani
mandati lì a guerreggiare. Tanto è vero che gli yankee, che a volte tendono ad esagerare, disboscarono direttamente il Paese a botte di gas tossici per stanarli.
Insomma, ci si augura che il paragone Mastelliano sia un po' meno cruento. Ed in
ciò conforta che qui da noi fortuna vuole che di generali Giap – che
poi era il mitico comandante dei vietcong – non se ne
vedano. E ciò rassicura alquanto un rivoluzionario-pacifista, ovvero
un anarchico-salottiero, come chi firma (senza firmarlo con la penna) il post che se avete letto fin qui avete conquistato un buona domenica!