I protagonisti politici delle promesse di sei anni or sono, piuttosto vane, erano altri rispetto a quelli attuali. Si spera, quindi, che i buoni propositi odierni abbiano miglior sorte. C'è però una questione di metodo. La politica, non potrebbe venire a comunicare il “già fatto” piuttosto che il "faremo”? Magari diamoci appuntamento tra un anno e misuriamo il lavoro svolto nel frattempo. Sarà così anche più facile per i cittadini, che in fondo sono coloro che la sanità pagano con le loro tasse (ed anche gli stipendi dei politici, per il vero), osservare se le parole corrispondono ai fatti.
Anche perché, qui bisogna capire un dato, questo sì politico. La sanità abruzzese deve essere basata “solo” su pochi grandi ospedali, oppure va diffusa sul territorio? Se non si chiarisce questo, l'ospedale di Giulianova resta nella nebulosa. Vogliamo una sanità territoriale – come tra l'altro la recente epidemia suggerisce – oppure bastano dei pronto-soccorso per raggiungere i quali devi fare un bel po' di chilometri? I cittadini che non abitano nei pressi dei grandi ospedali, devono avere gli stessi servizi oppure no?
Non credo che questo chiarimento, appunto di politica sanitaria, vi sia mai stato nel caso delle promesse del 2014 come non se ne legge traccia in quelle di oggi. Ecco allora che il rischio che tutto si esaursca nei flesch di giornata si fa concreto.
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