domenica 20 dicembre 2020

Tempi bestiali, regole demenziali

Di solito, nel periodo natalizio, andavo a trovare un congiunto; anzi, un parente stretto. Andavo da solo, incontrando quasi mai nessuno. Perché questo congiunto “abita” in un luogo deserto; in un luogo di morti. Difatti, il congiunto in questione non c'è più da un po' di anni. Portavo semplicemente un fiore sul pezzo di marmo che lo ricorda.

Quest'anno pare (non so con certezza) non si possa fare. Il luogo di morti in questione, infatti, si trova fuori dal mio Comune. Quindi, secondo le “regole” (cosiddette) dettate dal Potere-Politico-In-Carica, uno che viaggia da solo, dentro una macchina da solo, scende da solo per mettere un fiore su una tomba nel deserto di un camposanto, è praticamente considerato un untore; cioè un potenziale assassino; di conseguenza un criminale.

Bene, nulla da eccepire. Se deciderò di compiere questo gesto criminale di omaggiare con un fiore un genitore che non c'è più, affronterò le conseguenze. Ammetto che la lotta al virus passa per “regole” folli. Puoi andare a trovare un parente vivo, ma non morto. Puoi cenare in casa di un congiunto, ma solo se questo è ancora in esistenza. Solo in quel caso, infatti, non corri il rischio di contagiarlo; se invece non c'è più è vietato. Naturalmente, il fatto che uno che va da solo dentro una macchina a portare un fiore in un camposanto non possa contagiare nemmeno una mosca non conta niente. Anzi, è un aggravante.

Del resto non serviva questo virus per ricordarci che la lotta per la vita è bestiale: è sufficiente la storia. Se vuoi vivere, devi comportati come una bestia feroce. Che giustamente viene chiusa in gabbia. È colpa del virus, certo. Ma anche dell'uomo. Perché l'uomo è cosi: l'uomo è la peggiore bestia della specie. L'arte, la cultura, i libri, sono tutti “gingilli” per tempi di pace. L'uomo combatte contro il proprio simile quando deve sopravvivvere. E questo è il tempo dei peggiori istinti. Solo i peggiori istinti possono salvarti non l'anima, ma la pellaccia, che è l'unica che conta, perché è l'unica che tangibilmente abbiamo.

Francamente, se vado a lasciare un fiore a Natale sulla tomba di un padre, non mi sento di mancare di rispetto a chi soffre in un letto d'ospedale.

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