martedì 9 giugno 2020

Urbanistica elettorale

In questi giorni – ed ancor più nei prossimi mesi, credo – l'amministrazione comunale va presentando alcuni piani urbanistici che si ripromette di approvare a breve. È il caso del piano per il Borsacchio, come del piano per Roseto centro.

Ora, sotto l'aspetto tecnico, questi piani sono tutti da valutare. Anche perché il procedimento per approvarli è lungo. E durante il tragitto possono cambiare anche radicalmente. Sul versante politico, invece, è chiarissimo l'intento dell'amministrazione: vuole presentarsi sul finale di mandato, con alcuni risultati a suo avviso conseguiti. E l'urbanistica, come le opere pubbliche, si prestano a meraviglia per l'intento.

Cosa vuol dire, ancora, questo dato a livello politico? Semplice, che l'amministrazione, nei suoi principali esponenti, intende ripresentarsi all'elettorato, come è normale che sia per una esperienza uscente. E cerca di farlo vantando dei risultati. È tradizione che codesti risultati – o meglio, nel nostro caso, aspettative – insistano sul “cemento”, urbanistico o edilizio, che tira sempre qualche voto.

L'urbanistica, di fatto, non è tanto un mezzo di governo del territorio. Anzi, il territorio – in Italia – è stato storicamente devastato dall'urbanistica. Essa è, più propriamente, un modo di coltivare il consenso politico. Tutto molto semplice, allora. Ed anche tutto molto scontato. Se funzionerà o meno lo dirà la "gabina" elettorale, come si chiamava un tempo. 

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